I tre italiani che sono entrati nell'ISIS

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-09-30

Quarantotto i jihadisti che hanno lasciato tracce nel nostro paese su cui il ministero dell’Interno indaga. Le indagini si concentrano su alcuni nomi. Sospettati di essere finiti sui campi di battaglia tra Siria e Iraq

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In totale sono quarantotto i jihadisti che sono passati per l’Italia in questi ultimi due anni. Di questi, almeno tre sono entrati nell’ISIS e si sospetta che siano a combattere tra Iraq e Siria. Il rapporto dell’Ucigos presentato ieri dal ministro dell’Interno Angelino Alfano dice che nell’elenco degli stranieri passati per il nostro Paese e poi andati a combattere ci sono maghrebini, balcanici, qualche asiatico. Oltre al genovese Giuliano Delnevo, morto nella zona di Aleppo in Siria, altri due italiani hanno sposato la causa islamica.
 
I TRE ITALIANI CHE SONO ENTRATI NELL’ISIS
Di Giuliano Delnevo abbiamo già parlato. L’allarme dell’Ucigos riguarda in particolar modo quello che potrebbe succedere in Italia, dove, dopo il video di minaccia dell’ISIS in cui si parlava di “Prendere Roma”, l’allerta è ai livello massimi. Spiega il Corriere della Sera:

Dunque si intensificano i controlli e le misure di prevenzione. Secondo le verifiche compiute dai poliziotti dell’Antiterrorismo e dai carabinieri del Ros, negli ultimi anni dal nostro Paese sono passati quarantotto foreign fighters, stranieri tornati nei loro Stati d’origine e poi arruolati dai jihadisti. Il timore degli analisti è che iproclami trasmessi attraverso le televisioni e la rete Internet vengano «recepiti come indicazione operativa». Ecco perché l’ufficio legislativo del Viminale sta mettendo a punto alcune misure legislative per avere,spiega Alfano, «uno stretto controllo di polizia sui soggetti che possono essere considerati a rischio, quanti cioè possono recarsi in territori di guerra»,ma anche una norma per «colmare quella lacuna del nostro codice che impedisce di punire chi voglia andare a combattere senza essere il recrutatore».

Il pericolo sono i foreign fighters, la cui consistenza numerica è stata stimata dall’Antiterrorismo europeo:
isis italia
I tecnici si incontreranno in settimana per mettere a punto i dettagli delle nuove misure per contrastare i terroristi della bandiera nera. In primo luogo attraverso le misure che oggi sono utilizzate per i mafiosi: firma in Questura, reperibilità, divieto di lasciare il paese. In più c’è bisogno di un intervento dal punto di vista legislativo perché oggi il nostro codice non prevede la punibilità per chi parte, ma solo per chi recluta. Su queste basi è partita la prima indagine sull’ISIS in Itala. Gli investigatori si sono concentrati su San Fior, Orsago, Conegliano e Vittorio Veneto: il lembo di provincia di Treviso che sta al confine con quella di Belluno e Pordenone, ovvero sulle quattro cittadine venete in cui si trova la trentina di «sospetti» che il Ros e la Digos tengono sotto stretto controllo, perché uomini considerati troppo vicini al fondamentalismo islamico. L’indagine è partita dalla vicenda di Ismar Mesinovic, di nazionalità bosniaca ma con ultima residenza dichiarata nel bellunese che è morto in Siria nel gennaio 2014. Il reato ipotizzato è il 270bis, l’articolo del codice penale che punisce le associazioni eversive. Sarebbero almeno cinque le persone iscritte nel registro degli indagati e finite nel mirino del Reparto operativo speciale (Ros) di Padova. Si tratta di stranieri, quasi tutti residenti in Veneto. Non terroristi, ma loro fiancheggiatori. Si parla anche di una donna tra gli indagati.

ISIS E LE CELLULE ITALIANE: LE INDAGINI

Nell’elenco degli stranieri passati per il nostro Paese e poi andati a combattere ci sono maghrebini, balcanici, qualche asiatico. Oltre al genovese Giuliano Delnevo, morto nella zona di Aleppo in Siria, altri due italiani hanno sposato la causa islamica. Uno di questi, secondo i sospetti, è Anas el Abboubi.

Nato in Marocco nel 1992, arriva a 7 anni in Italia, nel bresciano. Ha uno spiccato accento del Nord e fa il rapper. Ma in realtà, più che alla musica, si dedica all’attivismo. Vuole formare Sharia4Italy e partire per la Siria per arruolarsi nelle file di al Qaeda. A luglio del 2013 entra in contatto con un network di albanesi che lo porta probabilmente ad Aleppo. (Il Messaggero, 30 settembre 2014)

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Anas El Abboubi: sospettato di terrorismo internazionale, arrestato e rilasciato nel giugno 2013

Nel giugno 2013 Anas El Abboubi, che frequentava regolarmente le scuole a Brescia, era stato arrestato perché sospettato di azioni terroristiche. Gli inquirenti trovarono sul suo computer video in arabo che spiegavano come usare le armi e costruire le bombe sporche. Secondo l’accusa Anas aveva anche individuato una serie di obiettii da colpire, ma il tribunale del Riesame dopo 16 giorni aveva deciso per la scarcerazione visto che gli indizi non sembravano sufficienti. Dopo essere tornato a casa Anas El Abboubi è sparito, e il padre dice che è andato a combattere in Siria. Il terzo sospettato è Haisam Sakhan, 41 anni, di professione elettricista e amico di alcuni inquisiti per terrorismo. Anche lui ha lasciato il Nord per rifugiarsi ad Aleppo. Poi, come per gli altri, si sono perse le sue tracce.

Leggi sull’argomento: Dove prende i soldi l’ISIS (e perché Obama sta andando a letto con il nemico)

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