«I profughi di Capalbio? Mandiamoli a lavorare»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-08-15

Chicco Testa si è messo in testa un’idea meravigliosa per risolvere i problemi della meta radical-chic che deve ospitare qualche richiedente asilo. Vediamo il dettaglio

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La più zozza polemica di Ferragosto è stato il tentativo da parte del sindaco di Capalbio Luigi Bellumori di fermare l’arrivo dei profughi perché sarebbero «una catastrofe lesiva dell’appeal di Capalbio», nota meta privilegiata del radical chic. Il sindaco, una volta avvenuta la gara per selezionare chi era disponibile all’accoglienza, ha saputo che fra i partecipanti c’era la Tre Fontane-Senis Hospes che ha offerto unità abitative situate a Capalbio in località Poggio del Leccio: si tratta di un condominio residenziale di lusso costruito tra il 2006 e il 2010 composto da villette finemente arredate su due piani immerse nel verde di olivi secolari e poste nell’altura di un poggio con vista mare a un centinaio di metri dal borgo di Capalbio. «Ho delle perplessità che una comunità possa accettare che per un cittadino di Capalbio vengono spesi 31,28 euro l’anno in spesa sociale e per i richiedenti asilo 32,50 euro al giorno», ha detto il sindaco dimostrando un ottimo livello di faccia tosta: visto che è lui il responsabile del bilancio in comune, se per i cittadini di Capalbio viene speso poco dovrebbe intervenire per aumentarlo, non aprire la bocca per darle fiato contestando un piano di emergenza che viene finanziato con i soldi dell’Europa e che quindi in caso di stop all’arrivo dei profughi non finirebbero nelle tasche o nei servizi di Capalbio, ma verrebbero semplicemente spesi in altra zona della regione, con benefici annessi a quell’economia e non a quella del sindaco.

«I profughi di Capalbio? Mandiamoli a lavorare»

Capalbio, “lo sappiamo bene è una delle mete più esclusive toscane, ma sono sicuro che la popolazione, peraltro di elevato livello culturale e alte responsabilità sociali, ha tutte le caratteristiche per rispondere all’accoglienza, magari telefonando al numero telefonico creato dalla Regione per offrire accoglienza in famiglia, oppure mettendo a disposizione abitazioni sfitte o non occupate”, ha dovuto così spiegare l’assessore toscano all’immigrazione Vittorio Bugli a un sindaco evidentemente impreparato a gestire il bilancio comunale o soltanto capace di fare demagogia. Secondo Bugli per Capalbio accogliere i migranti potrebbe anzi “essere un’opportunità di diventare esempio di accoglienza. La vicenda che interessa Capalbio – dice Bugli – è comune a tante altre realtà toscane. Posso capire che una cosa del genere possa creare qualche preoccupazione, però è altrettanto vero che in una situazione così complessa è opportuno che tutte le comunità diano il proprio contributo accogliendo nuclei non grandi di migranti, secondo la filosofia del modello toscano dell’accoglienza diffusa”. E siccome al peggio non c’è mai fine, il noto democratico Chicco Testa dice che sarebbe una buona idea mandare i profughi ai lavori forzati:

Da buon imprenditore vuole tutti i profughi al lavoro?
«Certo, perché è l’unico modo per sperare in una vera integrazione. Se queste persone stanno tutto il giorno con le mani in mano si crea un ghetto, saranno isolati. Con il lavoro tutto cambia. Ci sono due splendidi esempi a Capalbio e Manciano di comunità di rumeni che hanno fatto grandi cose. Per esempio una delle migliori pasticcerie della Maremma che tutti invidiano».
Ma lo status da rifugiati non prevede l’obbligo del lavoro…
«Sciocca burocrazia. Io propongo che dell’arrivo nel borgo dei cinquanta migranti si faccia carico il sindaco, ma non solo per trovare loro un alloggio, ma per farli diventare utili. Si parla tanto di dissesto idrogeologico. Bene, s’impieghino i migranti per migliorare i punti critici che probabilmente esistono anche a Capalbio. E se qualcuno ha già delle abilità le si valorizzi. E poi facciamo le cose in modo trasparente, senza troppa pubblicità».
Vuole spiegare meglio il concetto?
«Siamo campioni nel farci male. A forza di gridare “aiuto arrivano i profughi” si rischia di danneggiare il paese, che ha una vocazione turistica innegabile e che ovviamente conta. Dunque fateli arrivare e lavorare. Punto».

capalbio chicco testa
Il fatto che un signore che è stato presidente di una partecipata pubblica come Testa dica che le regole sono sciocca burocrazia spiega molto del tragico livello intellettuale e morale della classe dirigente italiana. ma c’è di più. Testa infatti propone di mettere qualcuno al lavoro obbligatorio senza spiegare come lo pagherebbe. Forse perché vorrebbe “pagarlo” con la quota di mantenimento di cui parla il sindaco? Quei fondi sono dati dall’UE senza essere un corrispettivo del lavoro, quindi è impossibile. E quindi chi caccia i soldi? Il comune di accoglienza, togliendoli dal bilancio comunale destinato ai residenti? Lo stesso Testa di tasca sua? Dietro il ragionamento di Testa c’è il fatto che si debba superare l’ostilità naturale nei confronti di persone dipinte “tutti i giorni con le mani in mano“. In molti comuni c’è già chi si dà da fare volontariamente:

Per esempio il Comune di Rovereto, in provincia di Trento, ha messo in pratica la circolare con l’intento di favorire l’integrazione attraverso un percorso di cittadinanza attiva. “Un modello di accoglienza – spiega il Comune – che attraverso l’amministrazione condivisa dei beni comuni promuove la conoscenza reciproca e la partecipazione”. Sono sempre più numerose, in Italia, le città che nell’accogliere i profughi in arrivo dal Mediterraneo decidono di coinvolgerli in attività di volontariato o in lavori di pubblica utilità, dalla pulizia delle spiagge fino alla manutenzione delle aree pubbliche.
“E’ un modo – spiega l’assessore provinciale alla Solidarietà sociale della provincia autonoma di Trento, Donata Borgonovo Re, che ha siglato un protocollo proprio per offrire un’occupazione socialmente utile ai profughi ospitati nel territorio – per legare il concetto di accoglienza a quello di reciprocità, e mettere in contatto, creando un rapporto di fiducia, chi arriva nel nostro paese con la popolazione residente”. A Livorno, ad esempio, 30 profughi il 9 maggio faranno parte delle squadre di volontari del progetto “Spiagge e fondali puliti”, che dedicherà una giornata alla pulizia della costa contro l’abbandono indiscriminato dei rifiuti lungo i litorali toscani.

Chissà se un giorno anche gli ex presidenti dell’Enel di nomina politica  capiranno che è finita la pacchia.

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