Ivano Testaì, il militare morto per un tumore da uranio impoverito dopo il rientro da una missione all’estero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-28

All’età di 42 anni è morto il 24 dicembre Ivano Testaì, militare di Enna che si era ammalato di tumore dovuto all’esposizione ad uranio impoverito dopo una missione in Kosovo

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Era ricoverato da tempo a Catania, per le complicazioni di un tumore causato dall’uranio impoverito manifestatosi al termine dell’unica missione all’estero della sua carriera, in Kosovo. Ivano Testaì, militare 42enne di Assaro, in provincia di Enna, è morto la Vigilia di Natale, poco prima di riuscire a sposare la sua compagna. “Dovevo andare a prenderlo – spiega lei – perché avevamo ottenuto una procura speciale per sposarci a casa, ma non c’è stato il tempo”. I suoi familiari ora chiedono risposte sul male che lo ha colpito nella primavera del 2020, e che non l’ha mai lasciato in pace. Dai reni si è rapidamente diffuso in tutto il corpo.

Ivano Testaì, il militare morto per un tumore da uranio impoverito dopo il rientro da una missione all’estero

“A novembre aveva metastasi ovunque. Al colon, ai polmoni”, ricorda la sua compagna, che adesso promette battaglia. Entrambi sapevano dei rischi della sostanza. “Mi aveva detto che era pronto a rinunciare alla missione – dice la donna – e a rimanere con me, ero incinta da pochi mesi. Ma per entrambi la carriera era importante, non me la sono sentita”. Così Ivano è partito, nel giugno del 2019, ed è tornato a casa alla fine dell’anno. Il calvario è iniziato nella primavera del 2020: una prima operazione ad agosto di quell’anno, poi la chemioterapia, e ancora nuove masse, nuove operazioni, nuovi cicli di chemio, le metastasi.

“Ci sono state quattro commissioni parlamentari d’inchiesta sul nesso causale fra uranio impoverito e patologie oncologiche, ma tutto continua a dover essere definito in sede processuale” spiega il legale della compagna, l’avvocato Angelo Fiore Tartaglia. “Qualche mese fa sembrava fossimo arrivati ad un punto di svolta” afferma. Nella sua relazione finale, la commissione presieduta dal deputato dem Gian Piero Scanu parlava chiaramente di “sconvolgenti criticità” nel settore sicurezza sul lavoro dei militari che “hanno contribuito a seminare morti e malattie”. Anche l’Associazione nazionale vittime dell’uranio impoverito (Anvui) ha voluto ricordarlo: “Ci uniamo al dolore della famiglia con commozione ed affetto”.

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