Eva Sacconago: la storia della violenza sessuale con la suora e dell’amore con il prete

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-27

Ieri l’udienza del processo d’appello nei confronti di Mariarosa Famè, l’ex suora condannata in primo grado per averla violentata prima del suo suicidio

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Eva Sacconago si impiccò il 21 giugno del 2011, dopo aver mandato a un prete un ultimo sms:«Pinguino mio, ti voglio salutare. Ti voglio bene, non essere troppo triste perché ti guardo ogni volta che cerchi una stella».

Eva Sacconago: la storia del sesso con la suora e il prete

E proprio ieri gli sms, i diari e le lettere di Eva Sacconago sono entrati nel processo a Mariarosa Farè, ovvero “Suor Mary”, ex suora che è stata condannata in primo grado a tre anni e mezzo di carcere per violenza sessuale. La prima Corte d’Appello di Milano, accogliendo la richiesta della procura generale e della parte civile, ha riaperto l’istruttoria dibattimentale nel processo di secondo grado per la violenza sessuale avvenuta poche settimane prima che la giovane si togliesse la vita, a 26 anni, nel giugno 2011.

L’ex suora, di ventiquattro anni più anziana di Eva, perseguitava la sua vittima conosciuta all’oratorio Sant’Edoardo di Busto Arsizio: a provarlo ci sono i due diari che nel 1999 l’adolescente Eva, allora appena tredicenne, cominciò a scrivere quando la relazione con la suora era appena agli inizi. Secondo la sentenza di primo grado la Farè usò violenza nei confronti di Eva Sacconago dopo essere stata lasciata per un prete. I giudici dell’appello hanno chiesto a uno psichiatra, Franco Martelli, di analizzare gli scritti della vittima per valutare quanto la ragazza fosse padrona delle sue azioni quando andava volontariamente a letto con la suora,o se una condizione di «inferiorità psichica» rendesse comunque quei rapporti atti di violenza.

Le lettere e i diari di Eva Sacconago

Scrive oggi Il Giornale in un articolo a firma di Luca Fazzo che i messaggi di suor Mary alla ragazza sono crudi, espliciti:«aprimi e bagnami della tua tenerezza». Le lettere di Eva al prete, don Alessandro, sono invece di grande dolcezza, ma non lasciano molti dubbi sul «rito del venerdì», quando la ragazza e il sacerdote cenavano e dormivano insieme: «mi sono accorta che quando dormi da me la mia giornata inizia meglio».

Stretta tra la gelosia della suora e la ritrosia del prete, preoccupato delle voci che giravano in parrocchia, Eva annuncia il suo suicidio:«la cosa che mi resta da fare non è la cosa migliore». Per lo psichiatra, anche il legame col sacerdote fu una causa indiretta del suicidio. Per questo la Procura generale voleva che l’uomo, che non è mai stato indagato, venisse interrogato in aula. Ma i giudici hanno deciso di no.

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