E ora che succede? La fine del governo ferma i progetti e molte delle leggi in discussione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-07-21

Dal ddl concorrenza al PNRR, passando per gli aiuti alle famiglie e a tutti quei disegni di legge che erano in fase di discussione alle Camere (anche lo Ius Scholae)

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Il triplice fischio è arrivato con molti minuti di anticipo rispetto al termine della partita di questa legislatura. La fine del governo Draghi – sancita dalla fiducia non votata mercoledì in Senato da Lega, Forza Italia e MoVimento 5 Stelle – porta e porterà con sé, in modo inevitabile, una parziale paralisi di tutte quelle riforme, norme, disegni di leggi e piani di intervento a sostegno dei cittadini (compresi quelli relativi al costo dell’energia). Compresi tutti quei piani legati agli obiettivi fissati nel PNRR. Ma cosa succede ora?

Fine governo Draghi, ora che succede a PNRR e disegni di legge?

In attesa di capire se si andrà a votare a fine settembre (la prima data utile è il 25) o a inizio ottobre (si parla già del 2), la situazione di stallo rischia di avere effetti devastanti per la crescita del nostro Paese. Perché la fine governo Draghi porterà, inesorabilmente, a un aumento dello Spread (con i mercati che reagiranno in modo negativo, con annessa mancata fiducia sul nostro Paese da parte degli investitori). Ma questo è solo un aspetto che sarà tangibile già nell’immediato. I veri problemi, però, si paleseranno durante questa lunga stagione elettorale estiva, con l’esecutivo che rimarrà in carica fino all’insediamento del nuovo (dopo le elezioni), ma con un margine di azione ridottissimo.

Dal PNRR al costo dell’energia

Insomma, una sorta di esercizio provvisorio in cui potranno essere varate solamente norme (ovviamente non si potrà iniziare neanche a discutere della prossima legge di Bilancio, proprio per via dei limiti costituzionali) legate all’amministrazione quotidiana. E così il PNRR e la tranche di anticipo da richiedere entro la fine dell’anno rischia di fermarsi al palo: mancano, infatti, ben 55 progetti da presentare all’Europa per ottenere un’altra porzione di quei fondi messi a disposizione dall’UE. Comprese le riforme che, vista la condizione dell’esecutivo in dismissione, non potranno essere varate.

Poi, come riporta il quotidiano Il Messaggero, ci sono tutti quei provvedimenti che hanno un valore sociale ed economico. Nonostante un raggio d’azione ridotto, quel che resta del governo Draghi potrebbe comunque riuscire a rinnovare e prorogare quelle norme atte a dare ossigeno ai cittadini: il taglio di 30 centesimi sul prezzo dei carburanti e la riduzione degli oneri legati al prezzo di gas e luce. Provvedimenti che andrebbero solamente prorogati nel tempo e, dunque, rientranti nelle funzioni di questo esecutivo a scadenza.

Le pensioni e il taglio del cuneo fiscale

Ma c’è altro che rischia di provocare un dissesto generale, ancor peggiore rispetto a quel che stiamo vivendo. Per esempio, il tema del sistema di previdenza sociale. Senza l’intervento da parte del governo, da gennaio – infatti – si tornerà alla versione integrale della legge Fornero: pensione anticipata con 42-43 anni di contributi o di vecchiaia a 67 anni. E oltre alla paralisi sul tema della cessione dei crediti, della riduzione delle aliquote e dei milli miliari di crediti non esigibili, c’è anche il capitolo del taglio del cune fiscale. Questo tipo di provvedimento potrebbe essere discusso, ma sarebbe comunque oggetto di voto tra le varie anime che (ora) non fanno più parte di una maggioranza di governo. Esattamente la stessa sorte che potrebbe impantanare il ddl concorrenza.

Fine governo Draghi e i disegni di legge parlamentari

Ultimi, ma non per importanza, tutti i temi sociali che sono stati oggetto – in queste settimane, prima della fine governo Draghi – di dibattito, confronto e scontro parlamentare. Come spiega La Stampa, con lo scioglimento delle Camere e il ritorno alle urne (quindi con la fine di questa legislatura), i progetti attorno allo Ius Scholae, la cannabis, il fine vita e il doppio cognome saranno bloccati e dovranno ricominciare il proprio iter con il prossimo esecutivo, la prossima maggioranza, il prossimo parlamento. Insomma, le leggi discusse mediaticamente per mesi finiranno nella cenere.

(Foto IPP/ImagoStock)

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