Fatti
Don Mattia Ferrari, il parroco minacciato dalla mafia libica perché aiuta i migranti con le ong
neXtQuotidiano 04/06/2022
Don Mattia Ferrari, cappellano della ong Mediterranea Saving Humans, racconta le minacce ricevute sui social dalla criminalità libica, che non vede di buon occhio il suo lavoro di aiuto ai migranti
A soli 28 anni, Don Mattia Ferrari – cappellano e assistente spirituale dell’ong Mediterranea Saving Humans – è già nel mirino della criminalità libica. Da un anno la Procura di Modena monitora i profili che sui social lo bersagliano per il lavoro che fa, che gli permette di stare a contatto con le persone che scappano in cerca di un futuro migliore, e che raccontano i soprusi vissuti in patria, mostrano le ferite, evocano i ricordi. Nonostante le intimidazioni lui però va avanti e non perde di vista le questioni fondamentali: “Queste minacce non devono far dimenticare qual è il vero bersaglio, le persone migranti in Libia. Loro sono i protagonisti di questa storia, noi siamo gli aiutanti”, dice in un’intervista a La Stampa.
Se @rgowans “portavoce della mafia libica legato ai servizi segreti (deviati?) di diversi Paesi” blocca @RefugeesinLibya forse teme lo smascheramento della sua propaganda. D’altro canto le mafie hanno sempre paura del protagonismo di chi lotta contro le ingiustizie chi subisce. https://t.co/bYorxD6aGm
— don Mattia Ferrari (@mattiaferrari93) May 10, 2022
“Il disegno della mafia libica – aggiunge – è provare a eliminarci per lasciare da soli i migranti. Vorrebbero che ci fosse un grande muro tra Italia e Libia in modo che i migranti non riescano a passare. Noi abbiamo aperto una breccia in questo muro e questo fa arrabbiare la mafia libica”.
Don Mattia Ferrari, il parroco minacciato dalla mafia libica perché aiuta i migranti con le ong
Ferrari ha raccontato la vicenda di Sami, giovane del Camerun passato per la Libia per provare ad attraversare il Mediterraneo: è stato catturato e finito nei lager, dove lo hanno torturato fino alla morte: “Era cattolico, voleva la benedizione. I compagni mi hanno chiamato e mi hanno fatto parlare con lui. L’unica cosa che ho potuto fare è stata chiedere di perdonarci per l’ingiustizia di questo sistema che lo ha costretto a lasciare il Camerun e per il coinvolgimento dell’Italia e dell’Ue nei respingimenti. Il giorno dopo aver parlato con me è morto”. Se la prende con l’Ue, Don Mattia, perché tramite l’agenzia Frontex “viola le norme internazionali sancite dalla convenzione di Ginevra”. “Non è questa l’Europa che sogniamo – conclude – dovrebbe essere fedele ai suoi valori invece come vediamo lungo tutti i confini europei è la negazione di sé stessa”.
(immagine di copertina: screenshot video Caritas Padova – Youtube)