Come Draghi e Speranza hanno detto no alle riaperture volute dai governatori di centrodestra

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-03-30

La Lega si dice molto soddisfatta per le parole di Draghi sulle possibili riaperture ad aprile. Ma si tratta davvero di una vittoria?

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La Lega si dice molto soddisfatta per le parole di Draghi sulle possibili riaperture ad aprile. Ma si tratta davvero di una vittoria? In realtà il vento del “liberi tutti” che Salvini vorrebbe che soffiasse ovunque è stato soffocato dalla realtà dei numeri

Come Draghi e Speranza hanno detto no alle riaperture volute dai governatori di centrodestra

 

Partiamo da quello che ha detto Draghi che ha spiegato, dopo il vertice con le regioni sui vaccini, che “occorre ridare speranza al Paese, pensando a programmare e alle riaperture. Bisogna cominciare ad aver di nuovo il ‘gusto del futuro’. Bisogna uscire da questa situazione di inattività”. Ma si tratta davvero di uno spiraglio che può far cantare vittoria al Carroccio? Ieri la Lega si è detta molto soddisfatta” per la posizione espressa dai presidenti di Regione e dal Presidente del Consiglio a proposito di possibili riaperture. In particolare, le frasi di Mario Draghi rappresentano una ”vittoria” per il primo partito italiano, visto che vanno nella direzione auspicata da Matteo Salvini. “Nessuna chiusura inesorabile per tutto aprile, come suggerito dal ministro Speranza, ma attenta e ragionevole valutazione dei dati per non penalizzare ulteriormente famiglie e imprese anche nelle zone meno colpite dal virus”, sottolineano dal partito di Matteo Salvini. Ma Repubblica racconta un’altra storia. “Per il prossimo mese il giallo è insostenibile”, viene scritto nel verbale del CTS, e anche se Draghi fa sfogare le regioni tra ristoranti e scuole il governo è deciso ad aprire le seconde:

«Se a metà aprile i dati lo consentiranno – dicono in coro rivolgendosi al governo – dobbiamo prevedere la possibilità di tornare al giallo». C’è questa rivolta. E poi ci sono i numeri. Quelli che elenca Roberto Speranza, gelando le Regioni: «Vorrei essere chiaro – dice – con la zona gialla non saremmo capaci di sostenere la riapertura della scuola. La variante inglese corre, in Francia sono a 45 mila contagi. Evitiamo di illudere la gente». Di più, sostiene il ministro della Salute. «Con 3721 ricoverati in terapia intensiva, non possiamo esporci a un’altra ondata: rischiamo di non essere in grado di reggerla». È in nome di questi grafici che a sera Mario Draghi ribadirà la linea della prudenza. Invitando tutti a programmare le riaperture, lasciando da parte però le accelerazioni impraticabili

Alla fine Maria Stella Gelmini, ministra per gli Affari Regionali, ipotizzerà, ma sempre e solo se i dati lo permetteranno, un automatismo inserito nel decreto che permetta alle regioni di tornare in zona gialla:  non è il momento per dire ‘riapriamo tutto’. Fino al 15-20 aprile ci vorrà ancora molta attenzione, ma poi se i numeri migliorano all’interno del decreto servirebbe un automatismo per prevedere aperture mirate senza il bisogno di approvare un nuovo provvedimento”. Insomma non è cambiato niente. Si tratta, se di vittoria si può parlare, di una vittoria di Pirro.

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