“Dire che si è gay è una cosa, presentarsi in classe con la parrucca è un’altra”: le parole di Elena Donazzan sul caso Cloe Bianco

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-06-17

L’assessora di Fratelli d’Italia Elena Donazzan, che definì “carnevalata” il coming out di Cloe Bianco – morta suicida lo scorso 11 giugno – difende la sua posizione assunta 7 anni fa: “Lo rifarei”

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Quando Cloe Bianco si presentò in classe, nel 2015, vestita da donna, spiazzando tutti visto che fino al giorno prima era Luca Bianco e aveva dovuto reprimere la sua volontà di mostrarsi per quello che era, Elena Donazzan – all’epoca assessora all’Istruzione della Regione Veneto in quota Fratelli d’Italia – parlò di “carnevalata”, di “signore vestito da donna”, e di “giusto sdegno”. A lei fu indirizzata una lettera, scritta dai genitori di uno studente, che conteneva diverse lamentele per quanto accaduto. Cloe Bianco si è uccisa pochi giorni fa, dandosi fuoco nel camper in cui viveva, nei boschi tra Auronzo e Misurina, in provincia di Belluno. Ha lasciato una copia del suo testamento biologico e di quello olografo. Il suo ultimo messaggio recita: “Si tratta d’esistere sempre sommessamente, nella penombra. In punta di piedi, sempre ai bordi della periferia sociale, dov’è difficile guardare in faccia la realtà. Io sono brutta, decisamente brutta, sono una donna transgenere. Sono un’offesa al mio genere, un’offesa al genere femminile. Non faccio neppure pietà, neppure questo”.

“Dire che si è gay è una cosa, presentarsi in classe con la parrucca è un’altra”: le parole di Elena Donazzan sul caso Cloe Bianco

Qualcuno oggi dice a Donazzan che dovrebbe scusarsi per le sue parole di allora. Il deputato forzista Elio Vito ne ha chiesto le dimissioni. “È sconvolgente che il movimento Lgbt stia usando la morte tragica di una persona per farne una polemica politica. Chi ha lasciato solo il professor Bianco sono loro, che a sette anni di distanza cercano di trovare la visibilità attribuendo una responsabilità senza farsi una domanda”, dice oggi Donazzan intervistata (dal minuto 24) su Radio 24. “Dire che si è omosessuali è un’affermazione – spiega – ma presentarsi in classe con una parrucca bionda, il seno finto, i tacchi e la minigonna, è un’altra cosa. Venne usata allora per dire che era una persona di grande coraggio, e oggi viene usato per fare una polemica politica, perché sono di fratelli d’Italia”. Si rivolge a lei al maschile, nonostante avesse chiesto esplicitamente di essere chiamata Cloe. “A Milano c’è il sole o la pioggia?”, prova a spiegarsi con una metafora Donazzan. “Oggi c’è il sole, anche se vorrei che piovesse. Se quella persona era un uomo, bene, decideva di sentire la propria sessualità in modo suo, diverso, particolare, bene, non è la scuola il luogo della ostentazione. Ci sono molti insegnanti gay che conosco e si confrontano con me, non usano la scuola per farne una vetrina, la rispettano. Che tipo di messaggio diamo”.

L’assessora di FdI e il coming out di Cloe Bianco

E ancora, esasperandone il coming out: “Non ho usato espressioni degradanti verso questa persona. E lo rifarei. Se a settembre qualcuno decidesse di andare vestita in pelle con frustino dicendo di chiamarla ‘Pantera’ io avrei lo stesso atteggiamento”. Si difende dicendo di essere una “rappresentante delle istituzioni”, dimenticando che ci sono istituzioni che rispettano e riconoscono i trans: a Milano è stato istituito un “registro di genere” per le persone transgender e non binarie che permetterà a chiunque di avere documenti di riconoscimento di competenza del Comune come abbonamento ATM, tessere delle biblioteche, badge e documenti di riconoscimento aziendali per i dipendenti del Comune di Milano e delle aziende partecipate con il proprio nome di elezione e non quello anagrafico. “Che poi si sentisse omosessuale è privato – conclude Donazzan dimenticando che l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono due cose diverse – resta il professor Bianco quando fece il concorso, quando venne assunto da precario, e se lui a casa, nel tempo con gli amici, fuori dalla scuola, faceva altro, è nella sua legittima sfera privata. Ma a scuola con la parrucca, il seno finto, la gonna e i tacchi non si va”. Donazzan ha lamentato di aver ricevuto diverse minacce dal giorno del suicidio di Cloe, al punto da dover chiudere i commenti alle sue pagine social.

 

(immagine di copertina: screenshot video Youtube Elena Donazzan)

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