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Quello che non torna nel servizio delle Iene sul voto “rubato” all’estero

Giovanni Drogo 13/03/2018

Le Iene hanno raccolto le denunce di molti connazionali residenti all’estero che lamentano di non aver potuto votare perché non hanno ricevuto il plico elettorale. Secondo le Iene è la dimostrazione che qualcuno si è “rubato” i voti. Ma la Farnesina smentisce e fa sapere che molti degli intervistati non avevano diritto a ricevere il plico elettorale perché non avevano ultimato le procedure di registrazione

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Domenica 11 marzo le Iene hanno mandato in onda l’ennesimo servizio di Filippo Roma sul voto degli italiani all’estero. La tesi è semplice: il voto dei nostri connazionali residenti all’estero non avviene in maniera regolare. Ci sono, secondo le Iene, due problemi: il primo è che non tutti gli aventi diritto ricevono il plico con la scheda elettorale. Il secondo è che i voti degli italiani all’estero sono oggetto di compravendita e ci sarebbe addirittura chi va a rifornirsi delle schede nelle tipografie estere che le stampano.

La storia delle schede comprate alla tipografia di Colonia (che però non è quella usata dal Consolato)

Nei precedenti servizi di inchiesta le Iene avevano denunciato come a Colonia ci fossero alcune persone pagate da un non meglio precisato onorevole, che sono incaricate di intercettare le schede elettorali, facendosele consegnare dal postino dietro pagamento. Come è noto i 4,3 milioni di elettori all’estero votano per corrispondenza dopo aver ricevuto dal consolato di riferimento il plico elettorale che consiste nella scheda, il certificato elettorale con il tagliando da staccare (da mettere in una busta) e la busta preaffrancata per inviare il voto al consolato.

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Nel servizio andato in onda il 4 marzo le Iene avevano “documentato” una compravendita di voti. Addirittura chi comprava i voti andava a farlo direttamente alla “fonte” ovvero presso una delle tipografie incaricate di stampare le schede elettorali. Non ci sarebbe insomma alcun controllo sul voto degli italiani all’estero che sarebbe così facilmente manipolabile.

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La Farnesina aveva risposto con una nota dove precisava che «la tipografia nel video non è quella incaricata dal Consolato Generale di Colonia per la stampa del materiale elettorale; le schede che appaiono non sono abbinate a certificati elettorali (che contengono i codici elettori) e pertanto risultano inutilizzabili; nel video non appaiono le buste preaffrancate obbligatorie per legge per la restituzione all’ufficio mittente». Un altro dettaglio significativo è il fatto che la compravendita delle schede avrebbe avuto luogo nella serata del 28 febbraio. Secondo il Ministero degli Esteri «i tempi di spedizione non sarebbero comunque stati sufficienti per far giungere il materiale entro il 1 marzo al Consolato. Lo stesso Consolato, in effetti, ha ricevuto regolarmente per posta il 1 marzo solo 1500 plichi, numero del tutto in linea con gli arrivi di quei giorni». Che fine hanno fatto quindi i tremila voti che secondo le Iene sarebbero stati acquistati in Germania?

Perché agli italiani all’estero non sono arrivati i plichi elettorali?

In poche parole il Ministero degli Esteri accusa esplicitamente le Iene di aver diffuso delle fake news. Secondo Filippo Roma però le cose non stanno così. Invece che mostrare le prove che smentiscono la ricostruzione data dalla Farnesina l’inviato delle Iene ne produce di nuove, che non riguardano la compravendita di schede e di voti ma la mancata ricezione da parte di almeno una decina di elettori ed elettrici, del plico elettorale. Elettori infuriati perché non hanno potuto esercitare il loro diritto di voto. Ma non solo: gli elettori che hanno segnalato i loro casi alle Iene temono che qualcuno abbia “intercettato” il plico e votato al posto loro di fatto rubando il voto.

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Sospetti legittimi, ma non c’è alcuna prova che ciò sia avvenuto. Nuovamente la Farnesina parla di Fake News e fa sapere che dalle verifiche effettuate (nel filmato ci sono i nomi degli elettori e la loro provenienza): «emerge che circa la metà dei connazionali intervistati non avevano diritto a ricevere il plico elettorale: si tratta infatti di cittadini con posizione anagrafica all’estero non perfezionata. In questi casi, il materiale elettorale non è stato dunque spedito, come imposto dalla normativa vigente». In parole povere il plico non sarebbe arrivato perché gli elettori non avevano diritto di riceverlo non avendo completato la procedura necessaria per richiederlo. Inoltre, prosegue il Ministero, «all’elettore residente in Svezia intervistato da “Le Iene” nella trasmissione sopra citata, era stato regolarmente spedito il plico, e su sua richiesta gli era stato successivamente rilasciato anche un duplicato per esercitare il diritto di voto».

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Le Iene fanno però seguire le accuse provenienti da tutto il Mondo ad un filmato girato all’interno della sede della Protezione Civile di Castelnuovo di Porto dove vengono scrutinate le schede provenienti dai consolati. Roma qui documenta alcune irregolarità, la principale è il fatto che lo scrutatore non verifica – all’apertura del plico – che il tagliando elettorale contenuto nella prima busta corrisponda ad un elettore. In sostanza dovrebbe essere lo stesso genere di controllo che viene effettuato quando un elettore si reca al seggio e lo scrutatore controlla sul registro elettorale della sezione il numero della scheda elettorale per assicurarsi che appartenga proprio a quell’elettore. Le due questioni – quella dei plichi che non arrivano e quella delle irregolarità nello spoglio – non sono direttamente correlate. È vero che ci sono stati dei ritardi (sul sito del Ministero dell’Interno l’ultimo aggiornamento per l’Estero risale al 7 marzo e mancano ancora un’ottantina di sezioni) e se i Presidenti di seggio hanno disatteso le disposizioni per lo spoglio è una cosa molto grave. Ma le Iene non hanno dimostrato, ad oggi, l’esistenza di alcuna correlazione tra le irregolarità nella conta dei voti “esteri”, i presunti brogli e la presunta compravendita dei voti.

Leggi sull’argomento: Il servizio delle Iene sulla sindrome di Down (è un modo sbagliato di approcciare i problemi)

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