Gianni De Gennaro: chi è lo sbirro a capo di Finmeccanica

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-08

Dalla lotta alla mafia al ruolo di capo della Polizia, dalle medaglie dell’FBI al comando dei servizi segreti. Ma lo Squalo oggi finisce in una polemica a causa di quello per cui fu assolto: la macelleria messicana della Diaz per la quale l’Italia porterà per sempre la vergogna

article-post

Gianni De Gennaro è stato assolto da ogni accusa nella faccenda della Diaz, ma dopo la condanna della Corte Europea per le torture al G8 è tornato in discussione, così come è tornato in discussione il suo ruolo di presidente di Finmeccanica. E così lo “sbirro” (o Lo Squalo) che ha riportato Buscetta in Italia ed è stato capo della polizia con centrodestra e centrosinistra torna in discussione. Anche dopo le ammissioni sugli eccessi nell’uso della forza appena un mese dopo la macelleria messicana di cui l’Italia porterà per sempre la colpa e la vergogna.
 
GIANNI DE GENNARO: CHI È LO SBIRRO A CAPO DI FINMECCANICA
Dopo la laurea in giurisprudenza alla Sapienza diventa commissario presso la questura di Alessandria, poi passa a Roma dove lavora alla squadra narcotici e rimedia la sua prima promozione per meriti straordinari nel 1980, quando la sua squadra fa irruzione all’ambasciata del Belgio e con un conflitto a fuoco rimedia al sequestro di trenta persone. Passa a combattere la mafia, e ci passa buona parte della sua vita, artefice di quella squadra di investigatori che annoverava tra le sue fila l’ex capo della Polizia Antonio Manganelli e l’attuale capo Alessandro Pansa. Nel 1984, 11 anni dopo esser entrato in polizia, lo Squalo arriva alla Criminalpol per dirigere lo Sco. Sono gli anni in cui si solidifica il rapporto con Giovanni Falcone, che affianca per 11 anni: da Roma alla Sicilia fino agli Usa, le operazioni antimafia firmate dai due hanno fatto storia: Pizza Connection, Iron Tower, la collaborazione di pentiti del calibro di Tommaso Buscetta e Totuccio Contorno, l’arresto di latitanti quali Zaza, Vernengo, Lucchese. Fino all’arresto del 2006 dell’allora numero uno di Cosa Nostra Bernardo Provenzano. Dopo la Direzione Investigativa Italiana nel 2000 diventa capo della polizia, incarico che lascia nel 2007 ad Antonio Manganelli, suo vice, mentre lui diventa capo di gabinetto del ministero dell’Interno e poi commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania. Poi arriva a capo dei servizi segreti fino a che, nel luglio 2013, il governo Letta non lo nomina presidente di Finmeccanica. Un ruolo che Renzi conferma nelle nomine del 2014, dicendo che avrebbe voluto le quote rosa anche nell’azienda di Stato ma lui, De Gennaro, non è voluto andare a Casablanca per cambiare sesso. Una battuta che il vecchio sbirro avrà certo apprezzato.
 
LO SQUALO E LA DIAZ
Al Comitato d’indagine sul G8, meno di un mese dopo il massacro della Diaz, ammise “eccessi” nell’uso della forza, ma aggiunse che “verosimilmente” furono determinati “dalle condizioni di guerriglia create da criminali violenti e facinorosi”. Per quanto riguarda l’ordine pubblico, precisò poi, “l’unico coordinamento spetta alle autorità provinciali di pubblica sicurezza: questore, per gli aspetti tecnici, e prefetto, per quelli politici. Non c’è alcuna dipendenza dal capo della Polizia”. Come dire, non ho deciso io l’irruzione. “Nessuno informa il capo della polizia di una perquisizione – proseguì infatti – quella sera mi ha chiamato il questore non per informarmi ma per un’autorizzazione (la possibilità di utilizzare anche i carabinieri, ndr) che competeva alle mie responsabilità: io risposi affermativamente ma dell’esito della perquisizione e dei dettagli lo appresi successivamente”. Sette anni da capo della polizia, primo e unico non americano ad aver ricevuto la massima onorificenza dell’Fbi – lo ‘Sterminatore di draghi’ lo chiamò il direttore dell’Agenzia Robert Mueller quando nel 2006 gli appuntò al petto la Medaglia al Merito – quattro alla guida dei servizi segreti e uno da tecnico prestato alla politica come sottosegretario con delega agli 007. Dai processi, De Gennaro è uscito pulito: accusato di aver istigato alla falsa testimonianza l’ex questore di Genova, è stato assolto dalla Cassazione “perche’ il fatto non sussiste”. Lui non parlò; e il suo avvocato si limitò a dire che “è molto soddisfatto”. Undici anni dopo, quando i supremi giudici condannarono i suoi uomini – Gratteri, Luperi e Caldarozzi – lo Squalo sentì invece il bisogno di tornare su quelle vicende per esprimere “affetto e umana solidarietà” per quei funzionari condannati, “di cui personalmente conosco il valore professionale”. Ma, ufficialmente per la prima volta, parlò anche di “profondo dolore” per tutti quelli che “a Genova hanno subito torti e violenze”. “Per quanto mi riguarda – aggiunse – ho sempre ispirato la mia condotta e le mie decisioni ai principi della Costituzione e dello Stato di diritto. E continuerò a farlo con la stessa convinzione”.

Potrebbe interessarti anche