Giorgia Meloni chiede al governo di tagliare i ponti con l’Ungheria di Orban?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-07-05

La leader di Fratelli d’Italia ha chiesto al governo di mettere un freno agli accordi commerciali con quei Paesi in cui l’omosessualità è discriminata

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Come un orologio analogico rotto che segna, almeno due volte al giorno, l’ora giusta. Giorgia Meloni si scaglia contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e chiede al governo di interrompere qualsiasi tipo di accordi commerciali con quei Paesi che fanno della discriminazione omofoba un loro mantra governativo. Una posizione netta e sacrosanta (anche se gli interessi geo-politici, si sa, hanno dei fili invisibili e che vanno oltre la propaganda) che, però, fa a cazzotti con il sostegno suo e di Fratelli d’Italia “all’amico” Orban e alla sua Ungheria.

Giorgia Meloni chiede lo stop agli accordi commerciali con i Paesi che discriminano

“Vogliamo combattere veramente le discriminazioni? Partiamo dall’annullare ogni forma di accordo commerciale con i Paesi in cui l’omosessualità è reato – ha scritto la leader di Fratelli d’Italia sulla propria pagina Facebook -. Porterò questa proposta in Parlamento: vediamo come voteranno i partiti che ci fanno la morale dalla mattina alla sera”. Una mossa per stanare, dunque, quella che Giorgia Meloni definisce “ipocrisia” all’interno dei partiti che sostengono il governo Draghi. Il riferimento, come si legge nel suo post, è a quei Paesi che indicano l’omosessualità come un reato. Insomma, si parla dei Paesi arabi.

Ma la leader di Fratelli d’Italia forse dimentica che il suo grande alleato ideologico europeo – a cui ha dedicato ampi attestati di stima nel corso degli anni (e anche delle ultime settimane) -, Viktor Orban, ha approvato una legge che bandisce (di fatto) qualsiasi discorso sull’omosessualità. Una norma che potremmo sintetizzare con un verso di Levante: “Se non ti vedo, non esisti”. Ovviamente, a differenza degli Stati arabi citati (non a caso) da Giorgia Meloni, in Ungheria l’omosessualità (o qualsiasi tipo di orientamento sessuale diverso dalla concezione uomo-donna) non è ancora considerata un reato. Ma le norme approvate vanno esattamente in quelle direzione. Quindi, quando si parla di ipocrisia per accusare gli altri, forse occorrerebbe fare anche i conti sui “propri amici”.

(foto: da Instagram)

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