Hotel Rigopiano, parla la dirigente della telefonata

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-25

Repubblica: le spiegazioni della donna che non ha creduto all’allarme

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Fabio Tonacci su Repubblica di oggi racconta di un colloquio avuto con la dirigente della prefettura di Pescara che ha risposto al telefono a Quintino Marcella che comunicava l’arrivo della valanga sull’Hotel Rigopiano. La donna si difende e spiega in parte cosa è accaduto quel mercoledì pomeriggio, anche se – comprensibilmente – rimane molto abbottonata:

Nei successivi 200 metri, tanta è la distanza tra prefettura e questura, la signora parla a malapena. Cerca di sfuggire alle domande, prova ad opporre un «assolutamente no» quando le si chiede di spiegare come sia potuto accadere un equivoco di tali proporzioni. «Piuttosto preferirei parlarne col Padreterno…», sbotta. Salvo poi riportare il discorso su un terreno più laico: «Ci saranno modi e tempi per chiarire tutto. L’importante è avere la coscienza a posto, e io ce l’ho. Tutto il resto, le polemiche di questi giorni, non m’interessa». Ecco. Un intero stato d’animo in una frase. Ne seguono altre, alla spicciolata. Perché è evidente che non ci sta a passare come il capro espiatorio di una gestione sicuramente discutibile delle comunicazioni tra chi, in quel giorno di neve, valanghe e terremoti, stava cercando di segnalare una disgrazia e chi doveva garantire i soccorsi in modo tempestivo.
«Mercoledì ero appena rientrata in ufficio da una malattia. Prima è scoppiata l’emergenza neve, poi quella del sisma. C’era bisogno di gente nell’unità di crisi (il cosiddetto Ccs, Centro coordinamento soccorsi che si attiva quella mattina stessa al piano terra della Prefettura, OES) e ho dato la mia disponibilità». Nella sala operativa la mettono a una scrivania, in una delle tre stanzette che in quelle ore sono una sorta di suk dell’emergenza. Gente che entra, gente che esce, il telefono che non smette di squillare, richieste d’intervento su urgenze reali e segnalazioni fasulle. «Il mio compito era rispondere alle chiamate dall’esterno», racconta.

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Quella delle 18.20 di Quintino Marcella però non era come le altre. È vero che il direttore dell’hotel, un’ora prima, vi aveva detto che non era successo niente a Rigopiano, ma come avete fatto poi a confondere la valanga col crollo della stalla? «Non devo dare spiegazioni a lei… Nella sala operativa eravamo in tanti, non c’ero solo io». Agli investigatori, più tardi, spiegherà: «La storia della stalla me l’ha ricordata, mentre ero al telefono, qualcuno più alto in grado che era con me». La persona in questione sarebbe una dirigente di area con incarichi al vertice della prefettura. Anche lei finita al Ccs per dare una mano alla macchina dei soccorsi in quella giornata convulsa. Si sente in colpa per quello che è successo? La funzionaria, che in prefettura si occupa del settore economico e contabile, accelera ulteriormente il passo verso la questura. «Senta, ho da fare… Arrivederci». Al momento non è indagata.

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