Il neopresidente del consiglio comunale di Castellammare di Stabia che ringrazia il padre condannato per camorra | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-05-20

Il discorso poco dopo la sua elezione. Poi il riferimento al padre indicato come “faro che mi ha insegnato tutto”

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Le colpe dei padri non cadano sui figli. Questo è un sacrosanto principio che deve essere rispettato in ogni sede, anche quelle istituzionali. Ma quanto accaduto qualche giorno fa durante il Consiglio Comunale di Castellammare di Stabia (in provincia di Napoli) ha dei contorni che vanno oltre la mera elezione del nuovo Presidente. I voti, infatti, hanno premiato il giovane Emanuele D’Apice che da qualche giorno è stato chiamato a presiedere quella istituzione. A destare molte polemiche, però, è quella sua dichiarazione sul padre durante il suo “discorso” di insediamento.

Emanuele D’Apice, il neopresidente del consiglio comunale di Castellammare di Stabia che ringrazia il padre condannato per camorra

“Permettetemi di ringraziare la mia famiglia in particolar modo mio padre, il mio faro che mi ha insegnato tutto: i valori, l’educazione, il rispetto oggi devo a lui l’uomo che sono”. Un concetto ribadito anche sui suoi canali social.

Perché è nata questa polemica? Emanuele D’Apice è figlio di Luigi (ora deceduto) che era stato soprannominato ‘O Ministro. Si tratta di un pregiudicato – si diceva fosse vicino al clan Cesarano – che fu condannato a 4 anni di carcere (con sentenza definitiva) per associazione camorristica. L’accusa, infatti, parlava di un ruolo da “tramite” tra i clan locali e i partiti (e le amministrazioni) di Pompei e altre cittadine della zona.

Una condanna scontata. Poi il decesso, qualche anno fa. Nel frattempo il figlio ha fatto carriera in politica, venendo eletto per la prima volta a Castellammare di Stabia nel 2013, prima della riconferma e dell’elezione a Presidente del Consiglio comunale della cittadina campana. Ma quel ringraziamento – soprattutto per il riferimento a “valori, educazione e rispetto” – ha acceso i toni del dibattito. D’Apice, però, è tornato a parlarne su Facebook scrivendo: “La condanna che ha subito mio padre, l’ha scontata. Da allora sono trascorsi quasi vent’anni e trovo ignobile che si arrivi a colpire me, attaccando una persona che non c’è più e che in seguito ha profuso ogni sforzo per formare e crescere nel segno della cultura della legalità tre figli, tre professionisti affermati. E sono grato a mio padre per gli insegnamenti che mi ha dato nel segno del riscatto: non cedere mai all’illegalità, andare sempre a testa alta. Sono fiero di ciò che questa amministrazione sta mettendo in campo. Non temiamo alcunché, i nostri sforzi in materia di trasparenza, cultura e lotta ad ogni tipo di malaffare sono sotto gli occhi di tutti. Chi strumentalizza queste posizioni mi fa solo schifo”.

(foto e video: da pagina Facebook di Sandro Ruotolo)

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