Gerardo Antonazzo: il vescovo di Cassino e le accuse di molestie a otto seminaristi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-04-03

La procura della Repubblica di Cassino ha aperto un’inchiesta dopo la denuncia di molestie sessuali che sarebbero state subite da otto seminaristi da parte del vescovo della città

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La procura della Repubblica di Cassino ha aperto un’inchiesta dopo la denuncia di molestie sessuali che sarebbero state subite da otto seminaristi da parte del vescovo della città, monsignor Gerardo Antonazzo. Il prelato sarebbe indagato, ma dichiara “la totale infondatezza delle accuse” e di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. Dal Vaticano si esprimono forti dubbi sulla veridicità delle accuse: chi è a conoscenza del dossier, trasmesso per conoscenza alla Santa Sede, sottolinea che contro il vescovo sono state mosse contestazioni costruite ad arte da persone respinte dal seminario perché considerate non adatte. Ilaria Sacchettoni sul Corriere circostanzia le accuse al vescovo:

La lettura degli otto verbali acquisiti in questi tre mesi dalla polizia è stata sufficiente a disporre ulteriori accertamenti. Quei verbali cioè confermerebbero la denuncia del seminarista. Non è chiaro se i ragazzi, le presunte vittime delle attenzioni del vescovo, siano ancora suoi seminaristi. O se abbiano preso altre vie, forse abbandonando il loro percorso. Nessun provvedimento è stato ancora notificato a monsignor Antonazzo né ci sono state acquisizioni di documenti o perquisizioni da parte degli investigatori coordinati dal questore Federico Santarelli. Solo ieri è trapelato qualcosa dalle felpate indagini del procuratore capo, dopo che alcuni cronisti locali hanno diffuso la notizia di una chiusura indagini nei confronti di Antonazzo. Informazione ridimensionata dallo stesso D’Emmanuele attraverso tre righe di comunicato che confermano l’esistenza dell’inchiesta ma puntualizzano che non si è ancora arrivati ad alcuna conclusione. È sempre possibile cioè che l’ipotesi di reato nei confronti del vescovo sia archiviata.

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Inutili i tentativi di raggiungere monsignor Antonazzo — nel frattempo impegnato a cresimare un gruppo di studenti — che, solo nel tardo pomeriggio ha diffuso un comunicato: «Sento il dovere di dichiarare la totale infondatezza delle accuse che mi vengono attribuite. Posso, inoltre, assicurare che ad oggi non ho ricevuto alcuna comunicazione da parte delle autorità competenti circa l’esistenza di un’indagine a mio carico». Successivamente qualche riga dal Vaticano in agenzia. Un comunicato in cui si esprimono forti dubbi sulla veridicità delle accuse nei confronti di monsignor Antonazzo, lasciando anche trapelare che potrebbe trattarsi di calunnie, contestazioni costruite ad arte da persone respinte dal seminario che erano state ritenute incompatibili con la vita in seminario. Le carte saranno trasmesse in Vaticano alla conclusione delle indagini così come prevede la consuetudine. Prima di allora sarà difficile sondare gli umori tra le mura della Santa Sede.

Dunque, un nuovo caso clamoroso in Ciociaria dopo quello dell’ex abate di Montecassino, dom Pietro Vittorelli, che nel novembre 2015 risultò essere indagato con l’accusa di aver speso in cene, profumi e viaggi centinaia di migliaia di euro di donazioni dell’8 per mille alla Chiesa cattolica. Al sacerdote e al fratello Massimo la Guardia di finanza di Frosinone ha notificato un’ordinanza di sequestro di beni per 500 mila euro.

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