Graziano Delrio: la migliore scelta di Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-04-03

La nomina del sottosegretario è un robusto passo avanti rispetto alla gestione opaca di Lupi. Ma ora il nuovo ministro deve fare a pezzi la struttura Incalza. E intervenire anche sui meccanismi che regolano le Grandi Opere. Per evitare che si continuino a rubare legalmente, o quasi, soldi dei cittadini

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Quando si parlava ancora della sua nomina come probabile, una vignetta ricordò che la scelta di Graziano Delrio alle infrastrutture per lo meno metteva in difficoltà le varie bande del Rolex: visto che ha nove figli, sarà difficile blandirlo con i regalini come è accaduto al suo predecessore. Di certo la differenza tra un Maurizio Lupi capace di mentire ripetutamente all’opinione pubblica dopo aver utilizzato la sua carica per ottenere favori, e un Delrio che pare fatto di tutt’altra pasta, è evidente. La nomina di Graziano Delrio al ministero delle Infrastrutture è quindi una delle cose migliori fatte da Renzi nell’ultimo anno. Non che ci fosse tanta scelta, a dire il vero.
 
GRAZIANO DELRIO: LA MIGLIORE SCELTA DI RENZI
D’altro canto c’è chi per mesi ha parlato di incazzature varie per lui nel suo ruolo e il presidente del Consiglio. «Freddezza con Renzi? Ma di cosa parlano, è tutta pura invenzione. Invenzione di sana pianta. Io e Matteo siamo davvero come fratelli. Non c’è nessun tipo di problema, abbiamo cominciato assieme», smentisce lui a Repubblica. In effetti, Delrio è forse il primo dei renziani. «Appunto! Abbiamo iniziato e continuato assieme. Anzi, anche in questo caso abbiamo deciso assieme, come tutte le altre volte». Con un metodo infallibile, giura: «Valutando le cose che sono più utili e chi le può fare meglio». Ma la sfida che attende l’ex promessa dello sport che rinunciò al Milan è piuttosto complicata. Lui la interpreta in questo modo:

«Ma anche il ministro delle Infrastrutture ha una mole di cose da fare – prevede Delrio – E poi la delicatezza del passaggio, del momento…». Il punto è proprio questo, perché la nomina arriva dopo la bufera che ha costretto Maurizio Lupi alle dimissioni. «Bisogna soprattutto far partire i cantieri. Andiamo oltre la crisi anche se riusciamo in questo obiettivo». Il programma è ambizioso. Non a caso la vigilia della nomina è spesa al telefono, per una serie di colloqui informali. Vuole costruire una squadra, e intende farlo in fretta.

Il Fatto forse ha centrato di più il problema:
graziano delrio ministro
Ovvero quello di un ministero nel quale le incrostazioni del Potere rimangono ancora molto vive:

Sulla base delle norme sul cosiddetto spoil system, Delrio sarà chiamato a confermare o sostituire entro 90 giorni i tre principali dirigenti del ministero: Paolo Emilio Signorini, capo del dipartimento Lavori pubblici e successore di Incalza alla Struttura tecnica dimissione; Amedeo Fumero, da molti anni capo del dipartimento dei Trasporti; Francesco Musci, presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici. Nei corridoi del palazzone di Porta Pia il popolo dei funzionari attende Delrio al varco. Signorini, indicato da Incalza come sostituto ideale, lasciò la guida del Cipe lo scorso anno dopo le imbarazzanti risultanze dell’inchiesta sul Mose, a proposito dei rapporti con il dominus del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, che contava proprio su Incalza per la nomina di Signorini a Magistrato alle acque.
I pm di Venezia hanno scritto: “Sui rapporti tra Mazzacurati e Signorini si evidenzia inoltre che nell’anno 2011 il Cvn ha organizzato, accollandosi integralmente le spese, una vacanza in Toscana dell’intero nucleo famigliare di Signorini”. ANCORA PIÙ IMBARAZZANTE la vicenda di Musci. È stato nominato da Lupi il 12 marzoscorso, pochi giorni prima dell’arresto di Incalza.Solo dopo gli uomini di Renzi hanno scopertoche solo un mese prima il pm di Brindisi Antonio Costantini aveva chiesto per lui il rinvio a giudizio per lottizzazione abusiva. Nella sua veste di Provveditore alle opere pubbliche di Puglia e Basilicata è stato coinvolto nell’inchiesta sulla nuova stazione marittima, costruita su un terreno vietato dal piano regolatore del porto. Sotto esame anche la posizione di Margherita Migliaccio, direttore generale per lo sviluppo del territorio. Un anno fa, in concomitanza con il concorso vinto da Incalza per il rinnovo del co.co.co da ministro-ombra, Perotti ha assunto suo figlio, architetto ventottenne.

LE LEGGI OBIETTIVO E GLI OBIETTIVI DELLE LEGGI
Più in generale la questione non è soltanto di uomini. L’operazione Sistema che ha portato in carcere Ercole Incalza ha anche avuto il merito di rivelare un meccanismo legislativo che già di per sé tende ad aiutare o a mascherare o addirittura a favorire le frodi con i soldi dei cittadini.

La figura chiave che viene affrontata nell’ordinanza è quella del general contractor, o contraente generale. Il general contractor è l’affidatario ultimo (ad autorizzarlo è lo Stato) di un contratto per la realizzazione di un’infrastruttura “con qualsiasi mezzo”. Le ultime tre parole sono le più importanti: significano che il contraente generale può essere anche subappaltante o muoversi semplicemente da agenzia di collocamento per le altre aziende. Le sue competenze sono spiegate nell’ordinanza:

general contractor

Una delle sue competenze è la nomina del direttore dei lavori, che invece nei normali contratti di appalto delle opere pubbliche è affidata agli amministratori pubblici. Qui, dicono i magistrati, sta tutto il dramma e il problema: le due figure che dovrebbero lavorare in conflitto d’interessi diventano invece di colpo la stessa, e questo ovviamente permette e condiziona tutte le basi generali del lavoro. La direzione dei lavori in mano al general contractor infatti non ha alcun interesse a far sì che i termini economici del contratto siano rispettati, anzi spiega e fornisce giustificazioni sia per i ritardi che per le spese ulteriori. E qual è stato il risultato finale di tutto ciò:

ordinanza gip
 
L’ordinanza del GIP sembra un programma di governo. Ne avrà di cose da fare, Delrio, alle Infrastrutture.

Leggi sull’argomento: Grandi Opere: così si mangiano i tuoi soldi

 

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