Attualità

Cinquanta militari italiani in Libia

neXtQuotidiano 11/08/2016

Dopo settimane di smentite il Copasir ha ammesso la presenza dei militari italiani. Su mandato di Palazzo Chigi appoggiano gli 007 attivi nel Paese e addestrano i libici

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Dopo settimane di voci e smentite, il governo italiano ha ammesso di aver inviato militari super specializzati che saranno impiegati nell’addestramento delle forze libiche fedeli al governo del premier Fayez al Sarraj: sia per avviare le operazioni di sminamento (le mine hanno ucciso decine di soldati dell’esercito regolare) sia per l’addestramento difensivo vero e proprio. L’informativa è in un documento inviato dal governo al Copasir, l’organo di controllo parlamentare sui servizi segreti. I militari non sarebbero dislocati a Sirte, luogo dei bombardamenti, ma a Tripoli, Misurata e Bengasi. I raid su Sirte.

L’Italia è in guerra in Libia

L’Italia non è “tecnicamente” in guerra. Il commando italiano dislocato in Libia risponderà direttamente alla presidenza del Consiglio e non ai vertici militari della coalizione internazionale che sta appoggiando il governo di Al-Sarraj riconosciuto dall’Onu. Condizione che consente di affermare che “tecnicamente” l’Italia non è in guerra. L’operazione che sarebbe dovuta rimanere “segreta” e che è stata più volte smentita anche dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, è stata invece confermata da un documento redatto dal Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali e trasmesso al Copasir. Secondo questo documento l’operazione è stata autorizzata dallo stesso Renzi lo scorso 10 febbraio con un decreto. Spiega il Corriere:

Secondo un decreto del presidente del Consiglio approvato a febbraio, e secretato, il governo può inviare corpi speciali all’estero, con le garanzie funzionali della nostra intelligence, secondo la linea di comando dei servizi, a supporto degli stessi, e dunque con la completa regia di Palazzo Chigi. Questo per ragioni di sicurezza nazionale. In questo caso i militari non dipendono dalla Difesa né dalla coalizione internazionale che sostiene il governo libico, ma rispondono direttamente alla catena di comando degli 007 e godono, per tutta la durata dell’operazione, delle stesse garanzie. Secondo la legge il governo stesso è obbligato a comunicare al Copasir alcuni dettagli di queste missioni «entro 30 giorni» dalla conclusione delle operazioni. A questo proposito la nota inviata viene definita «ambigua» da alcuni dei membri del Copasir, non chiarirebbe se i nostri reparti speciali abbiano concluso o meno un’operazione, né da quanto tempo si trovino in Libia.

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I paesi in campo in Libia (Corriere della Sera, 11 agosto 2016)


Sarebbero una cinquantina di specialisti, anche se alcune fonti parlano di un centinaio. Su mandato di Palazzo Chigi appoggiano gli 007 attivi nel Paese e addestrano i libici, anche nello sminamento delle zone liberate dei miliziani di Misurata, alleati del governo di unità nazionale di Serraj, in queste ore impegnate nella presa finale di Sirte, roccaforte di Daesh nel Paese. L’Italia aveva già annunciato l’ok all’uso di Sigonella nei giorni scorsi. “Oggi gli italiani scoprono che il proprio Paese è militarmente impegnato in Libia con forze speciali impiegate per lo sminamento e addestramento delle forze filo governative libiche. E’ gravissimo che lo apprendano dalla stampa e non dal governo, che sino ad oggi ha nascosto la verità al Parlamento e al Paese senza mai degnarsi di metterci la faccia e dire le cose come stavano”, affermano i parlamentari M5S delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. ”Il governo -continuano- si fa forte del famoso articolo 7bis inserito nel decreto missioni per permettere l’uso di militari su un fronte di guerra senza l’autorizzazione del Parlamento, ma quell’articolo parla chiaramente dell’invio di uomini a supporto di operazioni di intelligence, che niente hanno a che vedere con quello che le nostre forze speciali stanno facendo in Libia”. ”Prima con la concessione delle basi aeree e ora con i propri uomini sul campo, questo governo -conclude M5S- ha di fatto coinvolto l’Italia in un teatro di guerra senza passare per il Parlamento”.

I militari italiani in Libia

 
Ieri mattina era stato peraltro lo stesso premier libico a ribadire di non aver bisogno di truppe straniere sul terreno chiedendo, in un’intervista al Corriere della Sera, al governo italiano essenzialmente aiuti umanitari, ospedali da campo e attrezzature, ma non truppe. “I nostri uomini possono fare da soli un volta ottenuta la copertura dall’aria: ho chiesto solo l’intervento con attacchi aerei Usa che devono essere molto chirurgici e limitati”. Per parlamentari ‘grillini’ delle commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera “il governo si fa forte del famoso articolo 7bis inserito nel decreto missioni per permettere l’uso di militari su un fronte di guerra senza l’autorizzazione del Parlamento, ma quell’articolo parla chiaramente dell’invio di uomini a supporto di operazioni di intelligence, che niente hanno a che vedere con quello che le nostre forze speciali stanno facendo in Libia. Prima con la concessione delle basi aeree e ora con i propri uomini sul campo, questo governo ha di fatto coinvolto l’Italia in un teatro di guerra senza passare per il Parlamento”. Sul fronte operativo, intanto, forze vicine al governo di unita’ nazionale libico del premier Fayez al Serraj che oggi hanno annunciato di aver conquistato il quartier generale di Isis a Sirte: “Il centro (conferenze di) Ouagadougou e’ nelle nostre mani” ha riferito il comando delle operazioni del governo Serraj. Truppe governative che stanno progressivamente liberando dalle sacche di resistenza delle forze del sedicente califfo Abu Bakr al Baghdadi.

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