Cultura e scienze

Il farmaco anti-diabete che può ostacolare il Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-06

L’obiettivo dei ricercatori è ora quello di riuscire a capire fino a che punto i farmaci anti-diabete possono essere efficaci per il Covid-19.  Intanto, l’Università di Miami ha iniziato uno studio osservazionale per verificare se i pazienti contagiati dal nuovo coronavirus e trattati con la terapia per il diabete abbiano un decorso diverso

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Il Messaggero racconta oggi che nell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 c’è una nuova linea di ricerca che arriva dai diabetologi:

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Diabetes Research and Clinical Practice, condotto da Gianluca Iacobellis, a capo del Servizio di Diabetologia dell’ospedale universitario di Miami, per arrivare al virus, oltre alla porta di ingresso principale, ossia il  recettore Ace 2, che si trova soprattutto sulle cellule del sistema respiratorio umano, bisogna valutare il recettore Dpp4: presente sulla superficie di tutte le cellule, come quelle di bronchi e cuore, ha un legame con il sistema immunitario e con quello infiammatorio.

Il suo coinvolgimento nella Sars, la malattia da coronavirus comparsa nel 2002-2003, era già noto. Per Iacobellis, insomma, «esiste anche un meccanismo diverso, che potrebbe aprire una via terapeutica per chi ha la malattia Covid-19 in forma moderata». L’obiettivo dei ricercatori è ora quello di riuscire a capire fino a che punto i farmaci anti-diabete possono essere efficaci per il Covid-19.  Intanto, l’Università di Miami ha iniziato uno studio osservazionale per verificare se i pazienti contagiati dal nuovo coronavirus e trattati con la terapia per il diabete abbiano un decorso diverso.

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Coronavirus: COVID-19, la malattia (La Repubblica, 4 marzo 2020)

«Si apre una nuova prospettiva che però va indagata in modo approfondito», spiega Maurizio Sanguinetti, direttore del dipartimento di Scienze di Laboratorio e infettivologiche della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma e presidente della Società europea di Microbiologia e Malattie infettive (Escmid). Gli studi scientifici finora hanno evidenziato che «se c’è un ruolo per il Dpp4 è però minoritario, non è la via principale di accesso, ed è controverso se lo sia in ogni caso, infatti non è stato studiato in dettaglio».

È insomma da valutare la possibilità che «farmaci che interferiscono con questo recettore possano interferire o quantomeno ridurre almeno parzialmente l’entrata del virus. Anche in questo caso sarebbe opportuno condurre qualche trial anche in situazione di emergenza per poter appurare se questo approccio è corretto o meno. Questi farmaci possono essere una prospettiva ma sono dunque da verificare».

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