Essere donna ai tempi dell'ISIS

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-02-05

«Women of the Islamic State: Manifesto and Case Study»: un documento dello Stato Islamico spiega alle donne come deve essere una perfetta musulmana. Le ragazze possono sposarsi a partire dai 9 anni e non devono essere corrotte dal lavoro

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Le ragazze possono sposarsi a partire dall’età di nove anni, dovrebbero idealmente avere mariti da 16 o 17 e non devono essere corrotte dal lavoro. In generale, la donna è stata creata da Dio per stare a casa e non ha alcuna responsabilità più alta che quella di essere moglie e madre. Questo secondo un trattato sulle donne ai tempi dell’ISIS pubblicato dallo Stato Islamico e tradotto in inglese con il titolo «Women of the Islamic State: Manifesto and Case Study» dopo essere stato pubblicato in un forum jihadista di lingua araba che si attribuisce il ruolo di ala mediatica della Brigata Al Quassam, una milizia tutta al femminile istitutita dall’ISiS. Il Guardian ne parla in un articolo pubblicato oggi dopo che è stato tradotto in inglese dalla Quilliam Foundation.
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ESSERE DONNA AI TEMPI DELL’ISIS
Il documento è diviso in tre sezioni. La prima parte offre una lunga confutazione della civiltà occidentale e del suo pensiero, e i seguaci dell’ISIS si occupano specificamente di questioni come il femminismo, l’istruzione e la scienza. La seconda parte si basa sulla testimonianza della vita nei territori ora controllati dallo Stato islamico, prima nella città irachena di Mosul, e, in secondo luogo, a Raqqa della Siria. L’ultima sezione mette a confronto la vita delle donne che vivono nelle zone controllate dall’ISIS in Siria e Iraq con la vita per le donne che vivono nella penisola arabica, in particolare in Arabia Saudita. L’obiettivo è quello di propagandare l’ideologia dello Stato Islamico e reclutare nuovi sostenitori: per questo non ne esiste una traduzione in inglese, spiega la Quilliam Foundation: si tratta di un documento ad uso interno, a differenza dei video del terrore spesso sottotilati in inglese, francese e russo. Il suo target di riferimento sono dunque le donne arabe, e più precisamente quelle dell’Arabia Saudita, a cui sembra in particolare riferita la propaganda.
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La tesi centrale del manifesto è che la donna è stato creata per popolare la Terra, come l’uomo. Ma, come Dio ha voluto che fosse, è stata creata a partire da Adamo e Adamo. Al di là di questo, il suo creatore ha stabilito che non vi è alcuna responsabilità maggiore per lei che quella di essere una compagna per suo marito. Le donne devono vivere in stanze con le porte chiuse e uscire di casa solo in circostanze eccezionali: «E’ sempre preferibile per una donna rimanere nascosta dal velo, e nascondersi alla società attraverso il velo», si dice. I negozi di vestiti e i saloni di bellezza sono opera del demonio. L’introduzione al trattato dice che il manifesto non è stato sancito dallo “Stato” – ovvero dallo Stato islamico – o dalla sua leadership, ma è un documento che serve a «chiarire il ruolo delle donne musulmane e la vita che si desidera per loro» e «per chiarire la realtà della vita e l’esistenza santificato delle donne nello Stato islamico». Dai sette a nove anni le bambine devono studiare fiqh e religione, leggere il Corano e studiare le scienze naturali. Dai 10 ai 12 dovranno studiare cosa dice la religione islamica a proposito delle donne e su matimonio e divorzio; a quell’età dovranno imparare a tessere, cucire e cucinare. Dai 13 ai 15 anni avranno un’istruzione sulla sharia e impareranno le competenze più manuali, soprattutto quelle relative alla crescita dei figli, mentre dovranno studiare la storia islamica, la vita del profeta e dei suoi seguaci. «Consideriamo legittimo per una ragazza sposarsi a partire dai nove anni, la maggior parte delle ragazze pure saranno già sposate quando arriveranno ai 17 anni, mentre i maschi non devono andare oltre i 20 anni. Il modello occidentale, dice il trattato, con le donne che vanno a lavorare «assumendo idee corrotte», è fallito.
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LA CONDANNA ALL’OCCIDENTE
Il manifesto contiene una lunga condanna della cultura delle «miscredenti d’Europa», invitando i suoi lettori a sconfessare «la falsità e il materialismo nella civiltà» e a dedicarsi invece alla conoscenza della religione. La comunità islamica ideale, si afferma, dovrebbe concentrarsi sull’applicazione della sharia e sulla diffusione dell’Islam. Il jihad è permesso soltanto se non ci sono uomini disponibili. Lo scopo della sua esistenza è il dovere divino della maternità.
 

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