Attualità
Eddie Justice: gli ultimi sms alla madre prima dell'arrivo del killer del Pulse
neXtQuotidiano 13/06/2016
«Nel locale stanno sparando». «Intrappolato nel bagno». La donna risponde frenetica: «Stai bene?». «Che locale?». Lui risponde telegrafico. E disperato: «Pulse». «In centro». «Chiama la polizia». «Sto per morire»
È morto poco fa in ospedale Eddie Justice, il ragazzo che si trovava all’interno del locale gay Pulse di Orlando l’altroieri sera quando Omar Mateen ha cominciato a sparare lasciando alla fine a terra cinquanta morti. Eddie era nascosto nel bagno delle donne da dove inviava sms alla madre Mina chiedendo disperatamente aiuto. La sequenza dei messaggi fotografati sullo smartphone della donna sono stati pubblicati.
Eddie Justice: gli ultimi sms alla madre
Eddie Justice, 30 anni, sabato sera si trovava al Pulse di Orlando. Poco dopo le due del mattino, sentiti gli spari all’interno del locale, prova a rifugiarsi nel bagno delle donne. Da lì dentro inizia a mandare messaggi alla madre, Mina: «Mamma, ti voglio bene». «Nel locale stanno sparando». «Intrappolato nel bagno». La donna risponde frenetica: «Stai bene?». «Che locale?». Lui risponde telegrafico. E disperato: «Pulse». «In centro». «Chiama la polizia». «Sto per morire». La donna, dopo aver chiamato la polizia, si precipita fuori dal Pulse. E lì continua lo scambio di messaggi con il figlio Eddie: «Quale bagno?». Eddie scrive ancora: «Ci ha preso». «È nel bagno con noi». «Nel bagno delle donne». È l’ultimo testo inviato alla madre. Tra quelli che erano dentro al Pulse c’è anche chi è riuscito a fuggire. Ricardo J. Negron Almodovar, portoricano che vive a Orlando, commenta sulla pagina Facebook del Pulse: «Ero lì. Ha aperto il fuoco intorno alle 2 del mattino. La gente sulla pista e al bancone è finita per terra, e alcuni di noi che erano vicino al bar e all’uscita sul retro sono riusciti ad attraversare la zona all’aperto e a correre via. Adesso sono sano e salvo a casa, e spero che tutti tornino a casa sani e salvi».
Chi era Omar Mateen
Un uomo violento, mentalmente instabile, che picchiava l’ex moglie anche per motivi futili, ma non un estremista religioso. Lo descrive così, chi lo conosceva bene, Omar Mateen, l’uomo che ieri è entrato nel club gay Pulse di Orlando, in Florida, ed ha sparato uccidendo 50 persone e ferendone 53. Una strage – la peggiore degli Stati uniti dagli attentati dell’11 settembre 2001 – che è stata rivendicata dall’Isis, dopo che lo stesso attentatore in una chiamata al numero di emergenza 911 ha dichiarato fedeltà al gruppo dello Stato isloamico. Ma sulla matrice dell’attacco, gli inquirenti Usa stanno ancora indagando: non è stata ancora esclusa alcuna pista, compresa quella dell’odio nei confronti della comunità Lgbt, che nella notte ha ricevuto la solidarietà della comunità americana. Manifestazioni di sostegno alle vittime sono state compiute in tutto il paese: uan veglia segnata da momenti di grande commozione ha avuto luogo anche ad Orlando. “Pochi mesi dopo esserci sposati ho conosciuto la sua instabilità, e ho visto che era bipolare, si arrabbiava per nulla”, ha spiegato l’ex moglie Sitora Yusufiy fuori dalla sua casa a Boulder, in Colorado. “Dopo qualche mese, ha iniziato ad abusare fisicamente di me… non mi permetteva di parlare con la mia famiglia, mi teneva in ostaggio”. Yusufiy, che aveva conosciuto Mateen online e lo aveva sposato nel 2009, ha detto che l’ex marito – cittadino americano di orgine afgana – era un praticante musulmano ma “non aveva mai mostrato segni di radicalizzazione”. Era però “mentalmente instabile e malato” e in passato aveva fatto uso di steroidi anabolizzanti. Il presidente Barack Obama ha definito l’attacco un atto di “terrore” e di “odio”. L’inquilino della Casa Bianca ha evitato di parlare di attentato di matrice islamica e questo ha provocato le feroci critiche del candidato repubblicano alle presidenzuiali Donald Trump, che ha chiesto le dimissioni immediate del presidente. Parole di forte condanna sono arribvate dai leader di tutto il mondo. In un comunicato della Santa Sede, il Papa ha lamentato la tragica perdita di vite umane. L’attacco – definito “una manifestazione di follia omicida e di odio insensato” – ha “causato a Papa Francesco, e in ognuno di noi, i sentimenti più profondi di orrore e di condanna”. “Noi tutti speriamo che si possa trovare il modo, nel più breve tempo possibile, di individuare e contrastare le cause di tale violenza terribile e assurda in modo efficace”.