Isis: cellule italiane in Veneto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-09-19

Ieri a Sidney fermato un 22enne che voleva tagliare la gola a un civile. Intanto in Veneto la Digos indaga su quattro paesi in provincia di Treviso. E la madre di Giuliano Delnevo si appella a Renzi

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Era un giovane di 22 anni di Sydney, Omarjan Azari, l’uomo che si apprestava a rapire un civile a caso e a decapitarlo davanti a una telecamera per poi diffondere il video online secondo la polizia australiana. Azari è comparso ieri davanti al tribunale centrale di Sydney. Secondo documenti presentati alla corte, il giovane preparava l’attentato con Mohammad Baryalei, di 33 anni, accusato di aver reclutato almeno metà dei 60 australiani che combattono con l’Isis e di ricoprire una posizione di rilievo nel gruppo sgominato. Azari è comparso brevemente sul banco degli imputati, prima che il suo legale chiedesse che fosse ricondotto in cella.
 
ISIS CELLULE ITALIANE: COSA SI SA
Intanto in Italia continuano le indagini sulle cellule italiane dell’Isis. Gli investigatori si concentrano su San Fior, Orsago, Conegliano e Vittorio Veneto: il lembo di provincia di Treviso che sta al confine con quella di Belluno e Pordenone, ovvero sulle quattro cittadine venete in cui si trova la trentina di «sospetti» che il Ros e la Digos tengono sotto stretto controllo, perché uomini considerati troppo vicini al fondamentalismo islamico.
 
ISIS CELLULE ITALIANE: LE INDAGINI
L’indagine è partita dalla vicenda di Ismar Mesinovic, di nazionalità bosniaca ma con ultima residenza dichiarata nel bellunese che è morto in Siria nel gennaio 2014. Il reato ipotizzato è il 270bis, l’articolo del codice penale che punisce le associazioni eversive. Sarebbero almeno cinque le persone iscritte nel registro degli indagati e finite nel mirino del Reparto operativo speciale (Ros) di Padova. Si tratta di stranieri, quasi tutti residenti in Veneto. Non terroristi, ma loro fiancheggiatori. Il Gazzettino, da cui è tratta la foto di Bilal Bosnic, parla anche di una donna tra gli indagati:

Si tratterebbe di una musulmana di origini balcaniche che, pur non formalmente iscritta nel registro degli indagati, avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel favorire il viaggio di Ismar Mesinovic, il bosniaco residente nel bellunese morto in combattimento ad Aleppo lo scorso gennaio.
La donna avrebbe avuto una funzione di collegamento tra gli indagati, dei quali fa parte l’imam estremista Bilal Bosnic. Quest’ultimo, in base ai riscontri investigativi, si sarebbe incontrato più volte con il bosniaco a Pordenone e in altre città del Nordest. L’imam per mesi ha girato le moschee di Veneto e Friuli Venezia Giulia incontrando le varie comunità islamiche.

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Bilal Bosnic è un predicatore nel frattempo fuggito nell’ex Jugoslavia, e, dicono le indagini delle polizie internazionali, e lo sospettano anche i carabinieri del Ros in Italia, che è a suo modo un cacciatore di teste dell’Isis. Il suo nome compare nell’inchiesta della procura di Venezia sull’imbianchino bosniaco, con il quale ha avuto contatti.
ISIS CELLULE ITALIANE: IL CASO DI GIULIANO DELNEVO
Nel frattempo è andato in onda lunedì l’appello della mamma di Giuliano Delnevo, Eva Guerrieri, al Governo italiano: «Voglio sapere se mio figlio é ancora vivo. E’ scomparso, sono andata a cercarlo in Siria, so che era ferito, per terra, ed è rimasto in strada. Ditemi se é ancora vivo, vi prego». La mamma del jhiadista genovese che dopo essersi convertito all’Islam, si è arruolato tra i combattenti islamici in Siria e oggi è indagato per terrorismo internazionale si è rivolta al Premier Renzi: «L’Italia chieda ufficialmente al Governo siriano se mio figlio è ancora vivo». L’intervento della madre di Giuliano Delnevo a Piazzapulita
 

Isis cellule italiane: guarda il video della madre di Giuliano Delnevo

 

 

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