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“L’omertà non è solo mafiosa, c’è quella istituzionale che è più grave”, il messaggio di Fiammetta Borsellino | VIDEO
neXtQuotidiano 23/05/2022
Ospite dio Fabio Fazio a “Che Tempo che fa”, la figlia del magistrato ucciso dalla mafia si concentra sui depistaggi nelle indagini e nei processi
Ci sono responsabilità delle organizzazioni criminali e quelle dello Stato. Fiammetta Borsellino, ospite di Fabio Fazio a “Che Tempo che fa”, ha parlato in occasione dell’anniversario dell’uccisione del giudice Giovanni Falcone, grande amico di suo padre Paolo anch’egli ucciso dalla mafia nel luglio del 1992. E le sue parole sono molto dure, non solo contro chi ha usato la mano armata per uccidere chi lottava contro il sistema e la cupola di Cosa Nostra, ma anche contro chi – rappresentante dello Stato – ha fatto di tutto per depistare e rallentare la corsa verso la verità, le responsabilità e le condanne.
«L’omertà non è solo quella mafiosa, ma c’è quella istituzionale che è più grave»
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— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) May 22, 2022
Fiammetta Borsellino e l’omertà che non è solo mafiosa
Il tema è quello dei depistaggi e del ruolo di attori istituzionali nel rallentare la ricerca della verità nei processi e nelle indagini per le stragi di mafia. Non solo quelle che hanno provocato la morte di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo – di cui oggi ricorre il 30° anniversario -, Paolo Borsellino e delle loro scorte. Perché Fiammetta Borsellino è certa:
“L’omertà non è solo quella mafiosa, ma c’è quella istituzionale che è più grave”.
Il riferimento è alle indagini e le responsabilità che alcuni personaggi di spicco hanno provato a nascondere sotto il tappeto polveroso dell’omertà. E lo spiega in un altro passaggio della sua intervista.
“Credo che questa di Via D’Amelio e tante altre stragi è una storia torbida e lo Stato ha perso la possibilità, con il depistaggio, di poter fare anche pulizia al proprio interno: è evidente che la mafia non agisce da sola”.
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Si parla della Procura di Caltanissetta che sta seguendo il filone d’indagini sul depistaggio, parlando del pentito Scarantino e di tutta quella narrazione fatta nel corso dei lunghi processi che per anni non hanno portato a nulla.
“Nessun uomo dotato di minima intelligenza crederà che un depistaggio che è stato definito il più grave della storia della Repubblica italiana sia stato compiuto da un manipolo di poliziotti. La sentenza del quater che definisce quello di via D’Amelio (l’attentato che provocò la morte di Paolo Borsellino, ndr) il depistaggio più grave della storia, nonché anche l’errore giudiziario più grave della storia, dice che Scarantino è stato indotto a dire il falso da coloro che lo gestivano. E coloro che lo gestivano sono sicuramente gli investigatori, che sappiamo tutti sono controllati e coordinati dai magistrati. Queste gravissime anomalie che hanno caratterizzato sia le indagini che i processi, non hanno portato a un seguito per l’individuazione di una responsabilità nei confronti di coloro che ne sono stati attori, né da parte del CSM, né da parte della Procura Generale della Corte di Cassazione. Per questo io ritengo offensiva la chiamata fattami qualche giorno fa dal Procuratore Generale della Cassazione che mi invitava a partecipare a un convegno dei super-procuratori generali di Palermo, perché io dalla Procura generale mi aspetto delle risposte. E le aspettiamo da tanto tempo. Io credo che questa di Via D’Amelio e tante altre stragi è una storia torbida e lo Stato ha perso la possibilità, con il depistaggio, di poter fare anche pulizia al proprio interno: è evidente che la mafia non agisce da sola. E lì torniamo a quelle menti raffinatissime di cui parlava Falcone che sicuramente sono rimaste nell’ombra e hanno avuto una contingenza di interessi affinché determinate stragi potessero essere portate a termine”.
(foto e video: da “Che Tempo che Fa”, Rai3)