Attualità
Il poliziotto che spara alle spalle dell'afroamericano
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2015-04-08
Walter L. Scott era stato fermato perché una delle luci posteriori della sua macchina era rotta, è scappato ed è stato ucciso da un poliziotto. L’uomo non aveva precedenti penali per violenza e l’agente aveva uno stato di servizio “impeccabile”. L’ennesima storia che ci racconta un’America incapace di avere un rapporto civile con i suoi cittadini
Questa volta non poteva finire come a Ferguson, dove un poliziotto bianco ha sparato alle spalle ad un uomo dopo averlo fermato per un controllo. Ancora una volta si tratta di un caso in cui un poliziotto bianco uccide un afroamericano. Nel caso di Walter L. Scott, un afroamericano di 50 anni ucciso a North Charleston, in South Carolina, è spuntato fuori un video dove si vede l’agente di polizia Michael T. Slager sparare otto colpi alle spalle dell’uomo. E quello che è peggio è che una volta che Scott è terra l’agente Slager non fa nulla per tentare di soccorrere Scott. Il video contraddice la versione dell’agente di polizia che è stato quindi incriminato per omicidio.
IL VIDEO CHE CONTRADDICE LA VERSIONE DELL’AGENTE
Non c’è, purtroppo, niente di nuovo in quello che è successo a North Charleston, una città di 100.000 abitanti a maggioranza afroamericana (il 47%) dove i bianchi anche se in minoranza (37%) rappresentano l’80% delle forze di Polizia del Dipartimento di North Charleston. La storia è di quelle sentite molte altre volte: sabato scorso Walter Scott viene fermato a bordo di una Mercedes perché ha un fanalino posteriore non funzionante. L’agente Michael Slager lo fa scendere dalla macchina, l’uomo scappa a piedi e l’agente lo insegue e lo raggiunge all’interno di un giardinetto. A quel punto, secondo quanto inizialmente raccontato dall’agente, Slager spare con il taser ma senza sortire alcun effetto, il signor Scott tenta di prendere il taser dalle mani del poliziotto e si dà nuovamente alla fuga. Non resta altra opzione che esplodere dei colpi di pistola verso l’uomo che cade a terra. Subito dopo (e prima dell’arrivo di un collega) Slager comunica alla radio che “il sospettato” aveva tentato di sottrargli il taser e per questo era stato costretto ad ucciderlo. Succede però che un passante abbia ripreso con il suo telefono cellulare la seconda parte dell’inseguimento. Il video è stato consegnato al New York Times che lo ha pubblicato sul suo sito. Nel video all’inizio si vedono i due uomini fermi, i fili del taser pendono dalla maglia di Walter L. Scott, un oggetto cade a terra (secondo il New York Times potrebbe trattarsi della pistola-taser) tra i due e Scott si dà alla fuga. A quel punto l’agente esplode otto colpi di pistola in direzione dell’uomo che stramazza al suolo ad una decina di metri di distanza. A quel punto l’agente Slager si avvicina all’uomo e lo ammanetta, ma non fa nulla per prestare soccorso. Torna invece sui suoi passi, raccoglie l’oggetto caduto a terra e lo posiziona accanto al corpo esanime di Scott. Qualche istante dopo giunge sul luogo della sparatoria un collega di Slager che cerca di capire in che condizioni si trovi Walter L. Scott, ma ormai non c’è più nulla da fare. Degli otto colpi sparati da Slager, cinque hanno raggiunto Scott, ferendolo alla schiena e all’orecchio. Il medico legale non ha rilasciato dichiarazioni riguardo il fatto se l’uomo sia morto sul colpo o se fosse ancora vivo all’arrivo del secondo agente. Quello che si vede dal video è che non è stato fatto alcun tentativo di rianimarlo quindi si potrebbe dedurre che Scott sia morto quasi subito.
LA STORIA DEI DUE UOMINI COINVOLTI
Non è nemmeno la prima volta che la morte di uomo per mano della polizia viene ripresa da un passante. Lo scorso luglio la morte di Eric Garner, soffocato a morte da un agente di polizia a New York aveva sollevato le prime polemiche sull’eccesso dell’uso della forza da parte della Polizia americana. Poi c’è stato l’episodio di Ferguson dove ha trovato la morte Michael Brown. In entrambi i casi il grand jury aveva stabilito il non luogo a procedere nei confronti degli agenti responsabili. Ora riguardo alla vita di Walter L. Scott si dirà che aveva dei precedenti penali. Era stato arrestato una decina di volte, ma non per crimini violenti: non aveva pagato l’assegno famigliare o per non essersi presentato in tribunale. Insomma non un uomo con tendenze alla violenza, se si esclude un’incriminazione per violenza e percosse nel 1987. Ed in ogni caso né i precedenti dell’uomo né la situazione non giustificavano il ricorso all’uso letale della forza. Dall’altra parte l’agente Slager non sembra avere, sul suo stato di servizio, una storia di abuso di potere. È un ex militare che ha prestato servizio nella Guardia Costiera e che non ha mai subito provvedimenti disciplinari in cinque anni di permanenza al Dipartimento di Polizia di North Charleston. Si tratta quindi di due persone normali per una normale e ordinaria storia di violenza americana? Sarebbe facile etichettare l’episodio in questo senso, e non aiutano di certo le statistiche che parlano di racial profiling (la pratica della polizia di fermare più spesso un individuo se è di colore) e delle violenze della polizia nei confronti degli afroamericani.
Non sappiamo perché Scott sia scappato dopo essere stato fermato la prima volta, e nemmeno perché abbia tentato la fuga una seconda volta. Sappiamo però che non deve essere per niente facile essere un afroamericano in America, se perfino una celebrità come Chris Rock ha sentito il bisogno di scattarsi una foto ogni volta che viene fermato dalla polizia a bordo della sua auto.