Eitan torna in Italia, il Tribunale di Tel Aviv ha dato ragione alla zia

di Enrico Filotico

Pubblicato il 2021-10-25

Eitan era stato portato via di nascosto dal nonno ma dopo poche settimane di processo, il tribunale di Tel Aviv ha dato ragione alla zia

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Ci sono sviluppi nella storia del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Il bimbo nelle scorse settimane era stato portato via dal nonno. Ora però è ufficiale che tornerà in Italia dalla zia, dopo essere stato al centro di una contesa giudiziaria tra la famiglia materna e quella paterna. Questa la decisione del tribunale della Famiglia di Tel Aviv, secondo quanto riferito dal Jerusalem Post.

Shmuel Peleg, dovrà pagare 70mila Shekel che equivalgono a circa 18mila euro di spese processuali. Lo ha stabilito il tribunale della Famiglia di Tel Aviv nell’ambito della sentenza che ha ordinato il ritorno di Eitan in Italia. Intanto non si conoscono ancora i tempi del ritorno del bambino, ”Non sappiamo ancora i tempi perché ci sono degli aspetti tecnici” da considerare, ha spiegato l’avvocato, dicendo che ”potrebbe esserci una sospensiva”. Quindi ”i tempi sono ancora in fase di definizione con le autorità locali”, ha dichiarato. In queste ore la famiglia Peleg ha annunciato che farà ricorso contro la sentenza del tribunale della famiglia di Tel Aviv. Lo ha dichiarato Gadi Solomon, il portavoce di Shmuel Peleg.

Eitan torna in Italia, il Tribunale di Tel Aviv ha dato ragione alla zia

Eitan a soli sei anni e con una tragedia alle spalle in cui avevano perso la vita la mamma, il papà e il fratellino, era stato portato via dal nonno paterno. L’uomo con un volo privato era scappato da Lugano, destinazione Tel Aviv dove avrebbe voluto far crescere il piccolo senza aver detto nulla però all’altro ramo della famiglia che invece aveva ottenuto la custodia del minore.

Eitan Biran ha “legami più forti e si sente più a suo agio con la sua famiglia italiana e l’ambiente circostante di quanto non ne abbia con la sua famiglia israeliana e l’ambiente circostante”, con queste parole il tribunale della Famiglia di Tel Aviv, che ha deciso per il ritorno di Eitan Biran in Italia dalla zia materna, ne ha spiegato le motivazioni. Secondo il giudice, riporta il sito del Jerusalem Post, il nonno del bambino, Shmuel Peleg, ha violato la Convenzione dell’Aja portando in Israele il bambino senza copertura giuridica. Il tribunale ha anche sottolineato come l’Italia sia per Eitan “il suo ambiente di vita abituale”. Una decisione in line con quanto aveva deciso già da tempo il tribunale italiano. “E l’unica decisione possibile, aderente con la Convenzione dell’Aia. I giudici hanno ritenuto sussistente la sottrazione del minore, è una decisione che mi aspettavo”, commenta Ciro Cascone, procuratore presso il tribunale per i Minori di Milano.

In queste ore ha parlato anche una delle avvocatesse della zia, Cristina Pagni, una delle legali di Aya Biran, che insieme alla collega Grazia Cesaro ha espresso ”contentezza per l’esito favorevole in Israele che conferma che la Convenzione dell’Aja è stata applicata in maniera corretta e secondo le sue finalità”. Pagni ha appreso la notizia dalla sua assistita, che le ha descritto un ”momento di gioia” per la decisione del tribunale che permetterà al nipote di rientrare in provincia di Pavia. Anche la zia ha espresso soddisfazione per ”l’applicazione della Convenzione dell’Aja in maniera corretta”.

”La maggior parte degli israeliani si aspettava” che il tribunale della famiglia di Tel Aviv disponesse il ritorno in Italia di Eitan. E questo ”perché Israele è un Paese che cerca di rispettare la legge”. Lo ha dichiarato Roberto Della Rocca, medico veterinario italiano che fa parte del partito israeliano sionista di sinistra Meretz al governo. Israele, ha ricordato Della Rocca, ”ha firmato la Convenzione dell’Aja nel 1993 per quanto riguarda i minori rapiti. I nonni materni hanno alzato un polverone dicendo che se lo avessero riportato in Italia sarebbe stato come se lo avessero rapito un’altra volta”. Gli fa anche l’ex ambasciatore israeliano in Italia Avi Pazner “Credo che la Corte israeliana abbia fatto quello che era meglio il bambino, perché torni in Italia dove vive ed è cresciuto, dove si sente a casa, credo sia stata fatta giustizia”.

 

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