Attualità
Roma, l'invasione dei manifesti contro i matrimoni gay
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2015-10-08
I manifesti dell’associazione di integralisti cattolici Pro-Vita sono comparsi ovunque. Contro il DDL Cirinnà perché «contrario alla Costituzione». Davvero?
Che le Sentinelle in Piedi non siano così silenziose come vorrebbero far credere a chi assiste sbigottito alle loro “letture” nelle piazze italiane è oramai un dato di fatto. Dopo la manifestazione “per la famiglia” del 21 giugno la galassia delle associazioni cattoliche che si oppone all’approvazione del DDL Cirinnà sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso si è fatta sempre più accesa. Qualche tempo fa sono state comprate pagine di giornale per attaccare la proposta di legge, ma evidentemente quelli di Pro-Vita (l’associazione di integralisti religiosi che vorrebbe tenere l’Italia nel medioevo) si sono accorti che la loro fan-base al massimo legge La Croce di Mario Adinolfi. E dal momento che La Croce non esce più in edicola da mesi urge correre ai ripari.
Difendere la vita, negando diritti agli altri
I nostri valorosi crociati Pro-Vita sono fortemente convinti che la difesa della Vita e della Famiglia Naturale passi proprio attraverso un procedimento di negazione. Dell’omosessualità e delle differenze (non bisogna parlarne a scuola) e dei diritti altrui. Il DDL Cirinnà viene definito a vario titolo, ingiusto, deleterio, dannoso, discriminatorio. In poche parole è un’aberrazione non solo della natura umana ma anche del diritto e della Costituzione italiana (la più bella del mondo). La Cirinnà in sostanza non serve a nulla se non ad aprire le porte alle adozioni gay e all’utero in affitto. Ora, a parte il fatto che usare l’argomento della china pericolosa è un artificio retorico abbastanza scontato in realtà – come ha scritto Fabio Brinchi Giusti su NeXt qualche tempo fa – le cose non stanno proprio così. Scorrendo l’intero testo del ddl Cirinnà non si trovano mai minimi accenni dell’utero in affitto. Il ddl regola invece la stepchild adoption. È forse il punto più controverso della legge, accusato anche di introdurre le adozioni per le coppie gay. In realtà la stepchild adoption è una cosa completamente diversa. Attualmente i figli delle coppie gay hanno solo il genitore naturale come genitore legittimo. L’altro è un estraneo. La stepchild, recependo anche sentenze della Cassazione, permette al compagno “estraneo” di diventare a tutti gli effetti genitore. Non è una norma che legittima l’utero in affitto, anche perché questi bambini potrebbero anche essere venuti al mondo in maniera naturale. È stata pensare, invece, per tutelare soprattutto i bambini che vivono queste situazioni. È curioso che ai difensori dell’infanzia sia sfuggito questo dettaglio. Le adozioni, invece, sono proprio l’unico punto che differenza le unioni civili dai matrimoni. Resterà una prerogativa delle coppie eterosessuali.
Il DDL Cirinnà è contrario alla Costituzione?
