L’anestesista che racconta di essere stata insultata al telefono dal padre di un no vax intubato | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-15

Francesca Bertamini è anestesista nell’azienda ospedaliera dell’Università di Padova. Ospite a “L’aria che tira” su La7, ha raccontato la sua spiacevole esperienza al telefono con il padre di un ragazzo non vaccinato ricoverato in terapia intensiva

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Insultata al telefono dal padre di un paziente no vax ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale in cui lavora, perché “la loro è una libertà di scelta personale, non si sa nemmeno cosa c’è nel vaccino”. Sono le condizioni assurde nelle quali è costretta a lavorare Francesca Bertamini, anestesista nell’azienda ospedaliera dell’Università di Padova, e come lei molti altri medici attivi in prima linea nella lotta al Covid. Ospite di Myrta Merlino a L’aria che tira su La7, Bertamini ha raccontato il suo accaduto, dopo averlo anche condiviso con un post sul suo profilo Facebook.

L’anestesista insultata al telefono dal padre di un no vax

“Chiamo sempre alle 2 del pomeriggio i parenti per avvisare delle condizioni dei loro cari. Un giorno mi risponde il papà di un ragazzo sui 30 anni, che subito mi attacca dicendomi che loro non si vogliono vaccinare perché non sanno cosa c’è dentro il vaccino. Gli rispondo gentilmente che non sanno nemmeno cosa contengono i farmaci che stanno somministrando a suo figlio per cercare di farlo sopravvivere. Lui ha continuato a insistere. Si è raccomandato di non fare il vaccino a suo figlio durante la degenza in terapia intensiva, cosa impossibile ed inutile perché ormai la malattia l’ha presa”. Bergamini racconta anche l’aumento di persone sane nella fascia d’età tra i 30 e i 60 anni nei reparti di terapia intensiva: “Ce ne sono tanti come lui, che invece di essere al bar a prendere una birra con gli amici hanno deciso di non vaccinarsi e dopo essersi presi il virus sono qui da noi in terapia intensiva. I non vaccinati hanno un’età molto giovane, tra i 30 e i 60 anni, persone che stanno bene a casa, apparentemente sane, che non prendono farmaci. Adesso sono da noi, intubati a pancia in giù”. “E pensare che se non ci fossero i no vax ricoverati da noi – ha concluso l’anestesista nel suo post – la rianimazione sarebbe vuota e le sale operatorie continuerebbero a funzionare per salvare chi ne ha bisogno”. Parlando con Merlino invece ha toccato anche il tema delle ripercussioni legali sui medici dei reparti Covid: “C’è grande amarezza – ha detto – perché le persone che riescono ad uscire non escono come sono entrate. Sono necessari mesi di riabilitazione, il corpo ne subisce le conseguenze. Abbiamo ricevuto una denuncia da un paziente che dopo 15 giorni di terapia intensiva, salvato per i capelli, ci ha denunciati per un ematoma sul braccio. Ma ce ne saranno altre di queste denunce perché negli occhi di molti pazienti vedo odio”.

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