Cos’è l’indice di contagio R0 e perché è importante nell’emergenza Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-29

Secondo le stime di un matematico che più volte nelle scorse settimane ha dimostrato di centrare con le sue stime l’andamento dell’epidemia in Italia, la curva degli attualmente positivi toccherà il suo punto più alto qualche giorno dopo Pasqua e poi inizierà a scendere

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Sarà l’indice di contagio R0 a dirci quando l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 sarà finita. La Protezione civile ogni giorno alle 18 fa il suo bollettino spiegando quante persone sono per fortuna guarite, quante purtroppo sono morte e quanti sono gli “attualmente positivi”, cioè i casi attivi, confrontandoli con il giorno precedente. Ma il dato più importante è quello dell’indice di contagio e oggi il Mattino spiega con l’ausilio del matematico  Nicola Fusco, premio Caccioppoli nel 1994 e professore all’università Federico II di Napoli.

Cos’è l’indice di contagio R0 e perché è importante nell’emergenza Coronavirus

Ieri la Protezione civile ha detto che i guariti sono stati 1.434, i morti 889 e i casi attualmente positivi sono aumentati di 3.651. Ma quante sono le nuove persone che sono risultate positive? Non basta dire «3.651» e festeggiare il calo di contagi rispetto ai 4.401 di venerdì, perché quel numero sarebbe stato vero se i malati del giorno prima fossero rimasti gli stessi. Bisogna tener conto anche di chi è guarito (per fortuna tanti) o deceduto (purtroppo molti) per cui la somma dei tre valori fa 5.974, cioè un livello praticamente identico ai 5.959 del giorno precedente.

L’analisi di Fusco si basa su un numero decisivo per capire come evolverà l’epidemia e che si ricava a partire proprio dai “nuovi casi”. Questo valore è chiamato tecnicamente R0 (erre zero) e indica un concetto non difficile da afferrare: ogni persona ammalata prima di guarire (o morire) quante persone contagerà? Immaginiamo che il valore sia 2; questo vuol dire che il primo ammalato (il paziente zero) contagerà due persone che ne contageranno quattro che ne contageranno otto che ne contageranno sedici di raddoppio in raddoppio fino a numeri da brivido. Se invece dall’inizio il valore fosse 1; il primo ammalato prima di guarire (o morire) contagerebbe solo una persona che a sua volta ne contagerebbe solo una, che ne contagerebbe un’altra in una sorta di staffetta in cui il numero di ammalati resta stabile.

Coronavirus: l’andamento dei contagi nei paesi europei (Corriere della Sera, 29 marzo 2020)

Ebbene, Fusco proprio analizzando i nuovi casi diagnosticati giorno per giorno ha determinato mediamente in Italia ciascun contagiato a quante persone ha trasmesso il virus. Il 10 marzo, appena scattato il blocco nazionale, quel valore era 2,3; il 15 marzo è sceso a 2,1; il 21 marzo (giorno del picco di contagi) a 1,9. Poi la discesa è stata più rapida e il 24 marzo siamo arrivati a 1,1 quasi al livello della «staffetta» cioè della stabilizzazione della malattia. Dal 25 marzo siamo scesi quota 1. Massima prudenza, quindi: il peggio lo stiamo vivendo in questi giorni ma la schiarita non è lontana.

Se il picco dei contagi arrivasse tra una settimana, si potrebbe quindi pensare a una progressiva riapertura delle attività entro la data del 18 aprile. Secondo le stime di Fusco, che più volte nelle scorse settimane ha dimostrato di centrare con le sue stime l’andamento dell’epidemia in Italia, la curva degli attualmente positivi toccherà il suo punto più alto qualche giorno dopo Pasqua e poi inizierà a scendere.

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