La vera storia del complotto sui vaccini raccontato dalla consigliera M5S

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-04-21

Il lobbista “spiato” dalla consigliera 5 Stelle ci ha raccontato cosa è successo davvero quella mattina a Bruxelles quando qualcuno ha origliato una sua conversazione privata

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Oggi Francesca Benevento, consigliera municipale del MoVimento 5 Stelle, ha deliziato l’Internet con la sua avvincente e sconclusionata storia di lobbisti anonimi che parlano con europarlamentari per promuovere la vendita di pericolosi vaccini. Nonostante le indicazioni fornite dalla Benevento fossero assai imprecise il misterioso lobbista è uscito dall’ombra e si è palesato proprio nei commenti a quel thread. Increduli lo abbiamo contattato per sentire la sua versione dei fatti. Comprensibilmente Antonio Iannamorelli – questo il suo nome – è rimasto parecchio divertito dall’ingarbugliato racconto imbastito dalla portavoce pentastellata ed ha accettato di buon grado di farsi intervistare.

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Antonio Iannamorelli durante la campagna delle primarie 2013 [Fonte: Facebook.com]
Buongiorno Antonio, come ha fatto a capire che era lei la persona di cui parlava la Benevento?
«Gli indizi erano chiari: mi sono candidato alle primarie del Partito Democratico per le amministrative del 2013 a Sulmona ma sono arrivato secondo e non sono stato il candidato sindaco del PD. Dopo quell’esperienza ho preferito dedicarmi ad altro ma non sono diventato lobbista perché mi è andata male, anzi lo facevo già di lavoro. E qualora fossi stato eletto sindaco avrei naturalmente chiesto l’aspettativa.»
Quindi lei è davvero un lobbista, lo ammette?
«Sì, dal 2008 al 2010 ho lavorato per Sanofi Pasteur, la divisione vaccini di Sanofi Aventis. Nel 2013 già non lavoravo più per quell’azienda e quindi anche quando sono stato visto in aeroporto a Bruxelles dalla consigliera già non lavoravo più per Sanofi.»
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È riuscito a ricostruire le circostanze di quell’episodio, con chi stava parlando in aeroporto?
«È passato del tempo e non ricordo con precisione con chi stessi parlando ma sì, ricordo quella conversazione. Bisogna però tenere conto che incontrare un europarlamentare in aeroporto a Bruxelles è un po’ come incontrare un cinese in Piazza Vittorio a Roma. Quel giorno probabilmente avrò parlato con tre o quattro europarlamentari. Non credo di aver parlato con la Presidente della Commissione Salute perché è una deputata romena e nel post la consigliera fa riferimento ad un europarlamentare, probabilmente italiano.»
A meno che non abbia frainteso pure quello. E di che parlavate?
«Era una normalissima conversazione privata con una persona che ho incontrato in aeroporto e alla quale ho raccontato la mia storia e la mia esperienza professionale, ovviamente specificando che sono un lobbista e anche che ho lavorato per una casa farmaceutica che produce vaccini. Ma dal momento che già all’epoca non lavoravo più per Sanofi Pasteur sicuramente non stavo promuovendo l’acquisto di vaccini.»
Quindi è vero che ha perso il posto di lavoro per una pubblicazione sulla correlazione tra vaccini e autismo come sostiene la consigliera?
«No, la situazione è decisamente diversa. All’epoca ero assunto con un contratto a tempo determinato che non mi fu rinnovato in concomitanza con la vicenda legata alla pandemia di influenza H1N1. Come tutti sanno la pandemia poi non c’è stata e quindi i governi nazionali (Francia, Germania e anche Italia) annullarono le commesse. Ma l’azienda (così come anche altre case farmaceutiche), che aveva investito molto anche dal punto di vista economico nella produzione del vaccino si vide costretta a fare dei tagli al personale per non sforare il budget. Ma c’è di più..»
Cosa?
«La consigliera ha completamente frainteso il senso di una mia affermazione. Quando parla di una mia richiesta a “finanziare la ricerca privata” quello che non ha colto è che stavamo parlando delle ricerche co-finanziate dal pubblico e dal privato. All’epoca era in discussione una norma sulla ricerca open-source che avrebbe obbligato a rendere immediatamente pubblici risultati della ricerca compartecipate, una cosa che però avrebbe comportato che le aziende private avrebbero disinvestito in queste forme di ricerca e smesso di finanziare la ricerca pubblica perché non avrebbero avuto nessuna convenienza economica nel farlo. Quello che io stavo dicendo era l’esatto contrario di quello che ha capito la consigliera: siccome bisogna incentivare le aziende private a investire nella ricerca bisogna fare una norma che contempli sia le esigenze del settore pubblico sia quella delle aziende di trarne profitto. Quella dei social network invece è tutt’altra cosa e riguarda le case editrici. Perché se tu fai una norma che disincentiva la ricerca privata a rimetterci sono anche le case editrici che pubblicano (e ovviamente hanno tutto l’interesse a farlo) i risultati.»
Quindi il social network cos’è?
«Non sono dei veri social network sono dei sistemi di interscambio delle informazioni, ai quali anche l’Italia aderisce, dove i ricercatori pubblicano le loro ricerche. Questi sistemi, tramite i quali gli ospedali ad esempio possono trovare le ultime ricerche su una malattia rara o un’università trovare uno scienziato da assumere, sono finanziati dalle case editrici ma a questo punto i vaccini non c’entrano più. Ed era di questo, non dei vaccini, di cui volevo parlare con la Ministro Lorenzin che sui vaccini sta facendo un ottimo lavoro.»
E adesso fa ancora il lobbista, per chi?
«Sì, faccio ancora il lobbista, lavoro per Reti, un’azienda di lobbying dove da tre anni ricopro la posizione di Direttore Operativo. Il nostro non è un lavoro segreto o nascosto tant’è che organizziamo anche giornate di “open lobbying” dove si può vedere come lavoriamo e cosa facciamo.»
Ma lei ha mai incontrato, facendo il lobbista, un parlamentare del MoVimento? Loro dicono che con i lobbisti non ci parlano…
«Certo, come in tutti i partiti, ci sono parlamentari del M5S che sono preparatissimi e che ci ascoltano e che sanno fare il loro lavoro quindi ho parlato anche con loro».
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EDIT DEL 24/04/2017: Ieri la consigliera Benevento, dopo aver coraggiosamente cancellato il post dove svelava le oscure trame di lobbisti, politici e Big Pharma, è tornata a scrivere su Facebook sulla questione per spiegarci qual era il suo obiettivo. Lungi dal riconoscere l’errore, correggere le numerose imprecisioni del suo post (una su tutte: “Surmona”)  e dall’ammettere di aver completamente frainteso il senso della conversazione che ha origliato due anni fa la Benevento sostiene di non aver detto nulla contro i vaccini “perché non ho le competenze specifiche”. La consigliera ricorda di non aver mai fatto il nome del “soggetto interessato”, questo evidentemente in ossequi al precetto dei coraggiosi pentastellati  di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno all’insegna della trasparenza quanno ce pare (o quando non rischiamo querele). La Benevento continua ad accusare Antonio Iannamorelli di essere un lobbista, dimenticando di dire che fare il lobbista in Italia è una professione come tutte le altre e non costituisce un reato. Forse possiamo dedurre che anche sulle lobby e su Big Pharma la consigliera Benevento non ha “competenze specifiche”? Allora di che parla?
 

Leggi sull’argomento: Francesca Benevento: la consigliera M5S che ha scoperto il complotto di Big Pharma sui vaccini

 
 
 
 
 
 

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