Il grande ritorno del Francesca Donato show a Di Martedì (su Lerner e evasione fiscale)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-18

Ieri l’europarlamentare leghista è tornata da Floris per spiegarci che se i leghisti si arrabbiano con i giornalisti è colpa dei giornalisti stessi. E che se l’idea è quella di aumentare le tasse ai ricchi per combattere l’evasione è normale che quelli preferiscono andare nei paradisi fiscali

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Giovanni Floris e Di Martedì hanno contribuito in maniera notevole al suo successo mediatico. E così Francesca Donato, europarlamentare della Lega che sognava l’uscita dall’euro ma che dopo l’arrivo a Bruxelles ha cambiato (pare) idea ieri era su La 7 a portare avanti la causa del sovranismo televisivo. E come sempre non ci ha deluso, perché l’europarlamentare del progetto eurexit è una che ha poche idee ma molto chiare.

Se i leghisti insultano Gad Lerner è colpa di chi dice che sono fascisti e razzisti

La Donato ci tiene a far sapere da che parte sta sulla questione degli insulti a Gad Lerner da parte dei militanti della Lega a Pontida. Secondo l’europarlamentare del Carroccio la colpa è di chi continua a dire che Salvini (uno che ammicca al fascismo in tutti i modi) è un “fascista”. «Io trovo veramente inaccettabile che si continui a dipingere Salvini e il partito della Lega come un covo di fascisti gentili e pericolosi», ha detto ieri a Di Martedì. E non è molto chiaro cosa intenda con “gentili” se intende che sono cortesi o che non sono ebrei. Chissà. Ma non finisce qui. Perché non sono i leghisti a discriminare un giornalista (o i Rom, o i migranti) sono gli altri ad essere razzisti.

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La Donato infatti spiega che quella contro la Lega altro non è che «una forma di discriminazione ideologica di una intera fascia della popolazione soltanto perché non accetta pedissequamente un sistema basato sulle elite, vuole ritornare a dare la sovranità al popolo come dice la Costituzione». Siamo a tanto così dalle argomentazioni dei suprematisti statunitensi che accusano i neri di discriminarli perché sono bianchi. Ma l’effetto è più comico che preoccupante: sembra la famosa scena del film di Sacha Baron Cohen dove Ali G accusa i parlamentari britannici di non prenderlo sul serio urlando «è perché sono nero???». Anche su Twitter la Donato se l’era presa con quelli che in modo vile e spudorato “accostano la figura di Salvini a quella di Mussolini”. Dimenticando che è Salvini, quando saluta dal balcone, quando chiede pieni poteri, quando manifesta assieme ai neofascisti ad accostare la sua figura ad un certo immaginario di estrema destra che Mussolini non lo ha mai dimenticato.

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L’onorevole Donato a Pontida

Esaurito questo argomento la Donato ha lottato contro la proposta di tassare i contanti con argomenti risibili (cose tipo: “se c’è un blackout e non funzionano i Bancomat”) invece che parlare del vero problema della proposta di Confindustria. Non sono mancati poi i cavalli di battaglia con con la Donato spopola sui social. Ad esempio la difesa della Flat Tax (che secondo lei aiuta i poveri) e alcuni curiosi distinguo sulla lotta all’evasione che non si può fare mica aumentando le tasse ai ricchi: «si parla di fare una tassazione progressiva aumentando le tasse ai ricchi ed è vero che a questo punto i ricchi preferiscono andare nei paradisi fiscali. Noi che cosa vogliamo: vogliamo aumentare la domanda interna o ucciderla per sempre togliendo di tasca i soldi alle persone». In questo passaggio la Donato sembra stia difendendo la decisione dei ricchi che portano il loro denaro nei paradisi fiscali (sottraendolo alle casse dello stato) e crede – come Sallusti – che la cosa migliore per far crescere un paese dove il reddito medio dichiarato è pari a 20.940 euro sia quello di lasciare più soldi in tasca a chi ne ha già per far crescere la domanda interna. Certo, i ricchi in genere comprano beni di lusso (però molti sono di importazione) ma quando hanno un surplus di denaro lo investono e quindi non mettono in circolazione la ricchezza. È un peccato che l’onorevole leghista ieri abbia avuto poco spazio per parlare, chissà quante altre perle ci avrebbe regalato.

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