Attualità

Giuseppe Pecoraro: il prefetto che incontrava Buzzi a sua insaputa

Alessandro D'Amato 22/12/2014

Impegnatissimo ad annullare le nozze gay a Roma, al rappresentante dello Stato nella Capitale è sfuggito un incontro con Buzzi e una lettera di raccomandazione per il Cara di Castelnuovo. Cose che capitano?

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Pare che, impegnatissimo nel gestire grossi problemi di ordine pubblico come le nozze gay a Roma, Giuseppe Pecoraro, il prefetto che non si era accorto dell’associazione mafiosa che controllava il Campidoglio, si sia anche dimenticato di aver scritto una lettera per perorare la causa di Salvatore Buzzi e della 29 giugno subito dopo un incontro con il dominus della cooperativa. Cose che capitano: con tutti questi omosessuali che vengono a farsi validare i matrimoni a Roma, è anche normale che uno come Carminati non dia nell’occhio (Ops!). Pare però che la prefettura di Roma abbia dato il via libera alla stipula di una convenzione con la cooperativa di Buzzi per la gestione dell’emergenza legata all’arrivo dei profughi a Castelnuovo di Porto, il 18 marzo 2014, e la cosa peggiore è che l’abbia fatto proprio dopo un incontro con lo stesso Buzzi, nonostante Pecoraro abbia dichiarato più volte e ribadito davanti alla commissione Antimafia il contrario. Racconta il Corriere della Sera in un articolo a firma di Fiorenza Sarzanini:

Si tratta di una missiva firmata dal dirigente Roberto Leone, spedita «al sindaco di Castelnuovo di Porto e al questore» che ha come oggetto (d’afflusso di cittadini stranieri richiedenti la protezione internazionale e l’individuazione delle strutture di accoglienza». II testo è breve ma fornisce tutte le informazioni: «Facendo seguito alla circolare del mini-stem dell’Interno dell’8 gennaio scorso e alla luce delle manifestazioni di disponibilità ricevute, si chiede se sussistano motivi ostativi alla stipula di una convenzione con il soggetto sottoindicato: Eriches 29 consorzio di Cooperative Sociali. La sede proposta per l’accoglienza si trova in Borgo del Grillo. Si allega la documentazione relativa alla manifestazione di disponibilità ricevuta e si resta in attesa di cortesi urgenti notizie, rappresentando che in mancanza di elementi ostativi si procederà alla stipula della convenzione». La lettera risulta protocollata in uscita il 19 marzo 2014 e arrivata il giorno dopo al Comune di Castelnuovo.

E, tu guarda il caso, proprio il 18 marzo alle 18 Buzzi aveva incontrato Pecoraro:

Sono le carte dell’inchiesta a ricostruire che cosa accadde in quei giorni. In una conversazione del 17 marzo Buzzi racconta a Carminati di aver perso il ricorso al Tar contro l’affidamento della gestione del Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto a una società concorrente. Si capisce che sta cercando di concludere nuovi affari, di ottenere la gestione di altre strutture. Gli spiega che «domani c’ho appuntamento co’ Gianni Letta». Di questa riunione Buzzi parla anche con Luca Odevaine, all’epoca componente del Tavolo del Viminale che si occupava proprio dell’emergenza legata all’arrivo dei profughi e ora in carcere con l’accusa di aver fatto parte dell’associazione mafiosa. Vuole avere un consiglio su quali siano i temi da affrontare e Odevaine suggerisce: «Gli si può chiedere perché Pecoraro c’ha ferma un sacco de roba, c’ha fermo Castelnuovo di Porto, 100 appartamenti». Il 18 marzo alle 10:30 i carabinieri del Ros vedono Buzzi entrare con uno dei suoi collaboratori nell’ufficio di Gianni Letta. Quando esce chiama Odevaine e annuncia: «E andata bene, alle 6 vedo il prefetto». II pedinamento conferma che effettivamente alle 17.45 di quello stesso giorno Buzzi entra alla prefettura di Roma e rimane fino alle 18.35. Appena esce chiama nuovamente Odevaine: «Col prefetto è andata molto bene, gli abbiamo parlato di questo Cara di Castelnuovo di Porto… no del Cara, gli abbiamo parlato di questo immobile che c’è e lui m’ha detto: “Basta che il sindaco me dice di sì io non c’ho il minimo problema, anzi la cosa è interessante, lasciatemi tutto”».

