È morto Carlo Smuraglia, partigiano e Presidente onorario dell’Anpi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-05-31

Aveva 98 anni. L’annuncio dell’Associazione Nazionale dei Partigiani italiani

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Si è spento a Milano, all’età di 98 anni, Carlo Smuraglia. Lo storico partigiano italiano, un uomo che per anni ha rappresentato la testimonianza vivente della lotta contro il nazi-fascismo in Italia. Era Presidente Onorario dell’Anpi e proprio l’Associazione Nazionale dei Partigiani italiani ha annunciato, questa mattina, la notizia della sua morte.

Carlo Smuraglia, presidente onorario dell’Anpi, è morto a 98 anni

Avrebbe compiuto 99 anni il prossimo 12 agosto. Così l’Anpi ha voluto ricordare l’uomo che ha ricoperto il ruolo di Presidente dell’Associazione in tre occasioni, prima di essere nominato Presidente emerito:

“Con immenso dolore annunciamo la scomparsa del nostro presidente emerito Carlo Smuraglia. Il suo nome resterà nella storia di questo Paese per l’appassionata partecipazione alla Resistenza, lo strenuo impegno per la piena attuazione della Costituzione, dei diritti, della democrazia. Tutta l’ANPI, nel ricordare l’umanità, la sapienza e la forza con cui Carlo ha presieduto l’Associazione, si stringe al dolore della moglie Enrica, dei figli e dei nipoti”.

Nato ad Ancona nel 1923, il suo ruolo fu fondamentale per quella campagna partigiana che consentì all’Italia di liberarsi del germe nazi-fascista che imperversava nel nostro Paese tra le due guerre. Lui era un giovane che aveva deciso di lasciare gli studi per unirsi a quel movimento di Liberazione. E lui stesso raccontò così i motivi della sua decisione:

“Ho fatto il partigiano nelle mie Marche. Ero alla Normale di Pisa, lasciai perdere gli studi e tornai a casa per sottrarmi alla leva. Il fascismo mi aveva richiamato alle armi, ma io disertai nascondendomi. Conobbi dei partigiani e decisi di aderire anch’io alla lotta contro il nazifascismo. Avevo 20 anni”.

La guerra, la lotta contro il nazi-fascismo e poi l’aiuto fondamentale al ripristino di una democrazia nel nome della Repubblica. Poi quel lavoro da avvocato, professore e il ruolo di senatore (per tre legislature, dal ’92 al 2001) di quella Repubblica che aveva contribuito (attivamente) a creare.

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