Il preside e il saluto romano agli studenti a Bergamo. Loro rispondono con “duce” | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-29

Il preside di un istituto aereonautico di Bergamo ha rievocato il saluto fascista, i suoi studenti hanno ricambiato ma lui rigetta l’accusa di fascismo

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Ancora tracce di resistente fascismo nelle istituzioni, questa volta la storia raccontata dal sito Wired arriva da Bergamo.

 

Il preside dell’Istituto Aeronautico Navale “Antonio Locatelli” di Bergamo, il professor Giuseppe Di Giminiani, lo scorso lunedì 25 ottobre ha pensato bene di salutare i maturandi con un braccio un po’ troppo teso. Al gesto, evidentemente inequivocabile ha risposto la componente studentesca che ha cominciato a gridare “duce” rivolgendosi al dirigente scolastico. Il quale, nel vero, non ha manifestato in nessun modo dissenso o disapprovazione. Cosa che sarebbe per lo meno bastata a far capire che il suo era un saluto e non un saluto romano.

A sollevare la questione è stato il collettivo Bergamo Antifascista che ha organizzato una mobilitazione fuori dall’Istituto Aeronautico Navale “Antonio Locatelli” accompagnata da uno striscione su cui si leggeva: “La storia vi ha condannati – studenti e preside fascista, vi abbiamo sgamati”.

Il preside e il saluto romano agli studenti a Bergamo. Loro rispondono con “duce” | VIDEO

La redazione di Wired ha poi provato a contattare il preside, il quale ha accettato di rispondere solo per voce del suo avvocato, Emiliano D’Andrea. Il legale ha spiegato che il gesto non aveva nessun richiamo alle idologie fasciste, anzi ha sottolineato che fosse il caso di “evitare strumentalizzazioni”. L’avvocato ha spiegato ai cronisti del sito che si trattava di un gesto rivolto agli studenti “senza che le braccia siano tese in modo tale da poter intendere” un saluto romano, se non “in un’ottica forzata”. Rimane da capire però come mai gli studenti come prima reazione abbiano avuto richiamare al duce. “Lo studio del fascismo a scuola – ha spiegato D’Andrea – avrà portato gli studenti a utilizzare tale appellativo in maniera certamente improvvisata e senza intenzioni reattive”.

La verità che vorrebbe far passare il legale del preside 66enne Giuseppe Di Giminiani è però un po’  in contrasto con i fatti del passato e con il nome stesso dell’istituto. Locatelli, a cui l’istituto è dedicato, è un aviatore italiano partito per la guerra in Etiopia dove morì. Un profilo storico che aveva trovato le sue motivazioni nelle imprese coloniali del fascismo. Nelle lettere alla madre, Locatelli esprimeva la sua gioia nel partecipare allo sterminio degli etiopi tramite l’uso di armi chimiche contro i civili.

Anche Di Giminiani dal canto suo vanta un passato quantomeno turbolento. Nel 2015 fu condannato a 4 mesi con pesa sospesa per aver umiliato pubblicamente un suo studente. Nella mensa della scuola, davanti a tutti, il preside ebbe l’ardire di versare della Coca-Cola in testa a due studenti, per poi cospargerli di schiuma da barba. Un fatto che solo pochi anni dopo fu accompagnato da un altro evento piuttosto singolare, ad essere buoni: il preside appassionato dell’istruzione rigida appese al collo di uno dei suoi ragazzi  un cartello con scritto “Sono un succhia c…”. Lui ha sempre spiegato che questa rigidità, di fatto, faceva il paio con famiglie troppo protettive con i figli e troppo poco inclini all’educazione dei minori.

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