Economia
UPB: il M5S ha trovato un altro Nemico del Popolo
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-10-10
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio boccia la manovra Lega-M5S e i grillini tentano di scatenare una fatwa contro i componenti. Ma dimenticano la cosa più importante
Il MoVimento 5 Stelle ha trovato un nuovo Nemico del Popolo: l’Ufficio Parlamentare di Bilancio. L’organo che vigila sulle finanze pubbliche, come ampiamente previsto, ha bocciato la Nota di Aggiornamento al DEF del governo Lega-M5S e si è meritato per questo un tentativo di gogna pubblica da parte dei grillini sulla loro pagina Facebook.
UPB: il M5S ha trovato un altro Nemico del Popolo
L’Ufficio parlamentare di Bilancio ritiene che non sia possibile validare le previsioni macroeconomiche relative al 2019 contenute nel quadro programmatico della nota di aggiornamento del Def giudicando che “i significativi e diffusi disallineamenti relativi alle principali variabili del quadro programmatico – rispetto alle stime elaborate dal panel dei previsori – rendono eccessivamente ottimistica la previsione di crescita sia del pil reale (1,5 per cento) sia di quello nominale (più 3,1 per cento nel 2019), variabile quest’ultima cruciale per la dinamica degli aggregati di finanza pubblica”. I disallineamenti che inducono un giudizio negativo riguardano, in ultima analisi, la dimensione – ma non il segno – dell’impatto della manovra sul quadro macroeconomico. Inoltre, ha spiegato il presidente Giuseppe Pisauro in audizione alla Camera, “vanno ricordati i forti rischi al ribasso cui sono soggette le previsioni per il 2019”.
Sul rispetto delle regole europee, l’UPB spiega che i cambiamenti ipotizzati nel quadro del DEF si riflettono proprio sul loro rispetto. In particolare per il 2019 il deterioramento del saldo strutturale di 0,8 punti percentuali di PIL, a fronte dello stesso aggiustamento richiesto (0,6 punti percentuali) comporta una deviazione significativa della regola sul saldo strutturale in termini sia annuali sia in media su due anni. Analogamente, le previsioni implicano una deviazione significativa anche per la regola della spesa. Considerate entrambe le deviazioni è previsto che la Commissione conduca una valutazione complessiva per stabilire se sia stata rispettata la parte preventiva del Patto di stabilità e crescita: nel caso lo sforzo di bilancio indicato per il 2019 nella NADEF venisse confermato nel Documento programmatico di bilancio (DPB) e se tale sforzo fosse giudicato dalla Commissione europea “chiaramente” al di sotto di quanto raccomandato dal Consiglio nel luglio scorso (aggiustamento strutturale di 0,6 punti percentuali), essa potrebbe considerare come “particolarmente grave” il mancato rispetto delle regole del Patto.
La fatwa M5S fondata sulla scarsa memoria
Il MoVimento 5 Stelle ha ritenuto di dover rispondere alle previsioni dell’UPB scatenando una orribile fatwa su Facebook, ovvero indicando i tre componenti – Giuseppe Pisauro, Alberto Zanardi e Chiara Goretti – e accusandoli di rispondere alle logiche della maggioranza che li ha eletti. «Si conferma un organismo tutt’altro che indipendente, che giudica i documenti finanziari in base ad obiettivi strettamente politici. Questi veri e propri atti di guerra non ci fermeranno. La Manovra del Popolo andrà avanti, perché ciò che abbiamo promesso, e per cui siamo stati votati insieme alla Lega da 17 milioni di italiani, va realizzato. Senza se e senza ma», scrive il M5S.
Purtroppo però il M5S, accusando di servilismo piddino e renziano l’UPB, dimostra di essere nato ieri anche se i suoi rappresentanti vengono profumatamente pagati dal parlamento con i soldi degli italiani dalla scorsa legislatura. Perché ci vuole una discreta faccia di bronzo per sostenere che l’UPB sia pakato da Renzi quando l’Ufficio nell’ottobre 2016 – due anni fa giusti giusti – bocciò anche la manovra presentata da Pier Carlo Padoan e, ironia della sorte, per gli stessi motivi per cui ieri ha bocciato quella di Tria: “alla luce delle informazioni disponibili” il processo di valutazione della Nota di aggiornamento del Def “condurrebbe a un esito non positivo del quadro programmatico 2017 e, in particolare, delle stime di crescita del Pil per il prossimo anno, sia in termini reali che nominali. Stime, che appaiono contrassegnate da un eccesso di ottimismo”, scrivevano all’epoca Pisauro & Co. E sapete cosa successe all’epoca? Successe che Padoan contestò prima – nel merito, senza accusarli di essere dei venduti – le affermazioni dell’UPB e poi, alla presentazione del Draft Budgetary Plan da mandare alla Commissione Europea, la silenziosa vittoria dell’Upb fu evidente: il governo aumentò le sue stime sul deficit, mantenendo immutata la previsione di crescita. Pisauro poté all’epoca così “validare” le stime. “Se l’UPB boccia anche il PD come può essere venduto al PD?”, bisognerebbe obiettare al M5S. Ma quelli a quel punto sarebbero disposti ad affermare che la bocciatura del 2016 era tutta una tattica per rendere più credibile quella del 2018.
P.S.: È davvero curioso che il Sole 24 Ore nel 2016, all’epoca in cui bisognava scegliere i membri dell’UPB, raccontasse che tra i candidati dei partiti all’epoca rappresentati in Parlamento (tra cui il M5S) c’erano anche questi nomi:
Marco Cangiano, Pietro Garibaldi, Fiorella Kostoris, Angelo Fabio Marano, Luigi Paganetto, Giuseppe Pisauro, Gianfranco Polillo, e Paolo Savona.
Ovvero Luigi Paganetto, méntore di Tria a Tor Vergata, e proprio quel Paolo Savona poi diventato candidato ministro dell’Economia e infine responsabile degli Affari Esteri. Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano.