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Ercole Incalza: il dirigente arrestato per tangenti che il governo ha difeso fino all'ultimo

neXtQuotidiano 16/03/2015

Agli indagati vengono contestati i reati di corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la Pa. Il ministro Lupi lo aveva difeso dopo un’interrogazione del M5S

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Quattro arresti e oltre 50 indagati in una maxi operazione dei carabinieri del Ros, coordinata dalla procura di Firenze. Nel mirino la gestione illecita degli appalti delle cosiddette Grandi opere. Agli indagati vengono contestati i reati di corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la Pa.  Il super-dirigente del Ministero dei Lavori Pubblici (ora consulente esterno) Ercole Incalza, è tra i quattro arrestati dell’inchiesta della Procura di Firenze e del Ros. Gli altri sono gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo, e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza. Lui dal 2001 era capo della struttura tecnica di missione che cura le grandi opere al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
 
CHI È ETTORE INCALZA E PERCHÉ IL GOVERNO LO HA DIFESO
Incalza era indagato dal gennaio 2013 per corruzione a Firenze perché avrebbe agevolato il consorzio Nodavia (capeggiato dalla coop rossa Coopsette) per i lavori della TAV di Firenze. Incalza, secondo i pm, “portava un rilevante contributo agli obiettivi dell’associazione in quanto dirigente della unità di missione del ministero a cui faceva riferimento l’appalto Tav di Firenze, si attivava per attestare falsamente che l’autorizzazione paesaggistica non era scaduta e che i lavori erano iniziati entro i cinque anni e successivamente attestava che le varianti al progetto non erano essenziali”. In pericolo, secondo i magistrati, c’era un importante monumento fiorentino, la Fortezza da Basso. Lo scavo del tunnel dell’alta velocità, per i pm, poteva lesionare le fondamenta della Fortezza. In un question time del luglio 2014 il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi lo aveva difeso dalle richieste di revoca dei deputati Alessandro Di Battista e Matteo Dall’Orco.

Le ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione dalle prime ore di questa mattina a Roma e a Milano da parte del Ros, che contestualmente sta effettuando in diverse regioni perquisizioni di uffici pubblici e sedi societarie riconducibili agli indagati.
 
ANCHE POLITICI INDAGATI NELL’INCHIESTA ROS
Secondo l’accusa sarebbe stato proprio Incalza – definito “potentissimo dirigente” del ministero dei Lavori Pubblici, dove è rimasto per 14 anni, attraversando sette governi, fino all’attuale – il principale artefice del “sistema corruttivo” scoperto dalla procura di Firenze. Sarebbe stato lui, in particolare, in qualità di ‘dominus’ della Struttura tecnica di missione del ministero dei Lavori pubblici, ad organizzare l’illecita gestione degli appalti delle Grandi opere, con il diretto contributo di Perotti, cui veniva spesso affidata la direzione dei lavori degli appalti incriminati. Riguardo agli altri due arrestati, Pacella è un funzionario del ministero, stretto collaboratore di Incalza, così come gravitava nell’ambito del dicastero anche Cavallo, presidente del Cda di Centostazioni Spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato. Le indagini sono coordinate dalla procura di Firenze, perché – sempre secondo quanto è stato possibile apprendere – tutto è partito dagli appalti per l’Alta velocità nel nodo fiorentino e per il sotto-attraversamento della città. Da lì l’inchiesta si è allargata a tutte le più importanti tratte dell’Alta velocità del centro-nord Italia ed a una lunga serie di appalti relativi ad altri Grandi Opere, compresi alcuni relativi all’Expo. Anche dei politici figurano tra gli oltre 50 indagati nell’ambito dell’inchiesta della procura di Firenze sulle tangenti per gli appalti delle Grandi opere. Riguardo Incalza si chiacchierava anche a proposito della compravendita di una casa da parte del genero nel 2004 a piazzale Flaminio per 390mila euro a fronte di un preliminare per 1,140 milioni firmato dallo stesso dirigente. Intermediari della vicenda furono Angelo Zampolini e Diego Anemone, l’architetto della casa di Claudio Scajola e uno dei membri della cricca dei grandi eventi, un’altra vicenda per cui Incalza è finito sotto la lente delle procure»
 

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