La discarica di Roma alla Falcognana

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-30

La Regione è al lavoro con il Comune che dovrà prendere la decisione finale altrimenti Raggi rischia il commissariamento. L’ipotesi Falcognana è la più gettonata

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Ieri in Regione si sono incontrati i tecnici di Regione, Città metropolitana e Comune. Si rivedono lunedì alle 12 anche con l’amministratore unico di Ama Stefano Zaghis. L’ipotesi più accreditata è la discarica di servizio in località Falcognana, sull’Ardeatina, ma stamattina i residenti manifestano contro come già avvenne nel 2013. I siti per la trasferenza, che funzioneranno come centri di stoccaggio dei rifiuti, dovranno essere compresi soltanto all’interno del Comune di Roma.

La discarica di Roma alla Falcognana

Dopo che mercoledì la sindaca Virgina Raggi con i presidenti dei municipi grillini ha sfilato alla Pisana in diretta Facebook per dire no alla discarica, ieri sono ripresi gli incontri tra tecnici della Regione, della Città metropolitana e del Comune di Roma. A fare la differenza è stata l’ordinanza firmata sempre mercoledì dal governatore Nicola Zingaretti, che ha imposto al Campidoglio un cronoprogramma e azioni precise per evitare il commissariamento. Prima fra tutte, l’individuazione dei siti per una discarica di servizio e di almeno due centri di stoccaggio rifiuti per far fronte alla chiusura definitiva dell’invaso di Colleferro, fissata con proroga dalla Regione al 15 gennaio 2020. Dunque, ieri, in quattro ore di confronto in Regione, i tecnici si sono lasciati aggiornando l’incontro a lunedì a mezzogiorno.

discarica falcognana

La relazione finale con l’elenco condiviso di tutte le aree individuate dovrà essere consegnata martedì. Da quel giorno partirà la conta dei sette giorni utili per fissare dove verrà allestita la discarica e dove i due siti di stoccaggio. Se le scadenze non saranno rispettate scatterà il commissariamento, con Zingaretti commissario o un delegato da lui incaricato. E qui, spiega Repubblica Roma, la sindaca si troverà di nuovo di fronte ad un bivio: avallare le decisioni della commissione di tecnici mettendo a rischio la tenuta della compagine grillina, municipi in primis, o rassegnarsi al commissariamento, passando alla Regione il cerino delle decisioni impopolari? Stesso discorso per i centri di stoccaggio: se le aree bianche prese in considerazione saranno solo quelle dentro Roma, allora sono in ballo i municipi IV, VI, VIII, IX, XI e XIII.

I residenti di Falcognana sul piede di guerra

I residenti di Falcognana sono già sul piede di guerra. Stamattina dalle 10.30 alle 14 manifestano davanti alla sede della discarica. «O noi o loro. Falcognana non si piega», scrivono su Facebook. Protestano, ma per motivi diversi, anche gli attivisti del gruppo Facebook “Tutti per Roma. Roma per tutti”. «Assistiamo con indignazione alla commedia degli equivoci che Virginia Raggi sta ponendo in essere, per farsi imporre da altri quelle scomode decisioni che avrebbe dovuto prendere in prima persona. La controversia sul bilancio fra Ama e il suo socio unico, il Comune, ha paralizzato la società, ne ha danneggiato la reputazione, e non è stato avviato alcun investimento», scrivono in un comunicato. Il Messaggero spiega che però non ci sono alternative:

La Regione ha ribadito che preferirebbe che la discarica sia costruita e gestita da un soggetto pubblico, ed è pronta ad accollarsi parte dei costi. Allo studio anche l’ipotesi di un sito che prima nasca come centro di stoccaggio, poi – concluso l’allestimento – si trasformi in discarica. Che, ricorda l’assessore regionale all’Ambiente, «non avrà nulla a che fare con Malagrotta, sarà un sito dove saranno conferiti solo materiali trattati, quindi non puzzolenti».

Sommando queste informazioni, si rafforza l’ipotesi Falcognana, dove oggi i residenti terranno un presidio: è di un privato e in quella frazione dell’Ardeatina c’è già un impianto che ospita rifiuti inerti. Molto complesse le altre ipotesi sul tavolo anche per fare un’area di stoccaggio: politicamente non perseguibili quelle legate alle vasche di impianti esistenti (l’ex Tmb del Salario, la trasferenza a Ponte Malnome o il Tmb di Rocca Cencia di Porcarelli) oppure gli spazi che potrebbe mettere a disposizione Cerroni a Malagrotta.

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