Cosa sappiamo dei cecchini di Dallas

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-07-08

Un testimone riferisce che uno degli attentatori, armato con un fucile che potrebbe essere un AR-15, sapeva dove posizionarsi e sembrava intenzionato ad attirare l’attenzione della polizia in modo da far uscire allo scoperto le guardie e poter colpire il maggior numero di agenti possibile. L’uomo era equipaggiato di tutto punto e la dinamica della sparatoria è sembrata un’esecuzione

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Undici poliziotti feriti, cinque agenti uccisi: questo per ora il bilancio dell’imboscata alle forze di polizia di Dallas, in Texas. Il tutto è iniziato durante una pacifica manifestazione di protesta contro gli ultimi episodi di violenza e prevaricazione da parte delle forze dell’ordine nei confronti di cittadini di origine afroamericana. Ad un certo punto, mentre la gente stava ancora sfilando per le strade qualcuno (una o più persone al momento non è ancora chiaro) ha aperto il fuoco sugli agenti che sorvegliavano il corteo. Si è trattato del più grave attacco nei confronti delle forze di polizia mai registrato negli ultimi quindici anni. Durante gli attacchi dell’11 settembre infatti persero la vita 72 agenti. Il sospetto killer della strage di Dallas era infuriato per le recenti uccisioni di neri da parte della polizia, con i bianchi in generale e voleva uccidere poliziotti bianchi, secondo quanto riferito dal capo della polizia di Dallas David Brown. Uno dei killer è Micah Xavier Johnson, 25 anni, incensurato, residente nell’area di Dallas, e senza legami con gruppi terroristici. Micah X. Johnson è l’unico killer della strage di poliziotti a Dallas, secondo il New York Times, citando alcune fonti. Tuttavia, altre versioni parlano di almeno due cecchini, protagonisti di un’imboscata coordinata nella quale hanno iniziato a sparare da diverse posizioni e da diversi edifici.

Cosa sappiamo dei cecchini di Dallas 

Uno dei sospettati della sparatoria di Dallas, quello asserragliato in un garage, ha detto di “essere arrabbiato e di voler uccidere dei poliziotti bianchi dopo le recenti” vittime afroamericane, ma di “non far parte di alcun gruppo”, precisando di essere arrabbiato anche “con Black Lives Matter”, l’associazione che si batte per i diritti degli afroamericani. Secondo le prime ricostruzioni l’assalto sarebbe iniziato alle nove di sera ora locale di Dallas (le quattro del mattino in Italia) quando mentre il corteo si stava disperdendo e la manifestazione era al termine sono stati uditi diversi colpi d’arma da fuoco. Probabilmente, a giudicare dalla cadenza, si tratta di colpi esplosi con armi automatiche o semi automatiche. Secondo alcune testimonianze i cecchini – che sono entrati in azione in una zona vicina al JFK Memorial – hanno sparato inizialmente una decina di colpi.


Un testimone riferisce che uno degli attentatori, armato con un fucile che potrebbe essere un AR-15, sapeva dove posizionarsi e sembrava intenzionato ad attirare l’attenzione della polizia in modo da far uscire allo scoperto i poliziotti e poter colpire il maggior numero di agenti possibile. Lo stesso testimone riferisce che l’uomo, che si nascondeva dietro un pilastro di cemento era equipaggiato di tutto punto e che la dinamica della sparatoria è sembrata una vera e propria esecuzione, con l’attentatore che ha sparato alla schiena ad un agente ferito già a terra. Un’ipotesi confermata anche da una prima ricostruzione del Capo della Polizia di Dallas David Brown che ha detto in conferenza stampa:

Riteniamo che i sospettati si fossero posizionati in modo da poter colpire gli agenti da due punti di tiro localizzati all’interno di garage nell’area di downtown e avessero pianificato di ferire e uccidere quanti più agenti possibile.