Una delle accuse più “forti” alla proposta di legge sulle unioni omosessuali è quella secondo la quale sarebbe addirittura contraria alla Costituzione italiana. Ora, facciamo finta che non esista un organo preposto a stabilire la costituzionalità delle leggi e che quindi potrebbe eventualmente sanare l’eventuale incostituzionalità del provvedimento. Un momento! Esiste, si chiama Corte Costituzionale, la stessa che ha richiamato più volte il legislatore a provvedere a legiferare riguardo le coppie omosessuali ad esempio con sentenze come questa che però lascia fuori la questione della legittima (per le famiglie “normali” invece è scontata) mentre quest’altra sentenza che si è espressa sull’argomento della pensione di reversibilità stabilendo che non è incostituzionale negarla al convivente. Riguardo quest’ultima sentenza, c’è però da rilevare che in primo luogo la pensione di reversibilità è garantita anche quando il rapporto matrimoniale è venuto cessare con il divorzio, in secondo luogo la Corte già all’epoca invitava il legislatore a provvedere a sanare la situazione scrivendo che «le esigenze solidaristiche evidenziate dal rimettente possono trovare la sede idonea alla loro realizzazione nell’attività del legislatore e non già nel giudizio di legittimità costituzionale». Infine nella stessa sentenza la Corte denunciava la «irragionevolezza della disparità di trattamento insita nel riconoscere la pensione di reversibilità al coniuge, ancorché separato o divorziato, negandola, invece, al convivente more uxorio, pur se il suo rapporto sia dotato di <<quegli stessi requisiti di stabilità e certezza tipici del rapporto di coniugio>>». Va rilevato infine che in quelle situazioni, come nel caso della Legge 40, dove è la magistratura a fare la legge, emendandola e correggendola, e non il legislatore è evidente la necessità per la società civile di dotarsi di un provvedimento normativo emanato dagli organi competenti, nel nostro caso il Parlamento. Bisogna inoltre ricordare inoltre che, sempre a proposito di sentenze ne esiste una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che condanna il nostro Paese per il mancato riconoscimento delle unioni omosessuali. La corte ravvisa una violazione, da parte dell’Italia, dell’Art 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Ma torniamo all’affermazione secondo la quale il DDL Cirinnà sarebbe «Contrario all’articolo 29 della nostra Costituzione in quanto prevede un regime sostanzialmente identico al matrimonio per coppie dello stesso sesso» come spiega GayBurg quest’affermazione è falsa:
La sentenza 2400 emessa nel 2015 della Corte di Cassazione precisa come il matrimonio egualitario possa tranquillamente essere introdotto anche mediante leggi ordinarie dato che non è in contrasto con la Carta Fondamentale. Inoltre le sentenze della Corte costituzionale numero 138 del 2010 e numero 170 del 2014, affermano chiaramente che la Corte distingue due diritti fondamentali, indicando il primo come diritto di vivere liberamente una condizione di coppia, fondato sull’articolo 2 della Costituzione, e il secondo come matrimonio, fondato sull’articolo 29 della Costituzione. I giudici indicano la possibilità di garantire i due diritti fondamentali con due diversi istituti (ossia il matrimonio e un istituto ad esso alternativo) precisando come il legislatore potrebbe tranquillamente garantire entrambi i diritti con l’estensione del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso, pur senza essere obbligato a farlo. Il paradigma eterosessuale del matrimonio è infatti sancito nel codice civile (che è legge ordinaria e modificabile a piacere). Tuttavia, qualora il legislatore scegliesse di non estendere il matrimonio anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso, la Costituzione lo obbliga a creare un nuovo istituto per garantire ai partner dello stesso sesso il diritto di vivere la condizione di coppia.
Le discriminazioni e i danni dell DDL Cirinnà
Ovviamente è difficile fare la parte dei discriminatori, per cui i Pro-Vita si inventano vittime di discriminazioni. Il che è un cortocircuito logico, soprattutto quando ad essere discriminati sono “gli ufficiali di stato civile” che, come Kim Davis, si vedranno costretti a rilasciare le licenze matrimoniali. Per fortuna che in Italia è la legge a regolare la convivenza civile e non i ragionamenti di persone che non sono in grado di capire che la legge ha appunto lo scopo di garantire che tutti vengano trattati allo stesso modo. Riguardo i danni per la società i Pro-Vita si richiamano al valore “pedagogico” delle leggi, facendoci capire vedono l’omosessualità come qualcosa di “anormale” che se “liberalizzata” dalla legge sulle unioni civili potrebbe danneggiare la collettività perché sancisce la legittimità di comportamenti “innaturali”. Se tutto questo fosse stato scritto in uno di quei paesi come Arabia Saudita o Iran tutti staremmo a gridare all’oscurantismo dell’Islam. Ma invece accade alla luce del sole per le strade della nostra capitale ed è tutto apposto.