Micaela Campana spiega perché chiamò Buzzi grande capo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-12-15

L’intervista a Tommaso Labate del Corriere della Sera

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Micaela Campana, deputata 37enne del Partito Democratico, membro della segreteria nazionale con deleghe al welfare e dalemiana, è finita sulla graticola di recente a causa di un sms e di un’interrogazione parlamentare che la collegavano a Salvatore Buzzi. La storia parte dall’articolo del Tempo sul Cara di Castelnuovo di Porto uscito “su commissione” di Alemanno e Buzzi, che fruttò poi anche un incontro tra il direttore del quotidiano romano Gian Marco Chiocci e Massimo Carminati. Dopo il pezzo, Buzzi vuole fare uscire un’interrogazione parlamentare per proseguire la sua campagna per il consorzio Eriches 29, che si era aggiudicato la gara d’appalto europea bandita dalla Prefettura di Roma,nonostante l’esiguità del prezzo; ragione per la quale, in seguito al ricorso proposto dalla francese Gepsa, il Tar aveva sospeso l’assegnazione. La campagna del Tempo — argomentava il gip — «è volta a ingenerare dubbi sull’imparzialità dell’autorità giudiziaria amministrativa» ed è «sollecitata anche dall’intervento di Alemanno, che viene ringraziato da Buzzi». Ma c’è di più. «Carminati — annota il gip — si era addirittura mosso di persona, incontrandosi, il 13 marzo 2014, con il direttore del Tempo». Micaela Campana, all’epoca in contatto con Buzzi, in un sms gli parla dell’interrogazione parlamentare sui due articoli del Tempo dicendogli che sta cercando di capire come farla per evitare che venga respinta, e lo saluta con un “Bacio, grande capo” apparso ai più imbarazzante.

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Micaela Campana e la storia di Salvatore Buzzi grande capo

 
MICAELA CAMPANA E BUZZI GRANDE CAPO
Stretta una prima volta in difesa, La Campana aveva risposto su Facebook accusando i giornalisti di aver “tagliato” maliziosamente l’sms, nel quale lei in realtà stava dando “buca” a Buzzi riguardo l’interrogazione: «L’sms in questione, se letto nella sua interezza, e non nel solo stralcio maliziosamente riportato dai media, dimostra che non avrei mai presentato l’interrogazione richiesta dal Buzzi». In realtà l’sms letto nella sua interezza non dimostrava un bel niente di quello che sosteneva la Campana. Anzi, l’intero testo dell’informativa dimostrava da parte della Campana per lo meno l’intenzione di voler presentare l’interrogazione una volta risolti i problemi tecnici, anche se questo poteva apparire anche come una scusa per procrastinare:

La sera del 20.03.2014, Salvatore BUZZI riceveva notizia del fatto che l’interrogazione, proposta dai parlamentari del PD da lui definiti “amici miei”, a breve sarebbe stata presentata. Già alle ore 18.31, Umberto MARRONI (deputato PD, ndr) gli inviava un SMS recante il testo: “Ho parlato con Micaela meniamo” e, in riferimento alla stesura del testo, precisava “La sta preparando Micaela”.
[…]
Infine, alle ore 21.03, riceveva l’attesa notizia proprio da Micaela CAMPANA, la quale inviava al BUZZI il seguente SMS: “Parlato con segretario ministro. Mi ha buttato giu due righe per evitare il fatto che mi bloccano l’interrogazione perche non c’e ancora procedimento. Domani mattina ti chiamo e ti dico. Bacio grande capo”.
Alle ore 15.49 del 21.03.2014, Salvatore BUZZI riceveva un SMS dal BARBIERI (assistente dell’onorevole Campana, ndr), che lo informava di un “rigetto” dell’interrogazione per difetto di presupposti, avendo come esclusivo fondamento le notizie di stampa: “Buongiorno mica (Micaela, ndr) aveva depositato interrogazione, ma l’ufficio responsabile ce l’ha rigettata perche non era congrua essendo basata solo su articoli di giornali, ora l’ufficio ce la riscrive affinche non venga rigettata ma ci vorra qualche giorno. Simone”.

Oggi, in un’intervista rilasciata a Tommaso Labate sul Corriere della Sera, Micaela Campana spiega perché chiamò Buzzi “grande capo” e racconta il suo stato d’animo in questi giorni: «Difficilmente la mia vita tornerà a essere serena come lo era prima. Prima che il mio nome finisse sui giornali affiancato alla parola “mafia”, intendo. Mi hanno infangata, minacciata, linciata. Sui social network qualcuno ha scritto che merito di essere stuprata. Sto querelando chiunque, anche perché è l’unico modo che ho per difendere me, la mia famiglia e chi crede nell’onestà della politica. Tutto questo perché, indecine di migliaia di pagine diatti giudiziari su Mafia Capitale, sono citata due volte. Tanto è bastato perché certa stampa mi definisse come un mostro da sbattere in prima pagina…».

Partiamo dal «grande capo».
«Chiamo un sacco di gente così da quando ero ragazzina. Ci sono decine di persone che possono testimoniarlo».
Buzzi le chiede di presentare un’interrogazione parlamentare sulla base di un articolo del Tempo. Un suo collaboratore gli risponde che lei l’ha fatto ma che è stata rigettata. Qual è la verità?
«Non ho mai presentato quell’interrogazione e ho chiesto agli uffici della Camera di metterlo nero su bianco. La prova? Qualora l’avessi fatto non sarebbe stata rigettata, visto che altri (Ruocco e Fantinati,del M5S, ndr) l’hanno presentata negli stessi tempi e sulla base del medesimo articolo di giornale. Quell’interrogazione che Buzzi chiedeva non mi convinceva anche perché il Tar si era già espresso contro l’appalto in questione e non mi sembrava corretto intervenire nei confronti della giustizia amministrativa».

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Micaela Campana e l’intervista al Corriere su Buzzi Grande Capo (15 dicembre 2014)

Perché allora a Buzzi viene risposto che era stata rigettata?
«Soltanto per evitare che questa sua richiesta venisse riproposta. Avevo già deciso di non presentarla. E non l’ho fatto».
In un altro colloquio Buzzi parla di 20 mila euro che dovrebbe dare per una campagna elettorale. E dice anche la frase : «E mo’ se me compro la Campana…». Come se lo spiega?
«Sarebbe bastato leggere la data della conversazione per capire che Buzzi non poteva riferirsi alla mia campagna elettorale. D’altronde, ero già stata eletta da tempo. Sul secondo punto, scomoderei la lingua italiana: il “se” è tutt’altro che una certezza. Sono millanterie tra due persone che parlano».

Insomma, la Campana dice di aver risposto in quel modo per “togliersi dai piedi” Buzzi, visto che quello che gli chiedeva il presidente della 29 giugno non le sembrava corretto. Tutto credibile e spiegabile. Se magari non condisse il tutto con minacce di querela campate in aria, sarebbe ancora meglio. Anche se il congresso del PD è finito, e farlo continuare a mezzo stampa è una noia allo stesso modo.

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