“Impossibile cantare Bella Ciao senza pensare all’Ucraina”, le parole di Liliana Segre in vista del 25 aprile

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-21

La senatrice a vita parla della resistenza ucraina e sostiene che la festa della Liberazione non possa che volgere il suo pensiero a quel che sta avvenendo a poche migliaia di chilometri da noi

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Lunedì 25 aprile, come ogni anno, l’Italia celebrerà la festa della Liberazione dall’occupazione nazifascista. Una giornata simbolica che ricorda lo sforzo di quei cittadini che decisero di non arrendersi davanti al massacro e alle azioni delittuose e genocide dei regimi nazisti e fascisti e quei partigiano che agirono sul campo per mettere una pietra tombale su quell’oscura pagina di storia. Liliana Segre è stata testimone vivente di quegli anni e trova molte analogie tra quella situazione e ciò che sta accadendo in questi mesi a poche migliaia di chilometri da noi, con la guerra in Ucraina.

Liliana Segre e il 25 aprile pensando alla guerra in Ucraina

C’era un “invasor” – come scritto nei versi di “Bella Ciao”, la canzone simbolo dei partigiani e delle festa della Liberazione – durante quegli anni di guerra, e c’è anche oggi in Ucraina. Un tempo erano i nazisti a cui il regime fascista aveva aperto le porte (collaborando attivamente anche durante il conflitto mondiale) dando spazio alle deportazioni nei campi di concentramento e ai rastrellamenti degli ebrei e degli oppositori politici. Oggi sono i militari russi, inviati dal Cremlino in Ucraina per quella che chiamano “operazione speciale” che, in realtà, è la classica guerra fatta di distruzione e morte di migliaia di civili innocenti. E proprio quei concetti contenuti nelle strofe di “Bella Ciao” – anche in occasione del 25 aprile – devono spostare il pensiero verso l’Ucraina, secondo Liliana Segre:

“Sarebbe difficile in un anno come questo intonare Bella ciao senza rivolgere un pensiero agli ucraini che nelle scorse settimane si sono svegliati e hanno ‘trovato l’invasor’. Ciò non vuol dire ovviamente essere contro il popolo russo, vittima delle decisioni disumane del suo leader”.

La senatrice a vita, dunque, sottolinea come il dare voce alla resistenza ucraina e al popolo ucraino (sul palco di Milano, il 25 aprile, salirà una donna ucraina) sia un gesto sacrosanto per far raccontare una viva testimonianza di quel che sta accadendo. Perché tutto è stato provocato dalla decisione unilaterale di quell’uomo solo al comando del Cremlino che ha fatto cadere i russi in una guerra, nelle vesti dell’invasore. Infine l’auspicio, come già fatto qualche settimana fa:

“Mi auguro al più presto la pace. L’equidistanza non è possibile, il popolo ucraino è stato aggredito dai russi e la sua resistenza va sostenuta”.

Una frase che racchiude, in poche parole, quei corsi e ricorsi storici che si stanno riproponendo con veemenza a distanza di oltre 80 anni. A testimonianza del fatto che spesso la storia insegna, ma altre volte la storia insegna che non insegna nulla.

(foto IPP/Mario Romano)

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