Juncker vota sì al referendum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-27

«Il referendum è una questione essenziale per definire l’architettura istituzionale dell’Italia nei prossimi anni. Non voglio interferire in questo dibattito. Ma che l’Italia debba continuare un processo di riforme è una cosa ovvia. E che Renzi aggredisca i problemi dell’architettura istituzionale mi sembra una cosa buona»

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Jean Claude Juncker, a colloquio con La Stampa, parla dell’Italia e del referendum sulle riforme costituzionali del 4 dicembre, e sponsorizza ufficialmente il sì della Commissione Europea e l’appoggio al governo Renzi:

La campagna referendaria ha effetti sulla politica europea. È il primo voto di una lunga serie da qui al 2017. Che ne pensa?
«Il referendum è una questione essenziale per definire l’architettura istituzionale dell’Italia nei prossimi anni. Non voglio interferire in questo dibattito. Ma che l’Italia debba continuare un processo di riforme è una cosa ovvia. E che Renzi aggredisca i problemi dell’architettura istituzionale mi sembra una cosa buona».
La campagna è molto più politica che istituzionale.
«Non so se sarei utile a Renzi dicendo che vorrei che vincesse il Sì. Mi limito a dire che non vorrei vincesse il No. L’Italia è una grande nazione e Renzi ha contribuito a questo. Bisogna ammetterlo. Vorrei che il Paese ritrovasse il suo posto fra i grandi attori dell’Unione. L’Italia fa parte dell’Europa in modo essenziale. Se la perdessimo come architetto, ispiratore, artigiano dell’Europa, non sarebbe più la stessa cosa».

Juncker vota sì al referendum

Il presidente della Commissione Europea, l’«esecutivo» dell’UE, ha anche parole tranquillizzanti per le violazioni delle regole europee di cui l’Italia è stata accusata, anche se lui sembra piuttosto difendere il suo ruolo e la sua funzione: «Noi applichiamo i testi che sono in vigore, nel caso specifico il Two Pack. L’Italia non viola il Patto di stabilità perché risponde alle esigenze di come lo interpretiamo secondo le regole esistenti. Vedo che sono criticato in Germania perché sono troppo flessibile e in Italia non mi si applaude per questo». E sui migranti: «Abbiamo concesso all’Italia un sostegno finanziario considerevole. Senza creare nuove poste di spesa, abbiamo messo al servizio dell’emergenza-migranti 15 miliardi. Così, andremo avanti». Eppure la redistribuzione è al palo. «Vorrei che quello che abbiamo proposto nel maggio 2015 fosse realizzato, senza che si perdano slancio e fiducia. Oggi i risultati sono ridicolmente insufficienti. Poco più di 7500 persone sono state ricollocate su 160 mila previste in due anni. È una politica che tarda a realizzarsi perché alcuni Paesi non rispettano il quadro normativo europeo fissato insieme. Non lo accetterò mai, come non accetterò che un premier dica “non accoglierò nel Paese un musulmano”: sono frasi che negano l’intera storia europea. Non dimenticate che sono un cristiano democratico».
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Ma il segnale più importante Juncker lo dà sul referendum. Perché la sua risposta evidentemente stride con le ultime polemiche da campagna elettorale del premier con l’Unione Europea, con tanto di bandiera dell’UE che appare e scompare nei video di Renzi. Al di là dei bandieroni, quindi, l’UE vota sì al referendum.

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