Gli antiabortisti ti mandano per posta un paio di manette. Ma è per parlare

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2015-01-30

Una delle ultime iniziative «prolife» in occasione dell’anniversario di Roe v. Wade

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Quale modo migliore, per avviare una conversazione con qualcuno, di mandargli per posta un paio di manette? Lo scorso 22 gennaio era l’anniversario di Roe v. Wade. Agli operatori che praticano aborti è arrivato uno strano regalo per posta: un paio di manette con una nota «potresti essere il prossimo?» (Abortion Providers Received Handcuffs in the Mail on the Anniversary of Roe v. Wade, Cosmopolitan, 28 gennaio 2015). Il gentile regalo era stato inviato da Eric Scheidler, direttore esecutivo della Pro-Life Action League e acerrimo nemico della possibilità di scegliere se portare avanti una gravidanza oppure no. Scheidler avrebbe mandato il presente a tutte le cliniche negli Stati Uniti. Ma mica per intimidazione o qualcosa del genere, cosa pensate? Per avviare un dialogo! (Che poi sarebbe forse tempo di capire che non è possibile nessun dialogo se non ci sono alcune condizioni di partenza. E le condizioni possono essere riassunte in: non inciampare in 18 contraddizioni nel giro di una sola espressione: «prolife»).
 
«VOLEVO SOLO PARLARE»…
A Cosmopolitan Scheidler ha detto: «Ho pensato che questo potrebbe essere un modo per stabilire una connessione con quelli che praticano gli aborti» (the abortionists, sentite già lo schifo che emana?). Se non fosse ancora chiara la posizione di Scheidler e dei fieri «prolife» ci pensa lui a togliere di mezzo qualsiasi dubbio: l’aborto deve tornare a essere un crimine e quelli che eseguono gli aborti dovrebbero andare in galera. Ma ci tiene a dire che non sta minacciando nessuno, lui vuole parlare. Di cosa, non è chiaro. Le manderebbe anche alle donne le manette? No. E poi non ci ha mica l’indirizzo di tutte le assassine. Ma, soprattutto, i paternalisti più ipocriti non lo farebbero mai: le donne vanno aiutate, d’altra parte chi abortisce deve essere aiutata. Si è già condannata da sola alla peggiore delle pene: ha ucciso suo figlio!
 
LA VIOLENZA ANTIABORTISTA
Negli Stati Uniti ai medici che eseguono aborti sparano. Alcuni li hanno ammazzati. L’ultimo è stato George Tiller: gli hanno sparato in faccia mentre stava davanti a una chiesa luterana e distribuiva volantini. Ci avevano già provato e quindi Tiller indossava un giubbotto antiproiettile. Oltre agli omicidi c’è ogni tipo di intimidazione: atti vandalici (1.495), minacce bioterroristiche (663), stalking (550), minacce di morte (428), incendi (181), tentati omicidi (17) e così di seguito.
Ma la violenza è coerente, è legittima difesa: in fondo sono dei serial killer, non li fareste fuori anche voi se ne aveste l’occasione? Scheidler ricorda che la violenza contro di loro è nulla in confronto ai crimini commessi da chi esegue aborti.
Violenza antiabortisti

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