È morto Paolo Beldì, storico regista di Fazio, Celentano e Sanremo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-07-03

A lanciare l’allarme è stata un’amica. Ieri avrebbe dovuto vedere la partita della Nazionale al circolo di Levo, vicino alla sua casa di Stresa, ma nessuno l’ha visto. Tra pochi giorni avrebbe compiuto 67 anni

article-post

È morto Paolo Beldì. Lo storico regista di Sanremo, della Rai, di Fabio Fazio e di tanti programmi che hanno fatto la storia del servizio pubblico aveva 66 anni. Se n’è andato senza preavviso, nella sua casa di montagna a Magognino, vicino a Stresa, forse per un malore. Secondo le prime testimonianze, il regista ieri sera avrebbe dovuto seguire la partita della Nazionale al circolo di Levo, ma nessuno lo ha visto. La prima a lanciare l’allarme è stata un’amica, ma ormai era già troppo tardi. Beldì era nato nel 1954 e avrebbe compiuto tra pochi giorni 67 anni.

Novarese, ha esordito da giovane come comico su Radio Azzurra, una radio locale cittadina. Poi si è spostato sulla regia, dove a partire dagli anni ’80 comincia come aiuto-regista in ambito televisivo, lavorando, tra gli altri, con alcuni mostri sacri come Enzo Tortora, i Gatti di Vicolo Miracoli e Walter Chiari. Dopo pochi anni passa alla neonata Fininvest, firmando anche come autore le musiche originali di “Drive in” e lavorando a stretto contatto con un altro grande maestro della tv: Antonio Ricci. Ma è alla Rai che lega indissolubilmente il suo nome, quasi un marchio di fabbrica. Nel 1990 cura la regia di “Mi manda Lubrano”, per poi spostarsi progressivamente sull’intrattenimento puro, in particolare con “Svalutation” di Adriano Celentano e “Su la testa” di Gino e Michele, insieme a Paolo Rossi. A partire dal 1993 comincia la collaborazione più lunga e importante della sua carriera: è la mente, il regista e l’ideatore di “Quelli che il calcio”, prima con Fabio Fazio e poi con Simona Ventura alla conduzione. Ha curato per tre edizioni la regia del Festival di Sanremo: 1999 e 2000 con Fabio Fazio e nel 2006 con Giorgio Panariello

Tifosissimo della Fiorentina, il suo stile inconfondibile, fatto di primi piani strettissimi su particolari apparentemente poco pertinenti (le scarpe di chi parla, lo spettatore addormentato) che diventavano parte importante del racconto, ha fatto scuola. Poi ancora Celentano e ancora “Quelli che il calcio” e una lunga storia d’amore con la musica italiana che lo porterà a lavorare anche con Claudio Baglioni e Caterina Caselli. Ultimamente si era indirizzato verso la politica, firmando la regia di “Ballarò” con Massimo Giannini conduttore.

Potrebbe interessarti anche