Giuseppe Montella, i carabinieri di Piacenza e l’accusa sui festini con le escort

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-24

È proprio l’appuntato (non presente alla festa) a raccontarlo a un collega. La serata è organizzata per festeggiare un collega, lui lo accompagna nell’ufficio del comandante dove lo aspettano due prostitute

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Nelle indagini della Guardia di Finanza sui carabinieri della caserma Levante di Piacenza c’è anche un’accusa che riguarda presunti festini con escort nella sede. Non solo: nelle carte dell’inchiesta si guarda anche al ruolo del comandante che non vigilava e assecondava Giuseppe Montella detto Peppe, colui che viene considerato il capo dell’associazione a delinquere.

Giuseppe Montella, i carabinieri di Piacenza e l’accusa sui festini con le escort

I carabinieri arrestati sono sei, mentre altri quattro sono stati sottoposti a misure cautelari di altro genere. A loro si aggiungono altre 12 persone coinvolte nell’inchiesta: 7 sono state arrestate, 4 ai domiciliari e una piede libero. Sono le intercettazioni a raccontare le storie di violenza all’interno della vicend: “Ieri mi sono fatto male… ho preso un piccolo strappo… perché ho corso dietro a un negro”, diceva proprio Montella al figlio, che poi gli chiedeva: “L’hai preso poi? Gliele avete date? Chi eravate? Chi l’ha picchiato?”. “Eh, un po’ tutti”, era la risposta dell’appuntato che, come per vantarsi, precisava che anche i suoi colleghi avevano picchiato lo straniero. Il Corriere della Sera racconta oggi la storia delle escort:

«Un’orgia»,ricostruiscono i magistrati grazie alle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, alla quale hanno partecipato «due escort» e che si svolge (mentre lui non è presente) nell’ufficio del comandante Marco Orlando. È l’appuntato Montella a raccontarlo a un collega. La serata è organizzata per festeggiare un collega, l’appuntato lo accompagna nell’ufficio del comandante dove lo aspettano due prostitute: «Urlava come una dannata. Il cappello di Orlando, la giacca, ha buttato tutte le pratiche per terra. Era un bordello». Il sesso è un’ossessione. Nel racconto che dà il via alle indagini, un ex informatore della squadra parla di «una ragazza ucraina o russa tossica che quando è in astinenza si rivolge a Montella che la fa andare in caserma e gli dà la droga dietro prestazioni sessuali». L’informatore racconta ai magistrati di festini con una transessuale brasiliana.

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La caserma dei carabinieri di via Caccialupo 2 (foto da: Google Maps)

In via Caccialupo 2, secondo gli inquirenti coordinati dal procuratore di Piacenza Grazia Pradella, sono avvenuti ripetuti abusi e pestaggi di pusher che venivano così costretti a rilasciare «false dichiarazioni spontanee», ammissioni direati di spaccio mai commessi. Per questo nella caserma Levante ancora sotto sequestro nelle prossime ore saranno eseguiti esami con il luminol alla ricerca di tracce ematiche. La caserma dei carabinieri diventata «scena del crimine» e per questo è stata quindi sequestrata: questo andrebbe spiegato a chi, come ieri ha fatto Giorgia Meloni, si è lamentato del sequestro sostenendo che fosse ” francamente incomprensibile. È una misura senza precedenti, che ci auguriamo possa essere al più presto revocata”.

Il comandante che non vedeva nulla

Il ruolo di Montella nella vicenda si va a intrecciare con la sua vita privata. Dalle foto su Facebook, a bordo piscina della sua villa, sembra un padre affettuoso, sempre sorridente, amante della famiglia. E infatti alla famiglia raccontava le sue gesta – lui che definiva il suo gruppo “una associazione a delinquere” e diceva di essere a capo della “piramide” – senza tralasciare i particolari più cruenti. Accennando alla moglie di una operazione di servizio appena conclusa, dopo aver sottolineato di essersi stirato un muscolo correndo dietro a uno spacciatore le dice senza problemi: “Amore, però lo abbiamo massacrato”. Il suo scopo era eseguire arresti ad ogni costo, così gli ufficiali di grado superiore erano disposti a chiudere un occhio sulle intemperanze e sulle irregolarità che commetteva insieme agli altri militari. Il maggiore Stefano Bezzeccheri (sottoposto ad obbligo di dimora), infatti, scrive il Gip, per impartire direttive di carattere operativo, invece di rivolgersi al maresciallo maggiore Marco Orlando (agli arresti domiciliari), comandante della Levante, parlava direttamente con l’appuntato Montella. Spiega ancora il Corriere:

L’appuntato ha un tenore di vita ben superiore ai redditi dichiarati. Per questo la sua villetta con piccola piscina di Gragnano Trebbiense è finita sotto sequestro. È la stessa dove a Pasqua organizza una grigliata con amici e parenti nonostante le norme Covid. Agli ospiti dà consigli su come evitare i controlli lungo le strade. Sul telefonino vengono captate le foto in giardino con brindisi a base del costoso champagne Dom Perignon. Quando una vicina chiama il 112 per protestare, i colleghi fanno sparire traccia dell’intervento e forniscono l’audio della chiamata (anonima) per riconoscere la voce.

giuseppe montella carabinieri piacenza stazione levante

Infine c’è il ruolo del comandante. Nelle 326 pagine dell’ordinanza del gip Luca Milani, il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della compagnia dei carabinieri di Piacenza, era un grande sostenitore del gruppo capeggiato dall’appuntato. Spiega oggi il Fatto:

Il maggiore Bezzeccheri è stato sostituito ieri dal capitano Giancarmine Carusone, 34enne trasferito da Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). La caserma resta sequestrata. Otto carabinieri fanno servizio su una stazione mobile. Ma a Roma tutti si interrogano su come sia stato  possibile che il comandante provinciale arrivato nel novembre scorso e il predecessore  non si siano accorti di nulla, neppure di fronte a comportamenti palesemente sopra le righe di Montella che, oltre agli  atteggiamenti violenti, aveva ingenti disponibilità economiche. E su perché l’ufficiale della prima segnalazione, il maggiore Rocco Papaleo oggi a Cremona dopo anni a Piacenza, abbia deciso di parlare con la sezione di polizia giudiziaria della Procura e non con i suoi superiori nell’Arma: non si fidava, avrebbe detto, dei responsabili piacentini.

Il nuovo comandante è un giovane capitano che arriva dalla Sicilia, e che ieri ha incontrato il prefetto Maurizio Falco, che ha elogiato “la tempestività con cui vengono garantite sia la continuità operativa della stazione Levante”. Nel frattempo il comando Generale di Roma ha attivato di fronte all’ingresso della Caserma Levante, alla quale sono ancora apposti i sigilli, una stazione mobile con carabinieri di rinforzo a disposizione dei cittadini per non interrompere la presenza dell’Arma in quel punto così delicato della città.

Leggi anche: Giuseppe Montella: il carabiniere accusato di essere il capo della banda della caserma Levante di Piacenza

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