Cultura e scienze
La bufala dei vip contro i profughi a Capalbio
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2016-08-17
Furio Colombo racconta di un’intervista mancata al Corriere della Sera e di cosa pensano davvero i milionari della zona
Furio Colombo, rispondendo a una lettera sul Fatto Quotidiano di oggi, ci racconta che la storia dei vip contro i profughi a Capalbio, propagandata dal sindaco Luigi Bellumori, da Chicco Testa e dal Corriere della Sera, è una bufala. In effetti, “vip” che si sono lamentati per i profughi a Capalbio non se ne sono visti: tutti gli articoli sulla vicenda sono basati dalle surreali dichiarazioni del sindaco e dalle ancor più surreali dichiarazioni di Chicco Testa:
Però chi vorrà riprendere la pagina 22 del Corriere del 13 agosto noterà una vena continua di distorsionidi tutta la storia,che toglie molto alla dignità del giornale e di cui non si capisce la ragione. Chi sono i “vip” della grande fotografia? Perché sono vip? E si può vedere almeno una lussuosa villa con piscina? Ma per capire (o meglio per non capire) il senso di un articolo così antico da avere perduto ogni possibilità di divertire qualcuno a Forte dei Marmi o a Castiglione della Pescaia, sentite questa descrizione di coloro che si aggirano nel loro dominio di Capalbio: “Nel borgo medievale della torre merlata, la sinistra radical chic, tutta cuoio, giacche da caccia, pianelle (?) e politically correct (…) si indigna, sospetta un dispetto e si prepara, il 25 agosto, alla vigilia del premio Capalbio, a protestare contro la scelta assurda”. Ovvio che non c’è niente di vero nell’estroso “reporting”, ma questo non è il caso della verifica mancata di cui si parla tanto nelle scuole di giornalismo. È un caso di omissione di buon senso. Chiunque sa che ai presunti vip dalle colorite descrizioni non importa nulla di quello che accade a Capalbio d’inverno.
Tempo dieci giorni e li ritrovi a Roma, all’Hotel de Russie per l’aperitivo, o in Sardegna per l’ultimo sole (ammesso che i personaggi della Piccolillo esistano, e si aggirino per Capalbio camuffati secondo la sua descrizione). Poteva essere utile parlare con i cittadini che, come in tutto il Paese, sono per metà dalla parte dell’accoglienza e per metà diffidenti e ansiosi. Ma nessuno lo ha fatto in prefettura, e nessuno lo ha fatto nel quotidiano di cui stiamo parlando. Il quotidiano però si è preoccupato di una verifica diversa: trovare il presunto vip che si presti a dire il contrario di quello che ha sempre detto sul problema migranti. E così un collega del Corriere mi ha telefonato, avvertendo: “Guarda che non è una intervista, è solo per sapere come la pensi, poi il direttore deciderà”. Ho risposto che sono, in ogni caso, per l’accoglienza e ho ricordato le frontiere chiuse che circondano l’Italia, le stazioni di Milano, di Como, il confine di Ventimiglia. Gentilmente il collega mi ha detto che mi avrebbe fatto sapere.
Tolti i vip, come giura Furio Colombo, rimane il sindaco. «Ho delle perplessità che una comunità possa accettare che per un cittadino di Capalbio vengono spesi 31,28 euro l’anno in spesa sociale e per i richiedenti asilo 32,50 euro al giorno», ha infatti avuto il coraggio di dire il primo cittadino dimostrando un ottimo livello di faccia tosta: visto che è lui il responsabile del bilancio in comune, se per i cittadini di Capalbio viene speso poco dovrebbe intervenire per aumentarlo, non aprire la bocca per darle fiato contestando un piano di emergenza che viene finanziato con i soldi dell’Europa, i quali quindi in caso di stop all’arrivo dei profughi non finirebbero nelle tasche o nei servizi di Capalbio, ma verrebbero semplicemente spesi in altra zona della regione, con benefici annessi a quell’economia e non a quella del sindaco. E poi c’è il noto democratico Chicco Testa che sostiene che sarebbe una buona idea mandare i profughi ai lavori forzati:
Da buon imprenditore vuole tutti i profughi al lavoro?
«Certo, perché è l’unico modo per sperare in una vera integrazione. Se queste persone stanno tutto il giorno con le mani in mano si crea un ghetto, saranno isolati. Con il lavoro tutto cambia. Ci sono due splendidi esempi a Capalbio e Manciano di comunità di rumeni che hanno fatto grandi cose. Per esempio una delle migliori pasticcerie della Maremma che tutti invidiano».
Ma lo status da rifugiati non prevede l’obbligo del lavoro…
«Sciocca burocrazia. Io propongo che dell’arrivo nel borgo dei cinquanta migranti si faccia carico il sindaco, ma non solo per trovare loro un alloggio, ma per farli diventare utili. Si parla tanto di dissesto idrogeologico. Bene, s’impieghino i migranti per migliorare i punti critici che probabilmente esistono anche a Capalbio. E se qualcuno ha già delle abilità le si valorizzi. E poi facciamo le cose in modo trasparente, senza troppa pubblicità».
Vuole spiegare meglio il concetto?
«Siamo campioni nel farci male. A forza di gridare “aiuto arrivano i profughi” si rischia di danneggiare il paese, che ha una vocazione turistica innegabile e che ovviamente conta. Dunque fateli arrivare e lavorare. Punto».
Il fatto che un signore che è stato presidente di una partecipata pubblica come Testa dica che le regole sono sciocca burocrazia spiega molto del tragico livello intellettuale e morale della classe dirigente italiana. ma c’è di più. Testa infatti propone di mettere qualcuno al lavoro obbligatorio senza spiegare come lo pagherebbe. Forse perché vorrebbe “pagarlo” con la quota di mantenimento di cui parla il sindaco? Quei fondi sono dati dall’UE senza essere un corrispettivo del lavoro, quindi è impossibile. E quindi chi caccia i soldi? Il comune di accoglienza, togliendoli dal bilancio comunale destinato ai residenti? Lo stesso Testa di tasca sua? Dietro il ragionamento di Testa c’è il fatto che si debba superare l’ostilità naturale nei confronti di persone dipinte “tutti i giorni con le mani in mano“. In molti comuni c’è già chi si dà da fare volontariamente:
Per esempio il Comune di Rovereto, in provincia di Trento, ha messo in pratica la circolare con l’intento di favorire l’integrazione attraverso un percorso di cittadinanza attiva. “Un modello di accoglienza – spiega il Comune – che attraverso l’amministrazione condivisa dei beni comuni promuove la conoscenza reciproca e la partecipazione”. Sono sempre più numerose, in Italia, le città che nell’accogliere i profughi in arrivo dal Mediterraneo decidono di coinvolgerli in attività di volontariato o in lavori di pubblica utilità, dalla pulizia delle spiagge fino alla manutenzione delle aree pubbliche.
“E’ un modo – spiega l’assessore provinciale alla Solidarietà sociale della provincia autonoma di Trento, Donata Borgonovo Re, che ha siglato un protocollo proprio per offrire un’occupazione socialmente utile ai profughi ospitati nel territorio – per legare il concetto di accoglienza a quello di reciprocità, e mettere in contatto, creando un rapporto di fiducia, chi arriva nel nostro paese con la popolazione residente”. A Livorno, ad esempio, 30 profughi il 9 maggio faranno parte delle squadre di volontari del progetto “Spiagge e fondali puliti”, che dedicherà una giornata alla pulizia della costa contro l’abbandono indiscriminato dei rifiuti lungo i litorali toscani.