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Il Coronavirus di Wuhan 2019-nCov è stato davvero isolato per la prima volta in Italia?
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-02-02
L’ospedale Spallanzani ha annunciato di aver isolato per la prima volta in Europa il Coronavirus 2019-nCov. Ma c’è chi dice no. E in effetti era stato già fatto in Cina, Australia, Giappone, Usa e Francia
«I virologi dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti in Italia, sono riusciti, primi in Europa, ad isolare il virus responsabile dell’infezione»: questo è quanto si legge in una nota dell’Ospedale inviata alle agenzie di stampa.
EDIT: Lo Spallanzani si corregge: il virus era stato già isolato in Cina, Australia, Giappone, Usa e Francia.
Il Coronavirus di Wuhan 2019-nCov è stato davvero isolato per la prima volta in Italia?
«Avere a disposizione in modo così tempestivo il virus è un passo fondamentale, che permetterà di perfezionare i metodi diagnostici esistenti ed allestirne di nuovi. E la disponibilità nei laboratori del nuovo agente patogeno permetterà inoltre di studiare i meccanismi della malattia per lo sviluppo di cure e la messa a punto del vaccino. La sequenza parziale del virus isolato nei laboratori dello Spallanzani, denominato 2019-nCoV/Italy-INMI1, è stata già depositata nel database GenBank, ed a breve anche il virus sarà reso disponibile per la comunità scientifica internazionale», aggiunge la nota.
Maria Capobianchi, Direttore del laboratorio di Virologia dell’INMI, ha dichiarato: “Il risultato ottenuto oggi e’ il frutto del lavoro di squadra, della competenza e della passione dei virologi di questo Istituto, da anni in prima linea in tutte le emergenze sanitarie nel nostro Paese”.
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’INMI, ha aggiunto: “L’isolamento del virus ci permetterà di migliorare la risposta all’emergenza coronavirus, di conoscere meglio i meccanismi dell’epidemia e di predisporre le misure più appropriate”. “Il risultato ottenuto dai nostri virologi – ha concluso Marta Branca, direttore generale dell’INMI – è una ulteriore testimonianza dell’eccellenza scientifica dello Spallanzani, istituto dove la ricerca non e’ mai fine a se stessa, ma ha come obiettivo ultimo e concreto il miglioramento delle cure per i pazienti”.
Ma c’è chi dice no
Appurato quindi che è stato lo Spallanzani a sostenere che il virus sia stato isolato oggi per la prima volta, c’è chi dice che il virus era già stato isolato. Ad esempio su Twitter lo scrive Nino Cartabellotta, presidente e direttore scientifico della Fondazione GIMBE, sostenendo che il virus era già isolato dal 17 gennaio e disponibile in GenBank, e prendendosela con i media che sono “troppo sensazionalistici”. Come abbiamo visto, è falso: se c’è qualcuno sensazionalista, nell’occasione, è l’ospedale.
In ogni caso c’è chi cita questo articolo di Sciencemag che risale a due giorni fa segnalava che gli scienziati stavano già condividendo pubblicamente un numero sempre crescente di sequenze complete del virus dai pazienti: alla fine se ne contavano già 53 nel database Global Initiative on Sharing All Influenza Data. I francesi dell’istituto Pasteur avevano invece scritto di aver sequenziato il genoma il 30 gennaio. “Riconoscere il virus serve a ‘linkare’ i casi con il focolaio centrale. Noi abbiamo ora 3 sequenze di questo virus ed è lo stesso ceppo di Wuhan”, ha spiegato intanto il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, ospite a ‘In Mezz’ora’ su Rai 3. In ogni caso il vaccino contro il coronavirus “non è dietro l’angolo. Ci vorranno sicuramente più di sei mesi”, ha detto la virologa italiana Ilaria Capua, che ora dirige lo One Health Center of Excellence dell’Universita’ della Florida, intervenendo in collegamento a In mezz’ora in più su Raitre. “A oggi – ha ricordato Capua – non c’è né cura né vaccino, ma sono stati fatti studi su altri virus molto simili a questo, tra cui il coronavirus della Sars, abbiamo del materiale di partenza per cercare delle soluzioni terapeutiche e per mettere insieme lo sviluppo di un vaccino, che non è dietro l’angolo”.
Il team che ha isolato il Coronavirus
Sono tre donne, tre ricercatrici italiane le protagoniste dell’impresa dell’istituto Lazzaro Spallanzani, riuscito a isolare il nuovo coronavirus, passo fondamentale per sviluppare terapie e possibile vaccino, per la prima volta in Europa, la terza volta al mondo. A capo del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani c’è la dottoressa Maria Rosaria Capobianchi: 67enne nata a Procida, laureata in scienze biologiche e specializzata in microbiologia, dal 2000 lavora allo Spallanzani e ha dato un contributo fondamentale nell’allestimento e coordinamento della risposta di laboratorio alle emergenze infettivologiche in ambito nazionale, nel contesto del riconoscimento dell’istituto quale centro di riferimento nazionale. Mentre è una ricercatrice Francesca Colavita, da 4 anni al lavoro nel laboratorio dopo diverse missioni in Sierra Leone per fronteggiare l’emergenza Ebola.
E poi Concetta Castilletti, responsabile della Unita’ dei virus emergenti (“detta ‘mani d’oro’, ha raccontato il direttore dell’Istituto Giuseppe Ippolito), classe 1963, specializzata in microbiologia e virologia. A loro si aggiungono Fabrizio Carletti, esperto nel disegno dei nuovi test molecolari, e Antonino Di Caro che si occupa dei collegamenti sanitari internazionali.
EDIT ORE 17,57: “Come ribadito in conferenza stampa l’isolamento del coronavirus all’Istituto Spallanzani e’ stato fra i primi in Europa” lo dice il direttore scientifico dell’Istituto che riferisce il lavoro già realizzato dalla Cina, Australia, Giappone, Usa e Francia.
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