L'Ebola spedito per posta in Nuova Zelanda

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2014-11-11

Il New Zealand Herald e il Parlamento neozelandese hanno ricevuto oggi due fiale di liquido etichettate con il nome del virus che sono state inviate in Australia per le analisi del caso

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Quando il pericolo era rappresentato dall’antrace non passava giorno che non venisse ricevuta da un’agenzia federale, un ufficio postale o la redazione di un giornale una bustina di polvere bianca. Dal momento che Roberto Saviano non aveva ancora scritto il suo ultimo libro nessuno sapeva che cos’era la cocaina quindi tutti temevano si trattasse di antrace. Sono sicuro che ad un certo punto la paura dell’antrace era così diffusa che se ti fermavano con un po’ di bamba e dicevi che era antrace ti lasciavano passare senza troppe storie.
 

Il tweet del NZ Herald con la notizia sulla fialetta contenente Ebola (fonte: Twitter.com)
Il tweet del NZ Herald con la notizia sulla fialetta contenente Ebola (fonte: Twitter.com)

 
LA FIALETTA CON SCRITTO EBOLA
Questa mattina una fialetta con scritto “Ebola” è stata recapitata alla redazione del New Zealand Herald. Il motivo non è chiaro, e nemmeno il mittente anche se alcuni siti di informazione hanno lanciato la notizia dicendo che era colpa di un “gruppo di jihadisti”. Alcune ore dopo un’altra fialetta è stata recapitata al Parlamento neozelandese, facendo causare il prevedibile stato d’allerta e la chiusura della sede parlamentare da parte della polizia e delle forze di sicurezza. Non si sa se i due gesti siano collegati tra loro e le investigazioni sono attualmente in corso. Secondo quanto riferito i contenitori avevano all’interno un liquido non meglio identificato ma nelle lettere allegate al pacco si faceva riferimento al virus Ebola.
 
La fialetta sospetta è stata inviata in Australia per le analisi (fonte: Twitter.com)
La fialetta sospetta è stata inviata in Australia per le analisi (fonte: Twitter.com)

 
In un successivo aggiornamento abbiamo appreso che i due contenitori sospetti sono stati inviati a Melbourne al Victorian Infectious Diseases Reference Laboratory per le analisi del caso e per verificare se si tratti o meno di Ebola. L’Herald è stato molto cauto nel lanciare l’allarme e si sospetta che si tratti di un hoax. In ogni caso sia il giornale che le forze di polizia hanno preso tutte le precauzioni seguendo il protocollo di sicurezza creato per situazioni come queste. Un portavoce del ministro della sanità neozelandese ha ribadito che al momento non c’è nessun caso di Ebola in Nuova Zelanda.

 
EBOLA COME ARMA DI BIOTERRORISMO
Ebola e jihadisti dell’ISIS sono un’accoppiata vincente. Non è la prima volta che si cerca di collegare i due argomenti, sarà perché fanno paura entrambi e quindi c’è la tendenza a creare il super mostro, un po’ come i film catastrofici di serie z tipo Sharknado o Mega Shark vs Giant Octopus. Ecco quindi apparire sulla scena internazionale il jihadista che, infettato da Ebola, se ne va in giro per l’occidente a contagiare laggente. L’idea è che una volta che abbiano intenzionalmente infettato se stessi, i terroristi dovrebbero cercare di interagire con il maggior numero di persone nella loro città o paese di destinazione in quella che sarebbe una missione kamikaze con potenziali effetti devastanti. Come abbiamo spiegato su NeXt però l’utilizzo di Ebola da parte dell’ISIS come arma di bioterrorismo è altamente improbabile. Secondo Nicolas G. Evans, che è professore di bioetica all’università della Pennsylvania, Ebola in primo luogo ha un tasso di infettività troppo basso per essere considerato una valida arma di bioterrorismo: una persona che ha l’Ebola in media ne infetta altre due, con punte di quattro o cinque in Africa, dove però il tasso maggiore è dovuto alle peggiori condizioni sanitarie rispetto all’Occidente. Visto che una persona malata è contagiosa soltanto dal momento in cui comincia a mostrare i sintomi del virus, è più facile immaginare di poter fermare un focolaio di Ebola rispetto ad altre malattie con caratteristiche diverse da questo punto di vista.

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