Attualità
I segni di tortura sul corpo di Giulio Regeni
Alessandro D'Amato 04/02/2016
Il corpo di Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso lo scorso 25 gennaio e ritrovato morto mercoledì alla periferia del Cairo, è stato consegnato agli esperti di medicina legale locali che devono appurare le cause del decesso. Un quotidiano parla di segni sul suo corpo
Il corpo di Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso lo scorso 25 gennaio e ritrovato morto mercoledì alla periferia del Cairo, è stato consegnato agli esperti di medicina legale locali che devono appurare le cause del decesso: lo riferisce il quotidiano al Watan, l’unico tra quelli locali a dare risalto alla vicenda. Il corpo presenta segni di tortura ma per il momento le autorità non si sbilanciano sulle possibili cause della morte. Il ministero dell’Interno egiziano per il momento non ha ancora rilasciato un commento ufficiale sulla vicenda. L’emittente televisiva Mbc Tv riferisce che la notizia è stata comunicata all’ambasciatore italiano Maurizio Massari dal ministro dell’Interno, Magdy Abdel Ghaffar. Tra le ipotesi al vaglio, secondo al Watan, anche quella di un incidente stradale. Giulio Regeni, il cui cadavere è stato ritrovato ieri sulla strada Il Cairo-Alessandria, sarebbe morto “a causa di un incidente stradale”. E’ quanto ha dichiarato al quotidiano ‘Youm 7’ il direttore della polizia di Giza, Khaled Shalabi, secondo cui “è da escludere il movente criminale”. “Le prime indagini evidenziano che è stato vittima di un incidente d’auto”, ha detto, negando che lo studente sia stato colpito da “spari o coltellate”.
I segni di tortura sul corpo di Giulio Regeni
Un avvocato per la difesa dei diritti umani egiziano, Mohamed Sobhy, la notte scorsa ha riferito sulla sua pagina Facebook che il corpo di Giulio Regeni si trovava nell’obitorio di Zeinhom, nel centro del Cairo, e c’era “un’impressionante dispositivo della Sicurezza nazionale”. Il ministero dell’ “Interno si rifiuta di farmi vedere il corpo” e quindi “non si è sicuri della presenza di ferite sul suo corpo”. Il giornale egiziano riporta la notizia, riferita ad un fatto avvenuto mercoledì, del ritrovamento – oggi – del “corpo di un giovane uomo di 30 anni, totalmente nudo nella parte inferiore, con tracce di tortura e ferite su tutto il corpo”, nella zona di Hazem Hassan. Proprio quell’estrema periferia della capitale egiziana dove, secondo un’altra fonte, è stato rinvenuto il cadavere di Regeni. Martedì scorso fonti del Cairo avevano escluso l’ipotesi della scomparsa del ragazzo per un errore dei servizi di sicurezza egiziani compiuto proprio il 25 gennaio, anniversario della rivoluzione anti-Mubarak, sempre accompagnato da disordini e arresti (quest’anno peraltro meno numerosi e non segnalati nella zona del Cairo dove lo studente era sparito). Oltre alla teorica possibilità di un depistaggio, restava dunque in piedi l’ipotesi di un rapimento per estorsione: a sfondo economico, in caso di criminalità comune; o “politico”, qualora fossero entrati in azione estremisti islamici (l’Isis è attivo soprattutto in una frazione settentrionale della penisola del Sinai ma gli vengono attribuite rivendicazioni di attentati al Cairo). Per non azzardare conclusioni affrettate, una fonte della sicurezza locale aveva sostenuto che la scomparsa sarebbe potuta essere legata a non meglio precisati “motivi personali”. Visto il luogo del ritrovamento del cadavere è verosimile, ma siamo nel campo delle possibilità, ipotizzare anche l’esito di una rapina andata male. Scarne le informazioni sugli ultimi minuti, poco prima delle 20 di quel lunedì, in cui Regeni era sicuramente vivo, come riportato da alcune fonti: il giovane stava andando a trovare amici per un compleanno (circostanza confermata da un suo amico, Omar Aassad). Si stava spostando a piedi tra il quartiere di El Dokki, sulla sponda sinistra del Nilo, e il centro che è su quella destra, diretto dalla stazione della metropolitana di Bohoot a quella di Bab Al Louq, circa 5 km in linea d’aria più a ovest, nei pressi di piazza Tahrir.
Chi era Giulio Regeni
Il 28enne Giulio Regeni, scomparso dal 25 gennaio al Cairo, è originario di Fiumicello (Udine), un comune della Bassa Friulana. Era al secondo anno all’Università di Cambridge. Secondo quanto si è appreso, la famiglia risulta essere partita mercoledì scorso per la Capitale egiziana. In passato Regeni ha ricoperto il ruolo di “Sindaco dei ragazzi” di Fiumicello, aveva quindi studiato all’estero e si trovava al Cairo per un dottorato di studio. Giulio Regeni ha vinto, nel 2012 e nel 2013 premi al concorso internazionale “Europa e giovani”, promosso dall’Istituto regionale per gli studi europei (Irse), con studi sul Medio Oriente. La famiglia di Regeni è molto nota nel paese friulano. La madre si era candidata alle ultime elezioni comunali del 2014 a sostegno del primo cittadino, Ennio Scridel, mentre la sorella ha ottenuto successi nel pattinaggio, partecipando agli ultimi campionati mondiali. Il giorno della sua scomparsa al Cairo il 25 gennaio nella capitale egiziana si era tenuta la festa della rivoluzione di Piazza Tahrir che porto’ cinque anni fa alla cacciata del presidente Hosni Mubarak, dando inizio alla cosiddetta Primavera Araba. Nel giorno in cui sono perse le sue tracce, al Cairo come in diverse altre città egiziane si erano svolte diverse manifestazioni per il quinto anniversario della rivoluzione che nel 2011 depose il presidente ‘padre padrone’ Hosni Mubarak, aprendo la strada alla conquista del potere da parte dei Fratelli Musulmani, che dopo un anno e mezzo furono però destituiti e messi fuorilegge dal nuovo regime del generale Sisi. In tutto il Paese le forze dell’ordine hanno arrestato 75 persone, presunti membri della Fratellanza, per “incitamento alla violenza e disordini”. Di queste, una trentina sono state fermate nella capitale.