Don Mattia Ferrari, il parroco minacciato dalla mafia libica perché aiuta i migranti con le ong

A soli 28 anni, Don Mattia Ferrari – cappellano e assistente spirituale dell’ong Mediterranea Saving Humans – è già nel mirino della criminalità libica. Da un anno la Procura di Modena monitora i profili che sui social lo bersagliano per il lavoro che fa, che gli permette di stare a contatto con le persone che scappano in cerca di un futuro migliore, e che raccontano i soprusi vissuti in patria, mostrano le ferite, evocano i ricordi. Nonostante le intimidazioni lui però va avanti e non perde di vista le questioni fondamentali: “Queste minacce non devono far dimenticare qual è il vero bersaglio, le persone migranti in Libia. Loro sono i protagonisti di questa storia, noi siamo gli aiutanti”, dice in un’intervista a La Stampa.
Se @rgowans “portavoce della mafia libica legato ai servizi segreti (deviati?) di diversi Paesi” blocca @RefugeesinLibya forse teme lo smascheramento della sua propaganda. D’altro canto le mafie hanno sempre paura del protagonismo di chi lotta contro le ingiustizie chi subisce. https://t.co/bYorxD6aGm
— don Mattia Ferrari (@mattiaferrari93) May 10, 2022
“Il disegno della mafia libica – aggiunge – è provare a eliminarci per lasciare da soli i migranti. Vorrebbero che ci fosse un grande muro tra Italia e Libia in modo che i migranti non riescano a passare. Noi abbiamo aperto una breccia in questo muro e questo fa arrabbiare la mafia libica”.
Don Mattia Ferrari, il parroco minacciato dalla mafia libica perché aiuta i migranti con le ong
Ferrari ha raccontato la vicenda di Sami, giovane del Camerun passato per la Libia per provare ad attraversare il Mediterraneo: è stato catturato e finito nei lager, dove lo hanno torturato fino alla morte: “Era cattolico, voleva la benedizione. I compagni mi hanno chiamato e mi hanno fatto parlare con lui. L’unica cosa che ho potuto fare è stata chiedere di perdonarci per l’ingiustizia di questo sistema che lo ha costretto a lasciare il Camerun e per il coinvolgimento dell’Italia e dell’Ue nei respingimenti. Il giorno dopo aver parlato con me è morto”. Se la prende con l’Ue, Don Mattia, perché tramite l’agenzia Frontex “viola le norme internazionali sancite dalla convenzione di Ginevra”. “Non è questa l’Europa che sogniamo – conclude – dovrebbe essere fedele ai suoi valori invece come vediamo lungo tutti i confini europei è la negazione di sé stessa”.
(immagine di copertina: screenshot video Caritas Padova – Youtube)