La storia di Great Nnachi, la campionessa italiana di salto con l’asta (ma non per lo Stato)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-10

La vittoria di Marcella Jacobs e di molti altri atleti a Tokyo 2020 ha riaperto il dibattito sullo ius soli (sportivo e non solo). L’esempio della 17enne nata a Torino è l’emblema di come il nostro Paese sia ancora ancorato a ideologie vecchie e desuete

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Conquista e continua a conquistare medaglie nei campionati italiani ed è la stella del futuro della nostra atletica. È stata nominata Alfiere della Repubblica “per le sue qualità di atleta, affinate pur tra difficoltà, e per la disponibilità che mostra nell’aiutare i compagni e nel collaborare alla formazione e all’allenamento dei più piccoli”. Questi dettagli fanno pensare a una bella storia di sport, ma fanno emergere tutte le contraddizioni italiane nei confronti di quei giovani nati nel nostro Paese da genitori stranieri. La storia di Great Nnachi è l’esatto emblema del cortocircuito nostrano.

Great Nnachi, la campionessa italiana di salto in alto (ma non per lo Stato)

Great Nnachi è nata a Torino 17 anni fa. L’atletica scorre nel suo sangue e nel giro di qualche anno è diventata la figura di riferimento dal salto con l’asta a livello juniores. Due titoli italiani nei “cadetti” che sono arrivati solamente grazie a una deroga chiesta dalla Fidal (Federazione italiana di Atletica Leggera) e certificata dalla IAAF. Ma non può rappresentare l’Italia a livello internazionale. Il motivo? Per lo Stato non è “ancora” italiana. Il tema, dunque, è quello dello ius soli “sportivo e non solo”. E la 17enne ha confessato a La Stampa di non capire i motivi di tutto ciò:

“Proprio non riesco a capire perché, pur essendo italiana a tutti gli effetti, non posso rappresentare il mio Paese nello sport. E vorrei tanto farlo in giro per il mondo. Sono campionessa italiana, ma non posso dimostrarlo fuori confine”.

Una situazione bloccata che, al momento, le impedisce di gareggiare (e rappresentare l’Italia) in tutti gli eventi e le manifestazioni di atletica leggera. Un talento che, dunque, viene messo in naftalina per via di un vulnus normativo che non consente a chi nasce in Italia da genitori stranieri di essere definito “italiano”. E nelle sue stesse condizioni c’è anche il fratello minore, Mega, che gioca nelle giovanili della Juventus.

(foto: da Le Iene)

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