Attualità

Jan Boehmermann: il comico che ha messo nei guai la Merkel

Alessandro D'Amato 15/04/2016

La provocazione del comico che già aveva messo nel sacco la tv tedesca nel caso Varoufakis costringe il governo tedesco a dare l’assenso a un’iniziativa legale del presidente turco contro di lui. Facendo fare alla Cancelliera la figura del censore. Ma adesso il guaio è un altro

article-post

Il governo tedesco ha deciso di concedere l’autorizzazione al procedimento penale contro il comico della Zdf Jan Boehmermann per la poesia satirica sul presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Lo ha detto Angela Merkel in una dichiarazione ufficiale alla cancelleria. Hanno preso parte alla decisione, oltre alla cancelliera, il vice-cancelliere Sigmar Gabriel e i ministri di Esteri, Interno e Giustizia. Cosa è successo?

Jan Boehmermann: il comico che ha messo nei guai la Merkel

L’antefatto è di qualche settimana fa: una trasmissione satirica in onda sulla NDR di Amburgo, Extra3, prende in giro Erdogan con un video e una canzone di sfottò intitolata “Erdowie, Erdowo, Erdogan” . La Turchia protesta richiamando addirittura l’ambasciatore tedesco a rapporto, ma la Germania respinge le richieste turche anche perché, come potete vedere, la canzone non sorpassa mai i limiti della libertà di espressione ed è una critica politica nei confronti del presidente turco.

A questo punto entra in scena Jan Boehmermann: ovvero, l’autore della meravigliosa V for Varoufakis e anche del falso video del dito medio di Varoufakis alla Germania che stava per mandare di traverso i rapporti tra Grecia e Germania durante la trattativa per il debito. Boehmermann recita un poema satirico in televisione lo scorso 31 marzo in cui fra l’altro definisce il presidente turco un “idiota di professione”. Boehmermann comincia la trasmissione spiegando al pubblico che un’offesa a un capo di Stato straniero può essere reato. Poi, per fare un esempio, recita una poesia volutamente, dichiaratamente piena di insulti contro Erdogan (dandogli, tra l’altro, dello zoofilo e pedofilo). A questo punto, com’è evidente, Ankara ha buoni motivi per muoversi e intenta un’azione legale contro la trasmissione, la rete e il comico presso il tribunale di Magonza. La Turchia aveva già protestato definendo la trasmissione “inaccettabile” e chiedendo una punizione per l’attore colpevole, a detta delle autorità turche, di aver insultato un capo di stato. Il poema non insulta solo Erdogan ma 78 milioni di turchi, precisano ad Ankara.
 

La lesa maestà nel codice penale tedesco

Il codice penale tedesco prevede la possibilità di perseguire penalmente coloro che hanno insultato il rappresentante di uno stato straniero, reato punibile con una condanna fino a tre anni di carcere, in base a due presupposti: lo Stato in questione deve richiederlo al governo tedesco e il governo tedesco deve autorizzarlo, prima che la procura apra un fascicolo. Citando Merkel, Seibert ha denunciato un testo “scientemente oltraggioso”, dopo una conversazione telefonica tra la cancelliera e il premier turco Ahmet Davotoglu. Il caso ha suscitato un dibattito molto acceso nell’opinione pubblica tedesca. Lo Spiegel parla della possibilità di un “ricatto” nei confronti di Merkel legato all’applicazione dell’accordo Ue-Turchia sui migranti. Altri evocano “i principi della legge fondamentale sulla libertà di espressione”, altri ancora mettono in dubbio l’attualità di una norma che si apparenta al crimine di lesa maestà. In ogni caso la Merkel oggi decide di concedere l’autorizzazione al processo penale contro Boehmermann. Che nel frattempo però è finito anche sotto la protezione della polizia. Secondo i media tedeschi, una pattuglia di polizia è stata mandata davanti alla sua abitazione. Non è chiaro se il comico abbia ricevuto minacce di morte, ma la polizia di Colonia ha detto ai media tedeschi: “Quando non si può escludere qualcosa, allora bisogna fare qualcosa”. Il tabloid Bild ha riferito di minacce rivolte al comico e alla sua famiglia da parte di sostenitori del presidente turco.  Ed è arrivata anche una lettera aperta di solidarietà dagli artisti tedeschi: i firmatari chiedono che le indagini sul moderatore della Zdf vengano immediatamente archiviate. “La discussione e le critiche a Jan Boehmermann per i suoi versi satirici verso Erdogan appartengono al dibattito culturale e non a un’aula del tribunale di Magonza”, scrivono gli artisti, tra cui famosi attori e musicisti tedeschi e concludono: “L’arte non può prodursi se gli artisti devono temere che le loro opere possono condurre a una denuncia o essere censurate”. È evidente che proprio a questo puntava Boehmermann: se la Merkel avesse sostenuto anche nell’occasione la libertà di espressione avrebbe rotto definitivamente con la Turchia proprio a pochi giorni dall’accordo sui profughi con Ankara. Dando l’assenso al procedimento la Cancelliera è finita sotto gli strali dell’opinione pubblica che non le perdona quella che appare come una concessione indebita frutto di un’ingerenza della Turchia nei confronti della Germania. Boehmermann ha vinto. Ma adesso a processo dovrà andare lui. E non è detto che la sua provocazione non gli si ritorca contro.

E la Merkel ha davvero perso? 

“Dopo un’accurata riflessione, i ministri dell’Spd hanno votato contro l’autorizzazione al processo. In situazione di parità ha deciso il voto della cancelliera”, ha tenuto a far sapere il ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, in una dichiarazione alla stampa assieme al ministro della Giustizia Heiko Maas. Rimarcando così politicamente una distanza tra i due partiti. E la Merkel ha davvero perso su tutta la linea?

Nel discorso in cui ha annunciato l’assenso del governo tedesco alla causa di Erdogan contro quel mattacchione di Boehmermann, la Cancelliera ha anche annunciato che il comma che permette il procedimento penale verrà abolito dal governo, che su questo ha deciso all’unanimità. Ha anche ricordato alla Turchia il rispetto dei diritti umani e della libertà di stampa, criticando quindi Erdogan nel suo più recente punto debole. Lo ha fatto prima di annunciare l’assenso, ma alla fine della dichiarazione non ha accettato domande. Ce n’è abbastanza perché i suoi sostenitori non siano delusi. Gli elettori capiranno?

Potrebbe interessarti anche