Cultura e scienze
Datevi una calmata, Gianni Morandi non ha “quasi” vinto l’Oscar per Parasite
Giovanni Drogo 10/02/2020
Un Popolo di santi, navigatori e applicatori di adesivi con il tricolore sui successi altrui. Come la stampa italiana sta raccontando la vittoria di un (incolpevole) Gianni Morandi agli Oscar
Parasite, il film del regista sudcoreano Bong Joon-ho, ha trionfato agli Oscar aggiudicandosi il premio come miglior film, miglior film straniero, miglior sceneggiatura e miglior regia. Una vittoria storica perché è il primo film non in lingua inglese a vincere il premio più ambito (sia La Vita è Bella che La Grande Bellezza avevano vinto la statuetta per i film stranieri).
Quella strana voglia di mettere un tricolore inutile a garanzia di qualità su ogni prodotto
Per certa stampa italiana però la notizia è un’altra. Perché nella colonna sonora del film c’è una canzone di Gianni Morandi In ginocchio da te. A ricordarlo era stato lo stesso Morandi, con assoluta modestia e senza alcuna pretesa, che in un post di un paio di giorni fa aveva scritto che «nelle nomination per il miglior film c’è anche PARASITE, un film coreano, che ha nella sua colonna sonora, una canzone italiana. Guardate qualche immagine e ascoltate la canzone che io conosco bene». La canzone appunto è quella dell’omonimo film del 1964 con protagonista proprio il cantautore bolognese.
E così oggi viene fuori che a vincere l’Oscar è stato un po’ anche Gianni Morandi e di conseguenza l’Italia. Poco importa che la statuetta per la miglior colonna sonora in realtà sia andata a Hildur Guðnadóttir per Joker. C’è un po’ di Italia, scrivono tutti in coro, nel trionfo di Parasite. E per carità, è vero, ma stiamo parlando di una canzone su ventisette brani della colonna sonora (tra l’altro quasi tutti scritti appositamente per il film).
Addirittura c’è chi scrive che «Gianni Morandi ha vinto l’Oscar (o quasi)» perché nel film risuona la sua canzone. E Morandi stesso «con gran fiuto aveva annusato il trionfo del film coreano». Quasi che il cantante abbia concesso l’utilizzo della canzone perché sapeva che avrebbe vinto e quindi ha in qualche modo creduto nel progetto fin dall’inizio.
Trionfa anche Morandi, scrive il Corriere di Bologna mentre per La Stampa l’Oscar lo vince anche Morandi. Per l’Huffington Post «con Parasite anche Gianni Morandi vince l’Oscar». Addirittura l’AGI ci tiene a spiegarci «perché con “Parasite” trionfa anche l’Italia». Che sarebbe un po’ come dire che se in un film uno dei protagonisti mangia una pizza, beve un bicchiere di Prosecco o azzanna un panino con la mortadella allora a vincere è l’Italia. Questo anche se la scena magari è solo un piccolo frammento del film. La realtà, al di là del fatto che la canzone sia davvero presente nella colonna sonora è un’altra. Ed è molto più banale. Morandi stesso non se lo sapeva spiegare, in un’intervista a Sky ha dichiarato: «non me lo so spiegare, in Corea non ci sono mai stato!».
Il regista invece ha una spiegazione molto più semplice. In un’intervista a GQ dopo aver vinto la Palma d’Oro a Cannes spiega «mio padre aveva un sacco di LP di musica italiana ma non conoscevo le singole canzoni». E ancora: «quando abbiamo fatto la proiezione a Cannes il distributore italiano era molto contento, ma in realtà io non conoscevo il significato del titolo della canzone e quindi è per pura coincidenza che i protagonisti siano in ginocchio in quella scena». Al regista serviva insomma una canzone dolce e rilassante che facesse da contraltare ad una scena parecchio violenta. In un’altra intervista Bong Joon-ho spiega: «la canzone l’ho scelta solo in base al titolo, perché in quella scena i personaggi si ritrovano letteralmente in ginocchio. Non ho la più pallida idea del testo» e quando gli viene spiegato il senso del testo «è una canzone d’amore? Ma è geniale! Così nel contesto del film è ancora più divertente».
Se si legge la stampa straniera ovviamente a pochi importa che ci sia una canzone di Morandi nel film che ha trionfato agli Oscar e che ha letteralmente fatto la storia questa notte. No, Morandi non ha vinto l’Oscar, nemmeno “un pezzettino”. E non l’ha vinto nemmeno l’Italia, questo strano paese così attaccato al potere taumaturgico e magico dei suoi marchi e delle sue eccellenze (che siano il Prosciutto di Parma o l’incolpevole Morandi).
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