A SUA INSAPUTA
Come da tradizione millenaria in quel di Roma, il prefetto Pecoraro aveva detto di aver incontrato sì Buzzi, ma di non sapere nemmeno chi fosse (e questa cosa che i prefetti, così come i politici, spesso incontrano gente ma non sanno chi sia dovrebbe preoccupare per la sicurezza della città: pensate se incontrassero Jack Lo Squartatore senza avere a disposizione una foto segnaletica): «È vero, ho ricevuto Salvatore Buzzi ma non sapevo nemmeno chi fosse: il problema vero è la facilità con cui si può arrivare alle istituzioni e l’assoluta mancanza di controlli. Buzzi è venuto da me dopo che il dottor Letta mi aveva chiamato, io l’ho ricevuto e ho detto di no alla sua proposta che consisteva nella disponibilità di cento appartamenti per gli immigrati a Castelnuovo di Porto. Gli ho spiegato che lì ho già il Cara, che gli immigrati in una città così piccola sarebbero stati troppi». In realtà la lettera spedita sembra raccontare una verità completamente diversa. Pecoraro adesso ammette che effettiva mente ci fu un tentativo, ma spiega: «È un tipo di missiva che abbiamo mandato a tutti i sindaci della provincia chiedendo se c’era disponibilità di posti». Credibile?

giuseppe pecoraro

La prima pagina del Tempo su Mafia Capitale (4 dicembre 2014)


L’AFFARE DEL CARA DI CASTELNUOVO
Quel che è certo è che il Cara di Castelnuovo di Porto sembra essere il centro di una serie di coincidenze impressionanti nella storia di Mafia Capitale. La gara per l’affidamento dei servizi venne infatti vinta all’epoca dalla cooperativa 29 Giugno, ma i francesi di GEPSA fecero ricorso al TAR per l’eccessivo ribasso di prezzo che aveva effettuato la cooperativa, prova, secondo loro, di concorrenza sleale. Nello stesso TAR un giudice veniva accusato di conflitti d’interesse proprio nella storia del Cara, e Buzzi fece scrivere, con l’interessamento di Alemanno un articolo sul Tempo che criticava le scelte del tribunale e che subito dopo portò all’incontro tra il direttore del quotidiano Gian Marco Chiocci (oggi indagato) e Massimo Carminati. Dopo l’articolo Buzzi ringrazia con un sms Alemanno per «l’ottimo articolo su il Tempo: ringrazia per noi il direttore e ancora grazie per la tua disponibilità». Alemanno rispondeva: «Un abbraccio». Oggi si scopre il perché delle conversazioni:

Nell’agenda di Carminati ci sono anche il quotidiano Il Tempo e il suo direttore Gianmarco Chiocci. Si legge a pagina 919 dell’ordinanza: «Il 12 marzo 2014 sul Tempo viene pubblicato un articolo dal titolo “Centro rifugiati bloccato dai Francesi. Palla al Tar” volto a promuovere da parte di Buzzi e Carminati una campagna mediatica favorevole al primo, al “Consorzio Eriches 29”, che si era aggiudicato la gara d’appalto europea bandita dalla Prefettura di Roma,nonostante l’esiguità del prezzo; ragione per la quale, in seguito al ricorso proposto dalla francese Gepsa, il Tar aveva sospeso l’assegnazione» .La campagna del Tempo — argomenta il gip — «è volta a ingenerare dubbi sull’imparzialità dell’autorità giudiziaria amministrativa» ed è «sollecitata anche dall’intervento di Alemanno, che viene ringraziato da Buzzi». Ma c’è di più. «Carminati — annota il gip — si era addirittura mosso di persona, incontrandosi, il 13 marzo 2014, con il direttore del Tempo». (La Repubblica, 4 dicembre 2014)

Chiocci aveva già parlato della storia dell’incontro con Carminati, dicendo che voleva incontrarlo “anche per chiedergli un’intervista”. Di qui la sua uscita di difesa di oggi. Per la storia del CARA, a causa di un sms in cui chiamava Buzzi “grande capo”, è nei guai anche Micaela Campana, onorevole del Partito Democratico, che qualche giorno fa ha parlato della storia in un’intervista al Corriere. Nel frattempo non possiamo che solidarizzare con Pecoraro: può capitare di dimenticarsi di aver incontrato uno che poi è stato accusato di associazione mafiosa e di non accorgersi per nulla di quello che succedeva a Roma. Ma questo dovrebbe far capire che commissariare il Comune potrebbe non essere una buona idea.

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