Dalle famiglie omertose alla pistola puntata in faccia al nipote dell’ex premier: i dettagli sullo stupro di Capodanno a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-21

Nuovi dettagli sull’inchiesta per lo stupro della notte di Capodanno 2020-2021 a Roma: il nipote di un politico in vista, presente al festino, ha raccontato di essersi visto puntare una pistola

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Da una parte, il gruppo di ragazzi di Primavalle, dall’altra i pariolini. Nel mezzo tutti gli ingredienti per una serata – quella di Capodanno 2020-2021 – che promette di finire in un disastro: alcool, cocaina, hashish, Xanax. A un anno dalla denuncia di stupro della figlia di un diplomatico spagnolo, che ha raccontato agli inquirenti di aver subito abusi da parte di cinque ragazzi, lo scorso 13 gennaio sono arrivati due arresti (ora ai domiciliari) oltre a indagini per altre tre persone. Un video della serata, pubblicato su Tik Tok, lascia intuire che qualcosa è andato storto: parteciparono il nipote di un importante politico della prima repubblica e la figlia di una nota soubrette italiana, ora impegnata in uno show televisivo. Cinque ragazze che al mattino successivo diventano tre. “Qualcuna l’abbiamo persa per strada”, commentano sul social. Tra loro c’è la vittima di uno stupro durato tutta la notte. Nuovi dettagli della serata intanto emergono nel racconto che ne fa Repubblica: al nipote del politico sarebbe stata puntata alla testa una pistola: “Uno dei ragazzi — ha raccontato ai carabinieri — mi ha chiesto quanti anni avessi. Io gli ho risposto 20. Se non ci credete, vi faccio vedere un documento”. A quel punto arriva un secondo giovane del gruppo di Primavalle, tatuato sul collo. “Con la mano destra — racconta il giovane dei Parioli — ha estratto qualcosa dal fianco, non sono sicuro se si trattasse di una pistola e mi ha minacciato dicendomi che mi avrebbe scarrellato in faccia”.

Allo stupro di Capodanno di Roma anche una pistola puntata in faccia al figlio dell’ex premier

Dopo la denuncia della vittima di stupro, gli altri ragazzi, convocati al comando, vanno su tutte le furie. Intercettati, insultano e minacciano ancora la vittima: “Giuro che io vado in Spagna… la pio e gli sparo in faccia. La fo’ a pezzi”. Una storia che si mescola con il degrado familiare di chi avrebbe dovuto vigilare sui giovanissimi protagonisti e invece quasi li incoraggia nei comportamenti. A metà gennaio il padre del sedicenne che aveva messo a disposizione la casa per il festino chiama il figlio per sapere come è andata al colloquio con i carabinieri. “Volevano che je facevo i nomi e nun je l’ho fatti”. E un patrigno di informa dei dettagli intimi della serata: “Ma almeno ti sei divertito?”. “Famiglie in cui non si può riporre affidamento”, secondo la gip Tamara De Amicis: “I genitori hanno consentito ai figli la partecipazione a una festa vietata per ragioni di salute pubblica. In alcuni casi li hanno accompagnati, e certamente li hanno riforniti di denaro sufficiente per l’acquisto di stupefacenti”.

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