Il blitz di Salvini a Modena al negozio dei “nigeriani” che invece ha un proprietario italiano

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-23

Piccolo contrattempo per il Capitano: voleva andare a chiudere un negozio “dove si spaccia” ma l’ha trovato chiuso. E così si è dovuto accontentare di fare una “denuncia” via Facebook alla procura. Ma a Modena le operazioni di contrasto allo spaccio di stupefacenti le fanno benissimo anche senza di lui

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Matteo Salvini oggi era a Modena e visto il successo del nuovo format della campagna elettorale, le passeggiate della sicurezza, non ha perso l’occasione di andare a caccia di spacciatori. Lo ha fatto aggirandosi nei pressi della stazione ferroviaria, che come tutte le stazioni è uno dei luoghi di spaccio “classici”.

Chissà se Salvini avrebbe fatto la stessa scenetta di fronte al bar della banda della Magliana

Ad un certo punto mentre passeggia sotto i portici di via Crispi, il viale alberato che conduce alla stazione, i cittadini che lo accompagnano gli indicano un negozio con le serrande abbassate «guarda caso proprio oggi che dovevi venire a denunciare». Salvini chiede «qui al civico 38?», proprio lì. Gli spiegano che è un negozio di quelli self service con i distributori automatici che gli spacciatori – Salvini si informa sulla nazionalità «sono nigeriani» – usano come base di appoggio. Non ci nascono la “roba” dentro, semplicemente stanno lì tutto il giorno. Il negozio però è gestito da un 46enne italiano.

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«Lo hanno già chiuso due volte», spiegano gli accompagnatori del leader della Lega. Ma non per motivi legati allo spaccio di droga bensì per presunte irregolarità nella vendita di alcolici in uno dei distributori automatici. Evidentemente i proprietari hanno fatto ricorso e la chiusura è stata revocata. Ma Salvini non demorde. Certo, probabilmente avrebbe preferito che lo avessero portato davanti alla pulsantiera di un citofono. O meglio ancora in un bar aperto con dentro dei gestori da mettere alla gogna. Gli tocca accontentarsi di farsi fotografare davanti al numero civico e alla serranda abbassata. Non potendo fare altro rivolge un appello alla «alla procura di venire a fare un bel controllo in questo negozio perché qua dentro si spaccia droga e chi spaccia droga deve stare in galera e speriamo che la presenza di oggi possa portare a fare i controlli del caso, a qualche chiusura e a qualche arresto». E promette «e torniamo ogni volta finché non lo chiudono, vediamo se questa è una denuncia che possiam fare».

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Ora, che in stazione a Modena ci sia un problema di spaccio non lo scopre certo Salvini. Qualche settimana fa Brumotti di Striscia La Notizia era andato proprio lì e aveva filmato proprio quel locale self service. Ma non possiamo pensare che Matteo Salvini sia un nuovo Brumotti. È stato ministro dell’Interno e sa bene che le denunce non si fanno in diretta su Facebook. Anche perché a Modena la Polizia non sta certo a guardare, in zona stazione sono stati effettuati degli arresti a dicembre e a inizio gennaio. Qualcuno potrà dire che è tutta colpa (non si capisce bene di cosa, ma lo diranno) del nuovo ministro dell’Interno, ma a giugno quando il ministro era Salvini la situazione era identica. Ci si chiede a questo punto che senso abbia per uno come Salvini andare a caccia dei piccoli spacciatori quando da ministro e papà avrebbe potuto sgominare le associazioni criminali che riforniscono di droga le piazze di spaccio. Ma lui forse era troppo impegnato con le perquisizioni nelle scuole. E adesso gli tocca accontentarsi di fare il Brumotti numero due.

Leggi anche: Come Porta a Porta e il Tg2 pompano la propaganda di Salvini (a spese nostre)

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