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Le vittime sono quattro agenti della Polizia di Dallas e un agente di sicurezza della Dallas Area Rapid Transit (DART) ovvero la compagnia dei trasporti della città. Tra i feriti ci sarebbe anche una civile, una donna ferita ad una gamba da un proiettile mentre cercava di fare scudo con il suo corpo ai sui bambini. La polizia ha arrestato tre sospetti nelle ore successive all’inizio della sparatoria. Un quarto uomo invece si è asserragliato sul tetto di un garage multipiano minacciando gli agenti di essere pronto ad uccidere ancora e rivelando l’esistenza di diverse trappole esplosive piazzate in varie zone della città.
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Stando a quanto riportano i giornali locali anche l’uomo sarebbe rimasto ucciso qualche ora fa durante uno scontro a fuoco con la polizia. Ma la polizia ha fatto invece sapere che il quarto sospetto dell’attacco contro la polizia di Dallas non è morto suicida (come dicevano alcune fonti) né è morto durante una sparatoria con gli agenti. Lo ha chiarito, in una conferenza stampa, lo stesso capo della polizia della David Brown. Stando a questa nuova ricostruzione nel garage dove l’uomo è rimasto asserragliato per ore è stato inviato un robot per far detonare l’esplosivo da lui piazzato e il sospetto è morto nell’esplosione che ne è seguita. L’ATF sta ora investigando per verificare la presenza di ordigni esplosivi. Durante le ispezioni preliminari prima dell’inizio del corteo la polizia non aveva trovato tracce di esplosivi o bombe. Non è molto chiaro il movente dell’attacco: secondo Brown si tratta di un’operazione pianificata con cura che aspettava solo l’occasione di poter essere portata a compimento. Difficile che abbia invece qualcosa a che fare con la manifestazione che è stata annunciata solo il giorno precedente alla sparatoria. Gli assassini avrebbero quindi sfruttato l’opportunità offerta dalla presenza dei manifestanti per poter entrare in azione.

La sequenza degli eventi

C’è anche il racconto di una vera e propria esecuzione. Secondo il Washington Post si potrebbe trattare dello stesso uomo che poi si è barricato in un garage sotto l’assedio della polizia e si sarebbe alla fine suicidato. L’assalitore è sceso da un Suv Chevy Tahoe indossando un abbigliamento da combattimento, ha raccontato alla Cnn Ismael Dejesus, che ha in parte ripreso la scena. “L’uomo aveva un fucile, chiaramente un AR-15”, ha raccontato il testimone, riferendosi al fucile automatico che sempre più spesso viene usata nelle stragi di massa negli Stati Uniti, compresa quella di Orlando. L’aggressore aveva anche “dei grandi caricatori” e aveva abiti con molte tasche. “Si è nascosto dietro un pilone, ha inserito un caricatore e ha iniziato a sparare. Sembrava tutto preparato. Sapeva dove posizionarsi. Aveva le munizioni a portata di mano – ha rimarcato Dejesus – non erano piccoli caricatori. Erano caricatori ad alta capacità”. Secondo il testimone, l’aggressore cercava di attirare l’attenzione della polizia e quando è arrivato un agente l’uomo lo ha colpito con diversi colpi sparati a distanza ravvicinata. “Onestamente, sembrava un’esecuzione. Lo ha sovrastato quando (il poliziotto) è caduto e gli sparato tre o quattro volte nella schiena”.

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La prima pagina del Dallas Morning News

L’uomo durante l’assedio aveva minacciato una strage di agenti, dicendo di aver piazzato bombe “ovunque”. Il sospetto “ha detto ai nostri negoziatori che la fine sta arrivando, che ucciderà altri di noi, intendendo agenti di polizia. E che ci sono bombe ovunque nel garage e nel centro della città” ha detto il capo della polizia David Brown. Altre tre persone sono state fermate: una donna che si trovava vicino al garage e due persone all’interno di una Mercedes scura. Brown ha detto che la polizia ritiene che le quattro persone abbiano pianificato insieme l’attacco, ma non ha fatto i ipotesi sulla motivazioni. Ha detto che gli arrestati non stanno cooperando: “aspettiamo che crollino”. Ferita anche una civile: Shetamia Taylor, che partecipava con i figli alla protesta, è stata colpita a una gamba, ma non rischia la vita. Mark Hughes, la cui foto alla manifestazione con un fucile a tracolla era stata diffusa dal dipartimento di polizia, è stato rilasciato dopo essersi consegnato e non è tra gli indiziati. I sospetti intanto restano in silenzio. E le autorità non ne diffondono né i nomi né la nazionalità. Non ci sono indicazioni di possibili legami tra l’attacco di ieri sera a Dallas e gruppi terroristici internazionali, secondo quanto riferisce la polizia.
 
 
 

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